[di Marianna Merisi]
Vagabonde! Una guida pratica per piccoli esploratori botanici è un invito a guardare con occhi attenti una vegetazione mai abbastanza considerata, per scoprire che quelle che comunemente vengono chiamate erbacce sono in realtà piante preziose. Si accontentano di poco e si adattano ai luoghi più impensabili e inospitali. Con il loro ciclo vegetativo producono l’humus necessario a rendere il terreno più ricco, aprendo così la strada a nuovi stadi di vegetazione più esigente. Molte sono officinali, altre ottime in cucina, tutte belle da guardare. In comune hanno la capacità di escogitare intelligentissimi stratagemmi che le rendono capaci di riprodursi in grandi quantità e di andare lontano. Ora più che mai, in un’epoca come la nostra dove a livello mondiale la popolazione urbana supera quella rurale, vale la pena imparare ad apprezzare non solo la vegetazione che popola parchi e giardini, ma anche quella spontanea che quotidianamente incontriamo per le strade.
Il libro racconta lo svolgersi di una passeggiata urbana durante la quale ci si imbatte in cantieri, tombini, binari, fessure nel cemento, vecchie mura, terreni incolti… tutti luoghi dove la vegetazione spontanea non perde occasione di svilupparsi, trasformando ogni spazio, piccolo o grande che sia, in una piccola foresta urbana libera e rigogliosa.
Papaver rhoeas, Marianna Merisi, Vagabonde! Una guida pratica per piccoli esploratori botanici.
Per il disegno della città ho usato la tecnica del frottage: ogni scena da riprodurre è costruita in cartoncino, applicata sul retro di un foglio di carta carbone e infine sfregata su di un foglio bianco. La vegetazione è invece frutto di tecniche diverse, realizzate a partire da un erbario realizzato esclusivamente con le piante trovate in città.
Pensando a come presentare il libro con dei laboratori per bambini, ho cercato di immaginare tecniche più immediate e veloci, che permettessero di esprimere la complessità del mondo vegetale in modo semplice ma soddisfacente. In contesti diversi, ho utilizzato varie modalità di coinvolgimento sul concetto di piante vagabonde, cercando di stimolare un’attenzione specifica ai dettagli che le rendono affascinanti e potenti. I materiali a cui ispirarsi sono eterogenei: tralci di piante raccolti al momento, semi contenuti in barattoli da osservare da vicino per capirne il funzionamento, lenti di ingrandimento per i dettagli più minuti, fotografie macro. Per cogliere gli aspetti salienti e poi raffigurarli.
Clematis vitalba, fotografia di Marianna Merisi.
Clematis vitalba, 26 maggio 2017 da un laboratorio alla libreria Timpetill di Cremona.
Clematis vitalba, 26 maggio 2017 da un laboratorio alla libreria Timpetill di Cremona.
Cercando un supporto che somigliasse alle piante da raffigurare, mi sono venute in mente le cartoline. Una volta disegnate dai bambini, dopo i miei laboratori, aggiungo sul retro le informazioni botaniche sulla pianta che hanno scelto e le spedisco agli autori che le ricevono, dopo il loro vagabondare postale, con la sorpresa e la magia che l'arrivo di una cartolina porta sempre con sé.
Retro cartolina di Lucio, 29 aprile 2017 da un laboratorio al Castello di Masino per Tre giorni per il giardino.
L’oggetto cartolina è diventato il punto fermo di tutte le attività, con l’idea di sperimentare tecniche di disegno e stampa diversi. I primi strumenti utilizzati sono stati dei pennarelli a doppia punta (da un lato dura e sottile, dall’altro morbida a pennello), in una ristretta gamma di colori, evocativa delle vagabonde.
Prove colori.
Ma ai pennarelli mancava qualcosa, quello che poi durante i laboratori è diventato il ‘tocco magico’: un pennello caricato ad acqua che, a contatto con la traccia di una matita color magenta, lascia un segno da acquerello.
Sasso, matita, pennello ad acqua.
Taraxacum officinale, 29 aprile 2017 da un laboratorio al Castello di Masino per Tre giorni per il giardino.
Pennarelli e acquerello hanno accompagnato situazioni e luoghi molto diversi fra loro, età disparate e affluenze imprevedibili. Ogni cartolina è a sé e il suo spazio viene occupato e gestito con modalità sempre nuove. Pappi piumosi, brattee uncinate, semi a paracadute o a elica sono restituiti con minuziosa attenzione e precisione.
Daucus carota, fotografia di Marianna Merisi.
Daucus carota, 27 maggio 2017 da un laboratorio a Carpi per Festa del racconto.
Silene vulgaris, 27 maggio 2017 da un laboratorio a Carpi per Festa del racconto.
Phytolacca americana, 27 maggio 2017 da un laboratorio a Carpi per Festa del racconto.
Arctium lappa, fotografia di Marianna Merisi.
Arctium lappa, 27 maggio 2017 da un laboratorio a Carpi per Festa del racconto.
Papaver rhoeas, 26 maggio 2017 da un laboratorio alla libreria Timpetill di Cremona.
Papaver rhoeas, 21 maggio 2017 da un laboratorio a Roma per Festival del verde e del paesaggio.
Quando la libreria Dudi mi ha invitata a partecipare a Una marina di libri, ero felicissima. Non solo un laboratorio a Palermo, ma addirittura nell’Orto botanico, uno dei luoghi più meravigliosi al mondo e con una ricchezza e una storia tali da mettere in soggezione. Un’occasione particolarmente adatta a nuove esplorazioni, che la collaborazione con Edizioni Precarie ha reso unica: le cartoline vagabonde hanno preso una piega davvero inaspettata.
Primo esperimento di stampa presso Edizioni Precarie, Palermo.
Una breve ispezione dell’isolato ha offerto qualche stelo di Amaranthus retroflexus e Parietaria judaica, cresciuti rigogliosi sul bordo di un marciapiede. Il resto è frutto della magia artigiana di Carmela Dacchille. Rulli, inchiostri, un torchio e una profonda ricerca sono gli ingredienti con cui crea raffinatissime meraviglie. Per me una novità tutta da scoprire.
Carmela stampa su carta alimentare di ogni tipo che, decontestualizzata, diventa preziosa non solo per le sue molteplici caratteristiche meccaniche, ma anche per quelle estetiche. Come le erbacce, anche le carte che mettiamo nella borsa della spesa senza neppure guardarle, se osservate con uno sguardo attento sono bellissime.
Esperimento in gita all'Orto botanico sul tronco di una Chorisia speciosa.
Una tecnica nuova e un luogo inedito, pensando alle piante pioniere. Il materiale da stampare sulle cartoline doveva arrivare da lì, ma esistono vagabonde che popolano l’Orto botanico di Palermo? Solo andando a caccia ho scoperto che insieme a veri e propri monumenti vegetali convive una vegetazione spontanea che si rifugia lungo i bordi dei sentieri e nei piccoli incolti, dove non perde occasione di prosperare.
Raccolta di piante vagabonde dell’Orto botanico, fotografia di Paolo Castronovo Photography.
Il bottino è stato davvero soddisfacente: erbe dalle forme più disparate, consistenze e spessori eterogenei, piccoli semi esplosivi, pelurie e steli di ogni sorta. A Palermo il materiale raccolto non serviva da ispirazione per personali interpretazioni, ma era direttamente impresso sulla carta. È cambiato quindi il modo di guardarlo ed è sorto spontaneo fantasticare su come ogni minimo dettaglio potesse apparire una volta pressato. Non restava che provare: dopo avere inchiostrato il supporto da stampare, ciascuno poteva comporre il proprio giardino vagabondo.
Preparazione dell'inchiostro.
Digitaria sanguinalis pronta per essere stampata, fotografia di Paolo Castronovo Photography.
Il momento in cui il torchio si chiude è molto importante: va pressato bene per garantire una buona riuscita e fino a che non si è riaperto non si sa bene cosa si è combinato. Stimola quindi un certo timore, attimi di alta concentrazione, energia e un certo orgoglio per la forza utilizzata. Ogni stampa è diversa e l’imprevedibilità del risultato rende magico ogni passaggio. L’attenzione non cala mai, anzi: stimola costantemente la voglia di fare nuovi esperimenti.
Stampa, fotografia di Paolo Castronovo Photography.
Ci sono anche degli aspetti tecnici che permettono inedite e inaspettate variazioni sul tema: stampando il negativo di una pianta, la si inchiostra completamente. A quel punto si può stampare anche la pianta stessa. E non è finita, perché il supporto inchiostrato mantiene la traccia delle stampe precedenti, arricchendosi ogni volta di particolari interessanti. Ci sono cartoline che contengono la memoria di un ampio vagabondare, dove ogni dettaglio rimanda a una storia e a un luogo precisi.
Asparagus acutifolius.
Chelidonium majus.
Vagabonde stese, fotografia di Paolo Castronovo Photography.
Avevo la sensazione che scegliere solo piante vagabonde e, per di più, a un solo colore fosse riduttivo rispetto alla complessità e alla ricchezza del luogo. Anche se sul retro della cartolina è indicata la provenienza, volevo che dall’immagine emergesse anche la presenza dei grandi alberi, pieni di storia. Così, ho inserito un nuovo colore per i monumenti vegetali, di cui si raccolgono i reperti che troviamo a terra. Solo la sovrapposizione dei due colori (e delle due nature) riesce a raccontare la bellezza di un luogo dove una vegetazione di grande importanza convive con un mondo di piante più piccole, con un ciclo vitale più breve, ma con una grande dignità.
Chamaerops humilis, corteccia.
Ficus magnolioides su Digitaria sanguinalis.
Le cartoline diventano dei mondi da esplorare, dove alcuni elementi sono perfettamente riconoscibili. Altri, come tutti quei puntini bianchi simili a un cielo stellato rimangono misteriosi. Solo chi li ha stampati può sapere che sono il risultato dell’esplosione di piccoli semi di amaranto. Molte cartoline sono già partite e arrivate a destinazione, altre sono ancora in viaggio, ma arriveranno!
Inventario.
Vagabonde in viaggio.