L’anima delle cose ovvero storie di giocattoli

Quello dei giocattoli è uno dei grandi, e più classici temi, della letteratura per l'infanzia. Da qualche giorno è in libreria, per Einaudi, un'antologia che propone alcuni dei più bei racconti scritti su bambole, orsi, trenini, soldatini e molto altro. Ci è piaciuta e abbiamo chiesto al suo curatore, Christian De Lorenzo, di presentarla su queste pagine. Grazie per aver accolto l'invito.

[di Christian De Lorenzo]

Da qualche gionro è uscita l’ultima antologia di racconti che ho curato per Einaudi. Dopo averne dedicate alcune ai gialli, ai gatti, al Natale, al mare e alle isole, mi sono occupato di una tra le mie più grandi passioni: i giocattoli. E il titolo è proprio: Toys.

C’è di tutto, dentro: bambole e case di bambola, soldatini di stagno e di legno, pupazzi di pezza e di neve, trottole, teatrini, salvadanai, schiaccianoci... Con scrittori e scrittrici del calibro di Nathaniel Hawthorne, Edith Nesbit, Hans Christian Andersen, Agatha Christie, Luigi Pirandello, Katherine Mansfield e Charles Baudelaire, per citarne alcuni. Senza dimenticare un inedito, in italiano, di A. S. Byatt: un testo che da solo varrebbe l’intero libro.

Ho voluto costruire un’antologia per grandi e piccini, includendovi fiabe, racconti umoristici, storie dal sapore horror, bozzetti realistici e aneddoti, riflessioni e pezzi autobiografici. Come quei cartoni animati o quei fumetti che mettono d’accordo tutti, adulti e bambini, lasciando da parte per qualche ora le differenze d’età.

Ho anche avuto il piacere di tradurre un capolavoro minimo come Il Coniglietto di velluto di Margery Williams, famosissimo all’estero, ma purtroppo meno noto da noi (e difatti non ne esistono altre edizioni italiane in commercio): è la storia struggente di un pupazzo regalato per Natale – un coniglietto di velluto, per l’appunto – che vuole diventare vero. Un po’ come Pinocchio. Con una delicatezza emotiva, però, che lascia senza fiato.

Per fare questo, mi sono immerso per qualche mese nella letteratura sui giocattoli, come spiego nell’introduzione, di cui riporto qui di seguito la prima pagina e il paragrafo conclusivo, augurando buona lettura.

Il giocattolo fa la sua entrata in scena nel mondo letterario – non più come una semplice comparsa, ma con tutta la dignità di un personaggio – tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, agli albori della letteratura dell’infanzia. In principio la protagonista assoluta è la figura della bambola, a cui vengono dedicate opere minime, a metà tra il libro illustrato e quella che gli addetti ai lavori definiscono It-Narrative o Novel of Circulation.

È difficile trovare una buona traduzione in italiano per questo sottogenere in prosa che nasce negli anni Trenta del XVIII secolo e si diffonde in maniera massiccia durante l’Illuminismo britannico. Vi si narra di oggetti o animali, per lo più domestici, che passano tra le mani e tra i piedi – circolando, per l’appunto – di uomini e donne: scarpe, pantofole, sottovesti e cappotti, parrucche, anelli, orologi e specchi, banconote, rupie, ghinee e scellini, ma anche cavalli, lepri, scimmie e uccellini, insieme con gli immancabili gatti e cani da salotto, senza dimenticare topi, mosche, api e pidocchi, sicuramente meno graditi.

A prendere la parola, insomma, confidandosi talvolta con un testimone in carne e ossa che fa da scrivano, sono tutte quelle creature che – a dispetto della distinzione cartesiana tra menti e corpi, tra materia pensante e materia bruta – animano la nostra esistenza. Sì, perché le cose possono avere un’anima, o meglio, possiamo essere noi a dargliela, ed è in questa attività profondamente ludica che gli sguardi della tribù, del bambino e dell’artista, ma pure dello scienziato, s’incrociano.

Non si dimentichi infatti che la seconda metà del Settecento è un periodo di grande progresso tecnico, durante il quale, per esempio, gli automi conoscono uno sviluppo inedito. A distanza di qualche decennio, autori come Ernst Theodor Amadeus Hoffmann – il padre del fantastico – sapranno vedere anche le ombre proiettate da questi lumi della ragione. Basti pensare a L’Orco Insabbia, dove il giovane Nataniele finisce per perdere la testa a causa della bella Olimpia, senza rendersi conto che si tratta di un essere molto particolare, con un cuore meccanico e un corpo a ingranaggi e rotelle.

L’apparizione della bambola in letteratura, e più in generale del giocattolo, avviene dunque in un contesto ricco e complesso, capace di portarsi dietro una serie di ambiguità che sono destinate a rimanere, o che rimangono, forse, proprio perché fanno parte di noi.

[…]

C’era una volta..., Di guerre e soldatini, L’anima delle cose, Case di bambola: ecco le sezioni che danno vita a questa antologia, le quattro tappe di un percorso letterario nella terra dei giocattoli [...] che ci riportano davvero al tempo sospeso dell’infanzia, un tempo al di sopra e al di là del tempo, dove le epoche della storia paiono annullarsi. E tutti, senza vergogna, come nel giorno di Natale, torniamo a essere quelli che siamo stati, quelli che in parte siamo ancora, quelli che in fondo sempre saremo: bambini.

Ma non ditelo troppo forte. Le bambole, i soldatini e gli altri giocattoli potrebbero sentire.


Indice

p. v   Introduzione di Christian Delorenzo

 

C’era una volta...

p. 5   Margery Williams, Il Coniglietto di velluto

p. 16   Nathaniel Hawthorne, Il pupazzo di neve. Un puerile miracolo

p. 34   Mary De Morgan, La principessa giocattolo

p. 47   Aleksandr Nikolaevič Afanasjev, Vassilissa la Bella

p. 55   Edith Nesbit, La città nella biblioteca

p. 69   Hans Christian Andersen, Fiabe di giocattoli

 

Di guerre e soldatini

p. 89   Camille Lemonnier, Soldatini di legno contro soldatini di piombo

p. 94   Saki, I giocattoli della pace

p. 101   Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Schiaccianoci e il re dei topi

 

L’anima delle cose

p. 163  Agatha Christie, La bambola della sarta

p. 186  Vernon Lee, La bambola

p. 196  Francis Marion Crawford, Il fantasma della bambola

p. 211  Luigi Pirandello, Servitù

 

Case di bambola

p. 221   Frances Hodgson Burnett, Racketty-Packetty House

p. 247   Katherine Mansfield, La casa delle bambole

p. 256  A. S. Byatt, Occhi di bambole

 

Per concludere

p. 273  Charles Baudelaire, Morale del giocattolo

p. 281   Note sugli autori e sui testi