«Crediamo che ogni bambino nasca in possesso di una saggezza originale. È di vitale ed estrema importanza che venga protetta e nutrita. Quando la saggezza originale viene riconosciuta, prende forma e permette di sviluppare il processo creativo e immaginativo. […] Il pensiero comune sostiene che i bambini, prima di diventare saggi, debbano diventare adulti. In questo libro diamo testimonianza della saggezza innata, bellissima e potente, che già posseggono. Una volta che l’avrete vista e sperimentata non guarderete più i bambini con gli stessi occhi». Sono parole di Barbara e Heather Williams tratte da La saggezza dei bambini, un interessante saggio da poco pubblicato nella collana Paideia e Alterità – Sguardi interdisciplinari su contesti complessi e professioni educative di Aras Edizioni, diretta da Elena Malaguti, pedagogista, psicologa e psicoterapeuta, e docente di Didattica e pedagogia speciale al Dipartimento di Scienze dall’Educazione (Università di Bologna). Il libro racconta un’esperienza educativa avvenuta presso la scuola DeSillio, a Fort Collins, in Colorado, negli anni Settanta. Nel volume si ripercorre il cammino che riguarda sia una storia familiare sia quella di un gruppo di persone, culturalmente attente alla vita delle bambine e dei bambini. Da questa avventura professionale si sono strutturati i celebri Kids’ Workshop, laboratori esperienziali per bambini dai 3 ai 12 anni - oggi veri e propri programmi di formazione non solo negli Stati Uniti, ma anche all’estero, Italia inclusa - con lo scopo di sviluppare un buon rapporto con se stessi e il mondo, costruire l’autostima, comunicare liberamente emozioni e pensieri, per mezzo del gioco e della creatività, promuovendo così quella saggezza innata, spesso dimenticata dagli adulti. La necessità di tradurre questo saggio a distanza di sei anni dall’edizione originale in lingua inglese (Wisdom fo Children, PCCS Books Ltd, UK, 2016) risiede nel continuo tentativo di sollecitare comunità educanti desiderose di dialogare, partecipare, innovare, creare, ideare e promuovere percorsi evolutivi, dinamici, che animano le relazioni di aiuto e le prospettive culturali ad esse sottese. Oggi è IACP - Istituto dell'Approccio Centrato sulla Persona - Sede di Roma ad avere l’esclusiva per l'Italia e per la Svizzera italiana dei corsi di formazione formatori Kids’ Workshop. Pubblichiamo qui di seguito due brani tratti dal volume e una nota dell'editore.
La DeSillio non ha mai adottato tutte le norme della maggior parte delle altre scuole. Molte delle nostre “regole” si rifacevano alla saggezza del bambino nel comprendere la situazione. Quando un alunno approdava alla DeSillio da un ambiente strutturato o da una situazione difficile, dovevamo aspettare – a volte anche un anno – perché lui o lei si fidasse veramente dell’ambiente, delle insegnanti e degli studenti. E solo allora emergevano la saggezza e le capacità di apprendere. Sembrerà un paradosso ma ci accorgemmo che, spesso, le regole tradizionali rendevano i bambini più ribelli e insicuri; al contrario, in una situazione in cui c’erano meno regole i bambini pensavano autonomamente e, proprio perché non potevano fare affidamento su qualcun altro che dicesse loro cosa fare, erano in generale più prudenti. Ci rendemmo conto che gli adulti non erano sempre con loro in situazioni di pericolo e che quindi dovevano sapere come comportarsi. Alcune scuole fanno molto leva sul controllo più che insegnare veramente ai bambini a gestirsi, spesso hanno molte regole o un costante timore che il bambino possa farsi male. Spesso i bambini, quando si trovano in situazioni dove non esistono regole o nessuno che dice loro cosa fare, non sanno come comportarsi. Delle volte si ribellano o si limitano a memorizzare dati di fatto o regole. Alla DeSillio abbiamo avuto meno incidenti rispetto alle altre scuole di Fort Collins, sebbene i nostri ragazzi fossero, a volte, in situazioni potenzialmente pericolose. Per esempio, Matt e Andy stavano costruendo delle strutture bilanciando dei blocchi composti da misure e forme diverse, l’uno sopra l’altro. Man mano che la struttura diventava più alta, i ragazzi si arrampicavano su una libreria per raggiungere la cima. Io e un’altra insegnante guardavamo e sentimmo che non c’era bisogno di dire nulla, perché il loro comportamento era molto attento. Quando la struttura raggiunse il soffitto, Andy e Matt si sedettero in cima alla libreria, ammirando la bellissima creazione con grande meraviglia, piacere e compiacimento. Facemmo delle foto della splendida struttura da appendere alle pareti e da dare a Andy e Matt da portare a casa.
da B. & H. Williams, La saggezza dei bambini, Aras Edizioni, Fano (PU), 2022, p. 47-48.
In accordo con molti altri terapeuti, sono del parere che a troppi bambini è diagnosticato il Disturbo dell’attenzione (DA) quando in realtà non è così.
Semmai, potrebbero manifestare sintomi simili ma che in realtà derivano da una particolare situazione o dal contorno sociale che non comprende il bisogno che hanno di procedere al proprio passo. Peter, di 11 anni, aveva una diagnosi di DSA con somministrazione di farmaci prima di essere trasferito alla DeSillio. I suoi genitori decisero di sospendere la terapia e di vedere come andava. Non aveva mai avuto alcun interesse per la matematica.
Era molto attivo e aveva difficoltà a concentrarsi su qualsiasi cosa per più di alcuni minuti. I nostri sforzi per suscitare il suo interesse rispetto a svariate materie erano vani. Alla fine ci limitammo a osservarlo, per poi scoprire cosa gli interessava davvero: i dinosauri. Questo rese possibile attività di vario tipo.
Andammo alla biblioteca dove consultò libri sul tema. Li condivise con alcune maestre a con altri bambini che avevano in comune questa fascinazione e insieme scoprimmo quante specie diverse erano esistite, gli ambienti differenti in cui vivevano e cosa mangiavano. Durante un’uscita al museo di Scienze Naturali di Denver, i bambini videro delle riproduzioni enormi di scheletri di dinosauri. Tornati a scuola disegnarono, dipinsero e scolpirono i propri preferiti per un’esibizione artistica e raccontarono sui loro giornalini della giornata al museo. Quelli che non sapevano scrivere dettarono la loro storia alla maestra. Peter rimase affascinato quando l’insegnante disse «Chissà quanti dinosauri potrebbero stare nella nostra scuola?». Lui e altri bambini misurarono le aule e calcolarono il numero di dinosauri, di diverse dimensioni, che avrebbero potuto ospitare. Peter scoprì che dopo tutto la matematica poteva essere divertente, e da quel momento imparò velocemente.
In questo progetto riuscimmo a includere anche la lettura, la scrittura, le scienze, la geografia e le scienze naturali. Peter scoprì che imparare può essere un divertimento. Anche le insegnanti appresero qualcosa: la verità del detto Navajo che “noi impariamo dai nostri bambini”. Questa esperienza ci aveva insegnato che quando i bambini sono profondamente interessati a qualcosa assorbono l’informazione che la riguarda e questa si connette a un livello molto profondo. Diventa parte di loro e non viene dimenticata.
B. & H. Williams, La saggezza dei bambini, Aras Edizioni, Fano (PU), 2022, p. 57.
Kid’s workshop tenuto da Barbara Sheppard Williams e da Heather Danae Williams presso La collina storta.
Nota dell'editore
Tutto ebbe inizio a Fort Collins in Colorado negli anni Settanta, quando Barbara Williams, insegnante con una figlia di nome Heather, aveva iniziato a lavorare con bambini e bambine, secondo le idee di Carl Rogers e Virginia Axline, integrandole con alcuni concetti di Virginia Satir e le storie del popolo nativo americano Navajo.
Questa esperienza educativa, sviluppata anzitempo in un contesto famigliare, si è fatta storia corale, di comunità con l’istituzione della scuola sperimentale DeSillio:
… si imparava per mezzo di progetti. Un bambino poteva lavorare su qualsiasi materia per quel tanto o poco tempo che voleva. I bambini iperattivi potevano uscire e saltare su una rete o correre in giro per poi tornare e continuare il lavoro dopo che si erano calmati. Trovavano così il modo per assecondare i loro ritmi. La maggior parte degli studenti con difficoltà di apprendimento vive un profondo senso di fallimento in un ambiente scolastico tradizionale.
Da questa straordinaria avventura professionale si sono strutturati i celebri Kids’ Workshop, laboratori esperienziali per bambini dai 3 ai 12 anni, con lo scopo di sviluppare un buon rapporto con se stessi e il mondo, costruire l’autostima, comunicare liberamente emozioni e pensieri, per mezzo del gioco e della creatività, promuovendo così quella saggezza innata, spesso dimenticata dagli adulti.
Il libro racconta come è nata la Scuola DeSillio, quali strumenti sono stati messi in pratica, ad esempio la terapia del gioco, l’interculturalità, in particolare attingendo alla tradizione e alla filosofia dei nativi americani, come il popolo Navajo, e come da questa realtà si siano poi ideati i Kids’ Workshop, oggi veri e propri programmi di formazione non solo negli Stati Uniti, ma anche all’estero, Italia inclusa.
Ragazzi della scuola Navajo Rough Rock Community.
Come scrive nella prefazione la curatrice del volume, Elena Malaguti:
Perché accogliere la richiesta di Maddalena Bosio di tradurre in italiano un testo “lontano” dall’attuale contesto educativo e didattico italiano?
Nel volume si ripercorre il cammino che riguarda sia una storia familiare sia quella di un gruppo di persone, culturalmente attente alla vita delle bambine e dei bambini, che decide di aprire una scuola, la DeSillio, per accompagnarne la crescita, con profondo rispetto, coinvolgendo nel processo di apprendimento-insegnamento rappresentanti di comunità che vivono ai margini, povere, escluse, solitamente considerate prive di risorse e capacità.
Si è scelto di tradurre rispettando la natura del testo stesso – un progredire narrativo supportato da uno stile semplice, piano e senza troppi tecnicismi – per non snaturare il senso dell’esperienza raccontata. La lettura a volte appare quasi surreale tanto richiama aspetti profondi dell’animo umano, che spesso giacciono dentro di noi, seppelliti da cumuli di macerie, di giudizi, di atteggiamenti che allontanano dalla manifestazione dell’essenza di ciascun essere umano. In questo lavoro il richiamo è alla saggezza dei bambini, all’attenzione a riconoscerla affinché possa divenire faro e bussola per orientare con armonia la crescita.
Pare assurdo pensare a tutto questo specialmente di fronte alle diseguaglianze, alle violenze che costantemente si perpetrano nel mondo. Violenze illegittime che causano sconvolgimenti climatici, desertificazioni, distruzioni, morti, guerre, solitudini. Il mondo è devastato da atti inauditi che gridano vendetta e che spingerebbero a restituire il torto subito con altre violenze creando, però, una spirale negativa che non potrà altro che generare odio.
Non volendo rimanere spettatori impotenti, ma operatori del cambiamento abbiamo ritenuto interessante proporre la lettura di questo testo non certo per rifare quello che altri hanno già fatto in un contesto storico e culturale considerevolmente diverso, ma per cercare spunti, suggerimenti, idee per coloro che scelgono, seppur con notevoli difficoltà, di educare e formare rispettando le naturali inclinazioni dei bambini e dei giovani desiderando di orientare il loro e il nostro futuro verso una società più equa e giusta.
Crediamo fermamente che solo i bambini, le bambine e i giovani siano capaci di osservare con stupore e meraviglia e indicarci la via. A noi il compito di riconoscerli, di accompagnarli con esempi, proposte, attività capaci di aiutarli a scoprire i loro interessi, le loro preferenze, il desiderio di costruire una terza via, un modo altro per leggere i fenomeni.