I colori festivi invadenti

[di Francesca Chessa]

 

 

Non ho un rapporto semplice con il periodo festivo natalizio. Non mi piacciono le sue versioni adulte, cariche di obblighi e aspettative. Continuo però a provare un’attrazione quasi automatica per quel Natale che ricordo da bambina, fatto di attese e profumi che rimanevano per giorni in casa. Oggi questa sensazione riaffiora solo a tratti, ma rimane legata in modo sorprendente a un elemento preciso: i colori che definiscono la stagioneSi diffondono in ogni spazio, senza chiedere permesso, e basta vederli per capire che il periodo festivo è iniziato. I principali sono il rosso, il verde e l’oro.

Questa combinazione, secondo alcune interpretazioni simboliche rimanda a tre aspetti considerati fondamentali: amore, vitalità e prosperità.(1) Non si tratta di significati universali, ma di letture culturali sviluppate nel tempo e ormai radicate nell’immaginario natalizio. Il rosso, è stato nei secoli il colore del calore, del sangue, della protezione. Nel periodo più buio dell’anno, la sua presenza nelle case aveva la funzione di richiamare una vitalità necessaria. Il verde entra in questa grammatica cromatica attraverso le piante sempreverdi per celebrare la continuità della vita. L’oro, infine, parla il linguaggio della luce e del sacro. Evoca le icone, i paramenti, i tesori offerti in dono. Nell’immaginario antico, l’oro aveva la forza simbolica della luce e della ricchezza: richiamava il sole, anche ciò che era raro, prezioso e da proteggere.

 

Oggi quei tre colori compaiono ovunque, spesso senza che ci si chieda più da dove arrivino, continuano però a funzionare come un codice immediato, capace di riportarci in una zona familiare. Forse è questo il motivo per cui restano così persistenti: non sono semplici scelte decorative, ma una sorta di ponte culturale che collega memorie personali e tradizioni collettive. Pur avendo perso molte delle loro antiche connotazioni simboliche, riescono ancora a evocare un’idea di festa che non dipende necessariamente dal credere in qualcosa, ma dal riconoscere un ritmo dell’anno che ritorna uguale e stabile nonostante tutto. Sono loro che, più di tutto, segnano l’inizio della stagione. Entrano nelle case, nelle strade, nelle vetrine, e anche quando vorresti ignorarli finiscono per catturare lo sguardo.

Il rosso è il primo. Ha una presenza inevitabile, quasi rumorosa. Ricordo che da piccola lo cercavo sulle stoffe che mia madre tirava fuori da un cassetto soltanto a dicembre e di colpo decoravano tutte le superfici piane della casa. Era un rosso caldo, quasi protettivo. Il verde, invece, mi appariva come un colore silenzioso. Non aveva l’urgenza del rosso, ma una stabilità più discreta che prendeva vita solo con l’arrivo dell’addobbo dell’albero. Quando ero bambina, l’albero veniva posizionato in corridoio, quei corridoi lunghi tipici delle case anni Sessanta che, ora, nelle case dai metri quadri essenziali, non esistono più, carico di palline e carte colorate che brillavano. Mio padre, incaricato ufficiale, lo tirava fuori da una scatola e nel giro di pochi gesti illuminava la parete, come un piccolo trucco di magia.

L’oro è un colore che allora non mi piaceva molto. Adesso lo considero un punto di luce, un segnale. Con gli anni si sono aggiunti altri colori, e forse per questo il Natale di oggi mi sembra diverso. Il bianco, ad esempio, ha preso sempre più spazio: non è solo un riferimento alla neve. Richiama l’idea di sospensione, silenzio e rinnovamento che accompagna l’inverno. È un colore che suggerisce uno spazio neutro, una pausa. Nei paesi nordici viene usato nelle decorazioni durante l’Avvento, la sua diffusione contemporanea deriva anche dall’influenza del design scandinavo. Anche il blu sta diventando comune specialmente nelle sue varianti più fredde o nel blu notte. Simbolicamente, il blu rappresenta calma e spiritualità, ed è spesso abbinato per creare un'atmosfera elegante insieme al bianco o all’argento. Anche l’argento è infatti una presenza che si è radicata rapidamente. È un colore che si affianca all’oro senza sostituirlo, (2) creando contrasti che oggi consideriamo tipici del periodo festivo, in cui la luce naturale è considerata un elemento prezioso. L’argento ha una luce più fredda, un bagliore sottile che appare solo se ci si avvicina. Oggi ricorre spesso nelle case, nelle strade, negli oggetti. Mi ricorda il ghiaccio, il vetro, le superfici che riflettono senza trattenere. Non pretende di scaldare, ma illumina comunque.

 

Riducendo la parte più celebre del racconto natalizio, vale la pena ricordare che la figura di Babbo Natale, pur non essendo l’unico simbolo della stagione, ha influenzato la diffusione del rosso come colore dominante. Deriva dalla tradizione europea di San Nicola, vescovo di Myra (nell’antica Licia, oggi Turchia), noto per la sua generosità verso i bambini. Ma il Natale non è mai stato solo questo. Le decorazioni verdi dei paesi anglosassoni, i presepi italiani, le candele bianche delle tradizioni nordiche, gli ornamenti argentati dell’Europa orientale: ognuno ha contribuito a formare il mosaico colorato che conosciamo. Ciò che rende interessante questo insieme non è la sua coerenza, ma la sua capacità di mantenersi: i colori del Natale funzionano come un dispositivo culturale che resiste ai cambiamenti.

 

Nei miei laboratori colorati sono solita chiedere di rappresentare le stagioni con il colore. Oltre ai blu, azzurri, grigi, bianchi, tipici dell’inverno molti includono il rosso proprio attraverso l’associazione del periodo natalizio con il mese invernale a dispetto di qualsiasi logica meteorologica. I colori che ricordavo da bambina sono ancora gli stessi, eppure il modo in cui li guardo è cambiato. Non producono più l’attesa di allora, ma hanno conservato un potere di orientamento: suggeriscono che un momento dell’anno è arrivato e che un passaggio si compie, in questa loro continuità c’è qualcosa di rassicurante. Non perché promettano felicità, ma perché mantengono una forma di stabilità visiva che resiste ai cambiamenti delle abitudini e dei significati, ciò che colpisce davvero è la loro capacità di richiamare ricordi. Specialmente quelli minuti: il fruscio della carta dei regali mentre la scartavo insieme a mio fratello, il profumo dell’aria fredda, il colore della sciarpa colorata con ricamate le iniziali del mio nome. Il periodo natalizio e i suoi colori forse sopravvive proprio in questi dettagli. Non nelle grandi tradizioni, ma nei piccoli riflessi e colori che tornano a dicembre, come se il tempo riportasse a galla ciò che pensavamo di aver dimenticato.

Ci sono anni in cui il Natale ti arriva addosso senza preavviso: non perché lo stavi aspettando, ma perché a un certo punto, camminando, noti una vetrina illuminata, un riflesso rosso su un vetro, un lampo d’oro in un angolo. I colori del Natale, anche se cerchi di ignorarli, ti trovano comunque: festivi, invadenti, ostinatamente presenti.

 

 

 



 

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(1) Eva Heller, Psicologia del colore, Hoepli,Milano 2025, pag.230

(2) Eva Heller, op.cit., pag.243