L’ascolto di musica d’arte a scuola
[di Anna Pedrazzini*]

Anna Pedrazzini e Il brutto anatroccolo
Il primo esperimento
Trent’anni fa mi fu chiesto di ideare un percorso musicale per una scuola dell’infanzia: non avevo alcuna esperienza ma accettai con entusiasmo, perché avrei avuto a disposizione un pianoforte, il mio strumento.
Cercai brevi composizioni che sapessero parlare con immediatezza ai più piccoli, attingendo al repertorio che avevo imparato ad amare durante i miei studi musicali: Bach, Händel, Mozart, Schumann, Bartók, Poulenc e i compositori russi del ’900. Musica di una complessità accessibile, ricca di varietà di colori, sospensioni, silenzi, pause, esclamazioni: una grammatica sonora e timbrica capace di affinare l’ascolto e nutrire la sensibilità.

La musica si fa racconto
Musica come lingua madre
In fondo, quella scelta nasceva dalla mia esperienza, quando da bambina avevo appreso la musica come una lingua capace di evocare immagini, guidare il gesto delle mie mani e dare il giusto respiro alle note, come se scorresse in frasi, proprio come un discorso.
All’epoca avevo soltanto intuito l’importanza di offrire buona musica da vivere e far risuonare in corpo: un atto di rispetto verso il patrimonio del passato, a cui tutti hanno diritto di accedere.
Solo anni dopo, studiando Sloboda e Gordon, ho compreso quanto sia importante sviluppare fin dalla nascita la capacità di “pensare musicalmente” e fare “acculturazione musicale”.

Un repertorio cresciuto con me
Da allora non ho mai smesso di cercare musiche di qualità, anche inusuali, da proporre al mio pubblico di giovani ascoltatori e ascoltatrici.
Al repertorio classico ho affiancato brani orientali e di musica classica indiana, canti africani, melodie popolari dell’Europa dell’Est, gli standard jazz di Coltrane e Monk, i blues, le avanguardie di Stravinskij e Cage, le colonne sonore di Morricone e Williams, i brani vocali a cappella dei King’s Singers e dei Voces 8, fino alle opere liriche di Verdi, Rossini e Puccini.
Musica che solitamente si propone a un pubblico adulto e che i bambini assorbono e interiorizzano con naturalezza, senza pregiudizi.

Laboratorio con i bambini
La musica per bambini
Quando volli proporre brani “infantili” in quel mio primo anno di lavoro nella scuola dell’infanzia, suonai le 12 variazioni di Mozart sulla celebre canzone francese, risalente alla metà del Settecento, Ah, vous dirai-je Maman, il cui tema è un classico di carillon e giocattoli, ed è universamente conosciuto come Twinkle, twinkle, little star.
Nella versione originale sentirete come Mozart abbia ricamato sulla melodia una serie di piccoli quadri sonori. Mi divertii a proporli uno a uno al mio giovane pubblico, raccontando loro di una passeggiata nel bosco, dell’arrivo del vento e degli uccellini, la comparsa di un cacciatore, di una volpe che si nasconde… Una serie di immagini che raccontavano gaiezza, stupore, spavento, sollievo, tristezza, fino alla gioia finale. L’ultima variazione è, infatti, l’unica che assume la forma di danza, con un ritmo in tre battiti, come un valzer o un minuetto.
Mi è capitato di incontrare alcuni di quei bambini, ormai adulti, e con piacere ho scoperto che ancora ricordavano il colore delle diverse variazioni di Mozart.

Racconto in musica a Villa Panza (Varese)
Il movimento è apprendimento
Col tempo iniziai a usare registrazioni audio così da potermi muovere insieme ai piccoli e seguire con rispetto il loro ascolto corporeo, spesso distante da gesti stereotipati e coreografie, come strumento primario di comprensione del linguaggio musicale.

Anna Pedrazzini e l’infanzia
La qualità dell’esecuzione conta
Ho sempre cercato le esecuzioni più incisive e vibranti, evitando quelle piatte e artificiali in MIDI o campionate. Purtroppo, sono proprio queste a risuonare più spesso a scuola: al nido e all’infanzia sotto forma di canzoncine scadenti o pseudo-classica coperta da rumori di ruscelli e uccellini; alla primaria come basi monotone di manuali o video-tutorial di body percussion.
Ma la qualità dell’esecuzione conta tanto quanto la scelta del brano. Non basta proporre un tema “alto”: deve essere suonato con cura.
Se volessi proporre alla primaria un’attività di percussione corporea, sceglierei questo brano di Vivaldi, bello quanto le Stagioni, seppur meno noto e ben eseguito.
Da 1:26 sfido chiunque a non battere il ritmo con mani e piedi! Al contrario, non farei mai ascoltare questo arrangiamento del celebre tema dell’Autunno, che annulla del tutto la vitalità del capolavoro vivaldiano.

Cappuccetto Rosso da MAMU - Magazzino Musica (Milano)
Un nodo culturale e psicologico
Forse la difficoltà nasce dalla scarsa formazione musicale di molti insegnanti. Ma sotto c’è anche un nodo più profondo, culturale: l’idea, ancora molto diffusa, che la musica serva soltanto a rilassare o a divertire.
In realtà la musica muove emozioni intense, improvvise, a volte persino spiazzanti. Emozioni difficili da nominare, perfino per un adulto. È un flusso potente che può mettere a disagio, perché ci rende vulnerabili. Forse è per questo che, a scuola, ci si limita spesso alla superficie.
Eppure, sarebbe un atto di coraggio portare musica d’arte dal nido alla primaria: diventerebbe un percorso di crescita condiviso, da cui bambini e adulti uscirebbero più ricchi.

Liberemozioni
Musica come esperienza in sé
Se decidessi di far ascoltare, in una scuola dell’infanzia, un brano musicale già alle 7.30 del mattino, invece di stordire i primi arrivati, semi addormentati, con una hit “bambinesca” ad alto volume – che insinua in loro un’allegria forzata – li accoglierei con questo brano, lieve come un abbraccio, caldo come un sorriso e profondo come uno sguardo. Non è un dettaglio: è la differenza tra un affetto chiassoso e poco veritiero e una presenza rispettosa, discreta e amorevole.
Sarebbero molti i brani – persino presi dall’opera lirica – capaci di accompagnare le routine scolastiche, ma il valore più vero della musica non è essere “strumento per altro”: le esperienze più autentiche sono quelle in cui la musica si vive per sé stessa.

Lezione con i bambini
Immagini che aprono all’ascolto
L’ascolto musicale dei bambini è un’azione attiva che nasce dal corpo e solo in un secondo momento arriva alla mente. È movimento a cui occorre agganciare un’immagine concreta e reale, capace di condurre per mano al pensiero.

Laboratorio su Il brutto anatroccolo
L’opera lirica è un esempio virtuoso di parole, figure e musica che si intrecciano. Tra i molti esempi di corrispondenza suono-immagine che ho portato alla scuola primaria, vi propongo l’inizio dell’adattamento cinematografico di Kenneth Branagh sul Flauto Magico di Mozart. La fiaba è spostata nel contesto inedito della Prima Guerra Mondiale e già nell’Ouverture si percepisce la perfetta sincronia: ogni movimento dell’immagine trova un’eco sonora e ogni nota sembra generare la scena che la rivela.
Come ascolto per immagini, potreste usare anche questo Pierino e il lupo di Prokof’ev, non per discriminare gli strumenti (il flauto all’uccellino, il fagotto al nonno…) ma per far notare le sfumature timbriche più sottili e interessanti del tema di Pierino che ritorna più volte e in modo sempre diverso:
• A 5:46 appare per la prima volta. È soave e leggero perché associato all’immagine di libertà di Pierino, che spalanca la porta di legno verso l’uscita nel bosco.
• A 18:35 il tema si fa più scuro: Pierino si rende conto che l’uccellino è in pericolo.
• A 19:30 diventa rapidissimo e punteggiato da suoni acuti, come un cervello che frulla. Pierino è elettrizzato: ha trovato il modo per salvare l’uccellino.
• A 23:45 assume la forma di una danza: il lupo è stato catturato, ma la gioia è contenuta. La musica non ci permette di festeggiare a dovere. Del resto, il nonno non è contento e rimprovera l’imprudenza del nipote.
• Infine, a 26:55, il tema diventa lento e grandioso ed esplode in una marcia vittoriosa: Pierino arriva trionfante in paese, con il lupo nella rete.

Scena tratta da Pierino & il lupo, un cortometraggio del 2006 diretto da Suzie Templeton e ispirato all’omonima composizione del musicista russo Sergej Prokof'ev
Dai libri agli albi musicali
Per i miei corsi, da anni trasformo albi illustrati (Lionni, Carle, Alemagna e tanti altri…) in racconti musicali. Scelgo un compositore di musica d’arte in sintonia coi colori della storia, individuo le pagine da “musicare” e animo le figure attraverso semplici animazioni video fatte da me. Così posso narrare suonando e cantando dal vivo, lasciando che i bambini siano in assorbimento della musica e scoprano la sintassi musicale disegnata dal movimento in sincrono delle immagini. Dopo questa prima fase di ascolto e comprensione, arriva il loro movimento libero o organizzato e il gioco sulla musica.

Fare musica con gli albi
La mia collana
In punta di dita – Fiabe sonore in movimento è la collana musicale e multimediale, illustrata da Serena Viola e pubblicata da Curci Young, nata proprio da questa prassi.



Le parole, scelte con cura, e i disegni raffinati e preziosi di Serena – che danno vita ai nostri Cappuccetto Rosso, Il brutto anatroccolo e I tre porcellini – svolgono la stessa funzione di un libretto d’opera e di una scenografia.

Illustrazione di Serena Viola da Cappuccetto Rosso

Illustrazione di Serena Viola da Il brutto anatroccolo

Illustrazione di Serena Viola da I tre porcellini
Il percorso di lettura è circolare e si apre e si chiude con il libro di carta; nel mezzo si ascoltano i brevi brani per pianoforte di Schumann, Mozart o Beethoven, si guardano i video e si sperimenta il movimento con i video touch. Poi si torna al libro, ed è in quel momento che la musica assimilata riaffiora nella mente del bambino, mentre sfoglia le pagine.

Cappuccetto Rosso da MAMU - Magazzino Musica (Milano)
Musica senza tempo
Chiudo con un esempio sorprendente e molto efficace di acculturazione musicale e scoperta del valore sempre vivo della musica, di ogni luogo e di ogni epoca. Mostrate ai vostri bambini e bambine della primaria questo video di danza “urbana” su un brano settecentesco di Rameau: insieme potrete commentare come la musica antica sia stata attualizzata in modo geniale e continui a parlare al mondo d’oggi. Insomma, il passato ci offre continue occasioni di novità.

Scena tratta da Les Indes Galantes, un video realizzato nel 2018 da Clément Cogitore e nel quale una breve sezione dell’opéra-ballet di Jean-Philippe Rameaudi viene danzata da una crew di ballerini K.R.U.M.P, con la coreografia di Bintou Dembele, Grichka e Brahim Rachiki
Una rivoluzione musicale
Portare musica d’arte a scuola non è un lusso, è un atto di responsabilità.
Mi piacerebbe assistere a una vera svolta musicale nella scuola, al pari di quella avviata dalla Buccarella con l’educazione artistica, dalla Capetti con gli albi illustrati e dalla Vecchini con la poesia. Un cambiamento culturale in cui gli adulti scelgano con consapevolezza e forza di trasmettere alle nuove generazioni l’immenso patrimonio musicale d’arte che ci appartiene.

*Anna Pedrazzini è pianista, educatrice musicale, drammaturga di spettacoli per un pubblico da 0 a 6 anni, curatrice didattica di Opera Education, autrice di albi musicali e multimediali, formatrice e divulgatrice dei benefici della musica d’arte. Passa molto tempo a cercare musica – classica, operistica, jazz, folk, pop – da portare nei suoi laboratori e lezioni-concerto all’altezza delle orecchie dei bambini. In questo articolo prova a tracciare, partendo dalla sua esperienza, possibili direzioni per proporre musica di qualità dal nido alla primaria.