Per appassionati di filastrocche (e trottole)

[di Rita Gamberini]

Tempo fa nel corso di un’intervista per Dorothy e Alice, sulla mia raccolta Poesie della casetta, Piero Guglielmino mi ha invitato a pensare ai miei antichi legami con la poesia e il mio ricordo è filato dritto a una filastrocca, la filastrocca di Io so tutto.

Credo sia proprio da quella filastrocca che nelle Poesie della Casetta compaiono rime che mi riportano all’infanzia, all’amore per il divertimento con le parole.

Io so tutto è il primo libro che mi hanno regalato da bambina, un racconto illustrato con immagini fiabesche molto realistiche a cui si accompagnavano testi in rima. È l’avventura di un bambino un po’ impertinente che si vanta di sapere anche quello che non sa. Pare che avessimo qualcosa in comune tant’è che quando in casa volevo dire la mia (e accadeva spesso) mi zittivano con un secco “taci un po’, Io so tutto!”

L’ho letto così tante volte da saperlo a memoria, ma ho il cruccio di non ricordare una parte della filastrocca.

Così, dopo aver cercato invano nella ragnatela della rete chiamo ora a raccolta gli appassionati di filastrocche.

Dettaglio da Giochi di Bambini, Pieter Bruegel il Vecchio, ca.1560, Kunsthistorisches Museum Vienna.

Coraggio, datemi una mano.

Dovete sapere che:

“Io so tutto!” era un bambino negligente e birichino.

Se una cosa non sapeva “Io so tutto!” rispondeva:

“Io so i numeri a memoria, le vocali, so la storia!”

ma quel bimbo negligente non sapeva proprio niente!

Senza legna una mattina si trovò la sua mammina

disse: “Al bosco devo andare se vo’ fare da mangiare”

“Vado io mammina bella, te ne porto una cestella

“Tu sei troppo piccolino per conoscere il cammino”

”Io smarrirmi ma ti pare? La via buona so trovare!

“Il sentiero lo conosco” prese il cesto e andò nel bosco

Nel boschetto vide un fungo con il collo lungo lungo.

“Questo sì ch’è un fungo bello!” disse subito il monello.

Quando arriva una formica e gli pare che gli dica:

“Su! raccogli quei rametti; nel cestino poi li metti;

Quando mamma accende il fuoco glieli dai a poco a poco.

Permaloso Io so tutto le rispose asciutto asciutto:

”Io so tutto, non seccare lascia far ciò che mi pare”.

Ma nel bosco nero, nero, non trovava più il sentiero

Una buona luccioletta disse: “E quella la stradetta! “

Io so tutto, risentito, le rispose impermalito:

“Luccioletta, cosa vuoi? Pensa un poco ai casi tuoi”.

”Mio carissimo monello, tu sei troppo saputello!”

E la lucciola, pian piano, tremolante andò lontano.

Qui si interrompe in mio ricordo, ma so come continua la storia.

Dopo avere snobbato i consigli della lucciola Io so tutto incontra un paio di marmotte che cercano di metterlo sulla buona strada per fare ritorno a casa, il saputello ignora però anche i loro consigli e le congeda con un garbato “Buona notte gentilissime marmotte!”. Ma quando si accorge di non sapere più da che parte andare la paura lo assale e si dispera.

Un grande albero preso a compassione spalanca le sue fronde e lo accoglie, così protetto Io so tutto si addormenta e l’indomani, accompagnato dal sole del mattino, fa ritorno a casa dove la mamma sentenzia che da quel dì il bambino negligente fu chiamato “non so niente”.

Fine della storia che mi ha così tanto appassionato.

Quindi adesso tocca a voi amanti delle vecchie filastrocche, frugate negli archivi della vostra memoria, sguinzagliate nonni, bisnonni, interpellate professori, mettete sottosopra i solai, aprite vecchi bauli, o inventate di sana pianta la parte mancante.

La filastrocca di Io so tutto non può rimanere incompiuta.

Dettaglio da Giochi di Bambini, Pieter Bruegel il Vecchio, ca.1560, Kunsthistorisches Museum Vienna.

E se proprio vi appassionate provate un po’ ad andare a cercare quest’altro capolavoro:

Trottolin che trottolava,

senza gambe camminava, 

senza culo si sedeva, 

poverin, come faceva?