Il desiderio di creare opere gentili

La professione di illustratore è a largo raggio. Così, chi la pratica si trova a operare in campi diversi che vanno dall’editoria al cinema, alla comunicazione, all’arte, all’educazione, fino al sociale e alla politica. In questo post Joe Lyward, giovane illustratore inglese, autore di due libri che amiamo molto (This is e La mia grande famiglia), racconta di un bel progetto internazionale che lo ha visto protagonista prima in Giappone poi a Taipei.

[di Joe Lyward]

Il mio ultimo progetto, Kind Things, è nato da una mostra a Tokyo l'estate scorsa ed è attualmente esposto a Taipei, in versione ridotta. L'installazione è composta da sculture di ceramica interattive, una pila di albi illustrati, un giocattolo colorato, un'opera d'arte incorniciata e un sasso. La mostra non ha un tema centrale: attraverso questi oggetti e queste opere, ho cercato di comunicare un sentimento. È stata un'esperienza collaborativa che ha messo insieme venti diversi artisti e collezionisti da tutto il mondo. La collaborazione non si è limitata alla creazione di progetti artistici, ma si è estesa anche alla curatela, soprattutto per la mostra di Taipei, che è stata co-curata da me e Jo-Shin Lee. In fondo, è anche il risultato della mia recente esperienza in Giappone, delle conversazioni e degli incontri fatti: rispecchia il processo di apprendimento e di crescita che il Giappone ha comportato.

Installazione della mostra a Tokyo.

Nuvole di ceramica, di Joe Lyward e SHOKKI, artista della ceramica.

Cercherò di spiegare brevemente i pensieri che stanno dietro al progetto.

Per prima cosa c’è lo spazio. Può lo spazio essere un'illustrazione? Io credo di sì. Prima di trasferirmi un anno in Giappone vivevo a Cambridge, in Inghilterra, e lavoravo in una galleria/museo/casa che si chiama Kettle’s Yard, un posto bellissimo dove le opere d'arte sono mescolate agli oggetti di uso quotidiano. L'intento del creatore di questa casa è far sì che per il visitatore un sasso abbia lo stesso valore di un'opera d'arte (Munari approverebbe!). La casa di per sé è un'opera d'arte e sembra suggerire che anche la vita lo sia. Gli spazi e gli ambienti costituiscono il contesto nel quale guardiamo le opere d'arte, gli oggetti e le azioni. Anche un gesto semplice come far sentire le persone a proprio agio dentro una galleria, invitarle a sedersi e a mettersi a leggere, rientra nell’operazione di contestualizzazione.

Kettle’s Yard a Cambridge.

Il secondo obiettivo è stimolare un'attenta osservazione e l'interazione attraverso il gioco. Due aspetti che mi stanno particolarmente a cuore. Come si fa questo all'interno di una mostra? Magari esponendo un oggetto quotidiano, come una vecchia scatola di cartone, togliendolo dalla sua collocazione abituale, in modo da far risaltare in modo più evidente la sua bellezza. O con opere come quelle di Micah Lexier, che assomigliano a oggetti ordinari, ma sono intelligentemente concepite per provocare reazioni inconsuete e gioiose, non solo alle opere stesse ma poi, per estensione, a qualsiasi oggetto comune.    

Un esempio calzante di come l'interazione giocosa possa cambiare la percezione delle persone sono le sculture di ceramica create da Shun Kadohashi per la mostra di Tokyo. Sculture interattive che invitano le persone a cambiare (o a contribuire a finire) l'opera d'arte spostando, aggiungendo o togliendo degli elementi. Un'espressione di sorpresa e un sorriso apparivano sistematicamente sulle facce delle persone quando gli veniva messo in mano un cestino con dei pezzi di ceramica con questa richiesta: «può aiutarci a completare questa scultura? La può comporre nuovamente. È un po' come sistemare un vaso di fiori, no? Esatto, come un gioco.»

Opera di Shun Kadohashi.

Ci sono altri fili importanti che collegano i vari pezzi in mostra, come la natura, la creatività e, naturalmente, gli albi illustrati! Riuscite a trovarne altri?

La mostra a Tokyo.

La mostra a Taipei.

Questo progetto, nel quale il mio ruolo di illustratore consiste nella creazione di uno spazio e si concentra sul lavoro di altre persone, è anche un modo per esplorare, capire e affinare il mio gusto. Il sentimento sottostante - il desiderio di creare delle opere gentili, sensibili, giocose e ragionate, che non offrano un percorso interpretativo univoco - è lo stesso che cerco di ottenere con il mio lavoro.


Kind Things, una mostra esposta alla Curator’s Cube gallery, a Tokyo, e alla Maison Temps-Reves, a Taipei.

Con opere di David Booth, Chie Chihiro, Chu-Li Chen (solo nella mostra di Taipei), Angela Cockayne, Micheal Dumontier, Camilla Engman, Adam Higton, Rob Hodgson, Shun Kadohashi, Jo-Shin Lee, Emma Lewis, Micah Lexier, Hui-Heng Lin (Taipei), Chen-Ying Lu (Taipei), Joe Lyward, Takahiro Murahashi, Celia Pym, SHOKKI, SUWEI (Taipei), Saki Yamamoto (solo nella mostra di Tokyo) and Tsuyoshi Yazawa (Tokyo). Nella mostra di Tokyo, albi illustrati della collezione Kotonoha Books, oggetti di antiquariato e trovati per strada.