Settembre

[di Valentina Colombo]

Èricominciata la scuola.
In tutta sincerità, le elementari mimancano da matti. È stato il periodo più bello della mia vita. Quandoripenso all’inizio delle lezioni, mi vengono in mente una serie dicose. Il grembiulino, l’astuccio multistrato (da una parte le matite,dall’altra i pennarelli e nel terzo scomparto la biro e la forbice)e il cielo mattutino.
Il regalo che abbiamo ricevuto miha sbalzato indietro di tanti anni, a quando, piccola, nei primigiorni freddi, mi recavo alle scuole Bertacchi. E passavo tutto iltempo attaccata alla finestra della classe (con dispiacere e stuporedella vorticosa maestra Pinuccia).

Gli stormi che vedrete in questeimmagini sono stati catturati in una serie di emozionanti foto scattatein inverno, nel sud della Francia, a Aix-en-Provence. La cacciatriceè FumikaSato, un’artista giapponese che, con fare timido ed educato,si è presentata al nostro stand a Bologna.


Pochi giorni fa, Fumika ci ha mandato questo piccololibro, un’edizione numerata (noi abbiamo la 6/50) nellaquale si aprono piccole finestre sul cielo invernale francese,all’inseguimento degli uccelli migratori che attraversano ilblu e si perdono all'orizzonte.

Quandoero piccola, e arrivava l’autunno, la maestra Pinuccia cifaceva guardare per almeno una decina di minuti, con il nasoall’insù, dal cortile della scuola, gli stormi di uccelli chemigravano. Accadeva quando era ormai ottobre-novembre, ed eranotantissimi, o almeno così mi sembrava. A volte disposti a V,altre in modo più disordinato. Oppure semplicemente si alzavanoin volo tutti insieme come una colonna di fumo scura, cinguettandoe battendo rumorosamente le ali.

Sono stata una bambinafortunata: da casa mia si vedeva, e si vede, il parco, e la mattinapresto, con la luce del sole appena accennata, scorgere quegli esseriniperdersi nell’immensità del cielo era uno spettacolo. Immaginavo cosemeravigliose: i posti che avrebbero visto, cosa si stessero dicendo concosì tanta veemenza, con quei cinguettii potenti che si udivano da cosìlontano, e che freddo dovevano avere lassù, mentre io ero al calduccioin macchina con papà per andare a scuola.
Per questo, quandoFumika ci ha fatto vedere il suo progetto sulle migrazioni, la mia memoriaè andata a quei giorni delle elementari, ai grembiuli, ai disegni comecompito a casa e alle veloci migrazioni.

Fumika insegue da anni uccellidi ogni genere, dal Giappone all’Europa. E il suo lavoro, cosìapparentemente semplice, ha in sé una umanità e una malinconiache mi stringono il cuore. Come me bambina, attende per ore un velocepassaggio, un istante, un momento in cui quelle forme nel cielo assumonoquel senso tutto umano del viaggio, del cambiamento, del volo versouna meta. Come noi, anche loro sono in cerca di qualcosa, voglionoarrivare da qualche parte, dove sperano di trovare ciò che cercano. El’inizio di quel viaggio, e il suo snodarsi per i cieli del mondo,ha un che di epico, indimenticabile.