¡La leche!: una rivista di giornalismo culturale, illustrata e per bambini

[di Juliana Salcedo]

Una mattina d'inverno del 2015, in tre amici ci siamo incontrati per un caffè. Ci siamo detti che sarebbe stato interessante creare una rivista per bambini dai 9 ai 12 anni. L'abbiamo deciso in un attimo: dovevamo farlo. Così, abbiamo creato un'associazione che al momento conta quattro soci: Gustavo Puerta Leisse, editore; Inés Puig, redattrice; Alejandra Fernández, web manager; e io, Juliana Salcedo, mi occupo della produzione. A grandi linee, Gustavo e Inés stabiliscono i temi che la rivista affronterà. Alejandra e io siamo responsabili della parte grafica: definiamo l’impaginazione, la dimensione dei caratteri, il formato, i colori e così via. Decidemmo di chiamarla ¡La leche! [in italiano Il latte! NdT] che è un titolo difficile da tradurre. In Spagna quando si dice di qualcosa che è la leche, significa che è magnifico. Allo stesso tempo dare una leche vuol dire picchiare un colpo, essere colpiti da qualcosa. È un’espressione con molte accezioni e pensammo che se volevamo fare una rivista, doveva essere ¡La leche!

Sin dall'inizio, volevamo che la rivista fosse un gioco (che prendiamo molto seriamente) con una serie di regole. La prima è che non pubblichiamo articoli a carattere didattico, per diversi motivi e soprattutto perché ci piace stabilire una relazione orizzontale con i bambini. Non vogliamo dire ai nostri lettori cosa dovrebbero pensare o preferire: pensiamo che qualsiasi argomento possa essere interessante, purché sia reso comprensibile e accessibile. La seconda regola che abbiamo stabilito è che la rivista dovesse essere illustrata. Ciò che ci accomuna è la nostra passione per l'illustrazione e, in particolare, per i libri per bambini. Ci siamo conosciuti durante i corsi di illustrazione tenuti da Gustavo; Ines gestisce un social network che permette ai bambini di condividere i loro libri preferiti; Alejandra e io siamo illustratrici. Siamo convinti che l'illustrazione arricchisca notevolmente la lettura di un testo. Poi ci siamo dati delle regole anche dal punto di vista estetico: la rivista è stampata a tinte piatte che, nel sovrapporsi, formano un terzo colore; questi colori cambiano per ogni numero della rivista, una scelta che si è rivelata particolarmente interessante perché ha creato un nesso tra i diversi stili grafici degli illustratori invitati a partecipare. La scelta della paletta per ogni numero diventa quasi una sfida.

Il primo numero della rivista è uscito nella primavera del 2016. Lo scorso dicembre abbiamo pubblicato il numero 11 . Anche se abbiamo mantenuto tutte le premesse, la rivista nel frattempo è cambiata. Nel numero 2 abbiamo pubblicato un articolo sulla Brexit che gli inglesi sarebbero stati chiamati a votare di lì a poco. Quell’articolo ci ha portato a pubblicare sempre più pezzi di politica: abbiamo scritto di Trump, del processo di pace in Colombia, della situazione in Venezuela, della Corea del Nord, della crisi dei rifugiati in Europa, dell'Afghanistan. Col tempo è venuta a crearsi una regola nuova: impostare ogni numero come uno speciale dedicato a due temi. Abbiamo preso come punto di riferimento il Binomio fantastico di Gianni Rodari. Quindi la questione della crisi venezuelana è stata affiancata al surf; la Corea del Nord all'intelligenza delle piante; l’Afghanistan alla cucina, per citare alcuni esempi.

Ci siamo avvalsi di eccellenti collaboratori per scrivere e illustrare questi articoli. Nomi noti nel mondo dell’illustrazione come Javier Zabala, Elena Odriozola, Javier Olivares, Pablo Amargo o Violeta Lópiz, sono solo alcuni. Abbiamo invitato anche illustratori con meno esperienza ma che consideriamo promettenti: Isabel Ocaña, Berta Páramo, Anita Trenzamundos, Beatriz López... l’elenco è sempre più lungo. Quello che proponiamo loro è completamente diverso da ciò che fanno di solito e molti sono attratti dall'idea. Non imponiamo mai una linea estetica. Vogliamo che sia la loro voce ad arricchire il testo. Per quanto riguarda gli scrittori, siamo stati fortunati. Abbiamo intervistato Massimo Montanari, Bee Wilson, Patrick Kingsley o Peter Frankopan. E numerosi giornalisti, alcuni dei quali particolarmente famosi come Nick Lane, hanno scritto articoli per noi.

I nostri lettori, con i quali manteniamo una comunicazione costante per non dimenticare che è a loro che ci dirigiamo, spesso hanno anche scritto e illustrato per la rivista. Gli argomenti trattati sono molto vari. Dalla storia di Malala Yousafzai, a come ci si sente il primo giorno di scuola alle medie, alle lezioni di scherma. Per non parlare di alcune bellissime illustrazioni di satelliti fatte da un bambino di dieci anni a corredo di un’intervista. Oggi siamo arrivati a tre anni, undici numeri, centottantadue collaboratori e ventitré colori. Abbiamo conosciuto una gran quantità di argomenti e ne abbiamo molti altri in cantiere. Ci auguriamo di continuare a scrivere, disegnare e complicarci la vita con nuove regole, per molto tempo ancora.

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