Gli scarabocchi di zia Virginia

Una volta, tanto tanto tempo fa,quando ancora non sapevano di essere Topi, i Topi fecero un lungopellegrinaggio a Londra e nel Sussex, per visitare i luoghi di duepersonaggi che – per ragioni diverse – affascinavano entrambi: Leonard eVirginiaWoolf.

Da quelviaggio, oltre a commoventi ricordi, riportarono unavaligia di libri: alcune prime edizioni della HogarthPress (sulle quali poi sarebbe nato un breve saggiopubblicato sul numero 40 di Esopo, una rivistatrimestrale di bibliofilia), l’edizione Penguin dei VirginiaWoolf’s Diaries, grandi tomi illustrati sull'ambiente chefrequentavano – il Bloomsbury group, un influente circolo artisticoe intellettuale – e un libro per bambini, scritto da VirginiaWoolf  e illustrato dal suo bis-nipote, Julian Bell: TheWidow and the Parrot. London: The HogarthPress, 1988.

Il testo era stato scrittodalla Woolf nel 1923, quando era già una scrittrice affermata,come contributo al giornalino di famiglia, TheCharleston Bullettin, pubblicato dai suoi nipoti(figli della sorella Vanessa), Julian e Quentin, che all’epocaavevano tredici e quindici anni.

Il libro non haniente di notevole, se non il nome dell'autrice. Anche noi, comeQuentin Bell, siamo rimasti abbastanza delusi. Leggiamo nellasua postfazione: [...] era una presa in giro. Avevamovagamente sperato in qualcosa di divertente, sovversivo e frivolocome la conversazione di Virginia. Essendone consapevole,ci mandò invece una storiella edificante, con una moralefondata sui peggiori esempi vittoriani.


 

È la storia di unavecchia signora che riceve, con la notizia della morte del fratello,anche quella di un’eredità: una casa e 3000 sterline. Così, prendearmi e bagagli, scopre che la casa è una vecchia bicocca abitata daun pappagallo, subito adottato, e che delle 3000 sterline non c’ètraccia alcuna: neppure il notaio è riuscito a trovarle. Mentre tornadall’ufficio del notaio, vede da lontano la bicocca che brucia. Siprecipita, domanda se qualcuno ha salvato il pappagallo. Pensanoche sia sotto shock, la mettono a letto, ma durante la notte sisveglia perché qualcuno bussa alla finestra. È il pappagallo. Èsalvo. E la conduce, fra le rovine fumanti, al tesoro nascosto:3000 sovrane d’oro. Morale della favola: a essere gentili con glianimali c’è sempre da guadagnare.

The Widowand the Parrot rimase sepolto per più di cinquant’anninegli archivi di famiglia, dai quali riemerse solo in occasionedel centenario della nascita della Woolf, nel 1982.
Iltesto fu pubblicato su una rivista. Seguì nel 1988 l’edizioneillustrata da Julian Bell.

Il testo, come avretecapito, non è affatto notevole. Capita anche ai più grandi di avereuna giornata storta. Forse l’unica cosa stupefacente è che la prima aillustrarlo fu la stessa Virginia Woolf, nota per essersi abbandonata piùvolte al demone dell'arte, senza però riuscire a fare più di qualchescarabocchio (l’artista di casa era sua sorella Vanessa, della qualeparleremo, prima o poi). Lo dimostra l’immagine che vedete qui sotto,che riproduce il manoscritto olografo.

Le brutte illustrazionidell’edizione Hogarth Press, sono state realizzate da Julian Bell,sulla base dei disegni originali del manoscritto, che gli erano statiforniti dal padre, Quentin. Una scelta decisamente discutibile,visto il risultato. Forse avremmo preferito gli scarabocchi dizia Virginia.
Insomma, anche i più grandi scivolanosu quell'insidiosa buccia di banana che è la letteratura perl'infanzia... Mai prenderla alla leggera.