L’arte come strumento educativo

Still life fotograficoal PAC/ 1

[di Marta Ferina ]

Quando mi è stato chiesto dai Topipittori di scrivere qualcosa sulmio lavoro, ho accettato con entusiasmo, ma mi sono resa conto subito chenon sarebbe stato facile.
Prima mi sono dovuta chiarire benecosa volevo raccontarvi, se le gioie o le fatiche. Poi ho deciso per unaterza via che penso si trovi a metà fra le due.
Due righe dipresentazione: da dieci anni mi occupo di attività didattiche al PAC -Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, di cui sono la responsabilecon la mia società Marte. Negli anni,ho collaborato con diversi musei sviluppando progetti di didatticaprevalentemente legati all’arte contemporanea che è la miapassione. Negli ultimi anni ho collaborato intensamente anche con ilmuseo MAGA di Gallarate.

Still life fotografico al PAC /2.

L’attività dieducatore museale è molto varia e complessa. Innanzi tutto, quando siparla di educazione, si tende a pensare ai bambini e alle scolaresche. Inrealtà, l’utenza di un dipartimento educativo è tutta l’utenzapossibile di un museo (o spazio espositivo): dai tre anni in poi. Iprogetti educativi che si possono sviluppare in ambito museale sonomoltissimi: dalle tradizionali visite guidate, con o senza laboratorio,ai cicli di conferenze, workshop con artisti, campi estivi, notti al museoecc.

Visite guidate e laboratori notturni alPAC.

In questo brevetesto, però, mi soffermerò principalmente sulle attività didatticherivolte alle scuole e alle famiglie che peraltro rappresentano lamia specificità.
L’educatore museale è colui che usail potenziale visivo e comunicativo delle opere d’arte per educare,e questo lo si fa normalmente, creando percorsi specifici che, nellamaggior parte dei casi, prevedono la visita guidata a una selezione diopere scelte ad hoc, seguita da laboratori che hannoun obbiettivo predefinito che può essere di educazione all’immagine, manon solo.

Ancoralaboratori notturni in occasione di Notti alPAC.
Infatti, nello scrivere questo testo,cercando di capire quale potesse essere per me l’obiettivopiù importante nel mio lavoro, ho pensato a quando, durante leattività didattiche, mostro ai bambini e ai ragazzi opere d’artecontemporanea e mi rendo conto di come questo sia estremamente utileper spiegar loro il concetto di libero arbitrio, partendo dalla liberainterpretazione.

L’arte contemporanea, infatti, slegatadall’esigenza puramente rappresentativa, si presta a un ventaglio piùampio di possibili letture.
Attraverso l’analisi condivisacon i bambini e i ragazzi dei linguaggi, dei simboli, delle forme e deimateriali utilizzati dall’artista, arriviamo insieme alla letturacritica dei molteplici possibili messaggi dell’opera. L’operad’arte contemporanea parla di contemporaneità e noi ne facciamoparte, quindi, a livello educativo, è molto utile per poter parlaredel mondo di cui i bambini fanno parte.
E qui mi piacerebberiportarvi tutte le frasi che escono dalla bocca dei bambini davantialle opere d’arte, ma, ahimè, mi riprometto sempre di trascriverle,ma non lo faccio mai. Comunque, fidatevi: sono illuminanti.

Qualisono i bambini? Quali le sculture? Visita guidata
alla mostra More than reality di DuaneHanson.

L’operad’arte, normalmente, nasce da un’esigenza dell’artista:comunicativa, emotiva, politica. L’artista è colui che vede,sente e ha urgenza di comunicarci il suo sentire. Tenta attraversol’opera di farci vedere con i suoi occhi, di farci sentire con la suapancia. Per un bambino tutto questo è immediato e naturale.                        

Laboratorio inoccasione della mostra
More than realitydi Duane Hanson.

Ilbambino potrebbe essere un ottimo critico d’arte, perché sente e nonsolo vede.
Sente l’urgenza comunicativa dell’artistae la sua emozione, e sente anche quando purtroppo non ci sono néluna né l’altra.
In proposito, una volta, durante uncolloquio, mi sono sentita dire da un’aspirante educatrice musealeche ai bambini, in fondo, “glie la si può contar su”. Inutiledirvi che non c’è affermazione più sbagliata. Ai bambini (ma ancheagli adulti), durante le mie attività, mi piace dare strumenti utilia una libera interpretazione dell’opera, perché non ne esiste unagiusta o una sbagliata. C’è quella dell’artista che non sempre,però, arriva a noi; quella del critico, che nasce da altre esigenzecomunicative. E la nostra, che nasce dal nostro gusto, dalla nostrasensibilità dalle nostre emozioni e dal nostro vissuto personale.

Preparazione per la realizzazione di un video in stopmotion.

Sono convintache chi riesce a spiegare concetti difficili, spesso astratti, aibambini, non ha problemi a spiegarli in modo ugualmente soddisfacenteagli adulti: perché per riuscire a riportarli alla quotidianitàdi un bambino devi averli capiti veramente bene. Quindi, quel checi tocca è un doppio lavoro, di comprensione e sintesi, perché dalbambino ti devi aspettare sempre una domanda intelligente a cui nonsai rispondere e alla quale a me piace rispondere: «Non lo so, maproviamo a capirlo insieme.»

Dunque, educarecon l’arte per me è soprattutto educare alla libertà di pensieroe di espressione. Anche nei laboratori che propongo, generalmentesuccessivi a una visita guidata, la libertà lasciata al bambino èmolta. Io propongo riflessioni, fornisco materiali, suggerisco obiettivi,ma le strade che poi i bambini e ragazzi prenderanno sono libere. Nonc’è mai un risultato predefinito.
Spesso mi sento comeun regista silenzioso: osservo, comprendo, suggerisco e offro tecnichee strumenti adatti a far raggiungere ogni singolo obiettivo.

Laboratorio al PAC inoccasione della mostra
LESS - Strategie alternativedell'abitare.

Ilmio obiettivo non è quello che i bambini che frequentano le mieattività didattiche diventino artisti, ma che guardino il mondoda diverse angolazioni, che non abbiano paura a esprimere il proprioparere o pensiero, anche quando è divergente dal pensiero comune (comeè tipico di molti artisti), e soprattutto a sentire ed esprimere ipropri sentimenti.
Durante le visite guidate, infatti,davanti alle opere, spesso, i bambini raccontano anche vissuti edemozioni personali suscitati da contatto con le opere viste, e questeemozioni diventano sempre punto di partenza e spunti creativi per illavoro successivo.
È certo che progetti di laboratoriopossono essere sviluppati con ottimi risultati anche nelle scuole,nelle biblioteche, senza la presenza fisica delle opere d’arte,cambiando lo stimolo di partenza e strutturandoli in modo diverso,ma raggiungendo analoghi obiettivi.

Laboratorioal PAC in occasione della mostra
dell'artista ChenZhen.

L’artista èun punto di partenza: ci dà idee e stimoli, sia teorici sia pratici,per riflettere sul suo mondo e sul suo particolare modo di vederele cose. Questo, ad esempio, è capitato in occasione della mostrapersonale dell’artista giapponese Yayoi Kusama, tenutasi al PAC, dove illaboratorio sviluppato (che vedete nelle immagini) ha preso spunto dallaparticolare e ossessiva visione di Yayoi del mondo a puntini. Dopo lavisita guidata a una selezione di opere, i bambini sono stati invitatia ideare e realizzare in gruppo una texture con vari materiali su unaparete del laboratorio. Il gioco era mimetizzare una parte del corpoall’interno della texture, riproducendola fedelmente. Se guardateattentamente la foto che segue, ci sono ben cinque parti di bambino(testa, braccia, piedi...) mimetizzate: se non le vedete è perchésono stati bravi. In questo modo ludico abbiamo parlato della visione(anche patologica) dell’artista per cui i puntini hanno invasotutto il mondo.

Per fare questo lavoro, pensosia importante avere una formazione artistica. Sono fondamentalila conoscenza della storia dell’arte e delle tecniche artistiche,così da poterle usare in modo metaforico, catartico o semplicementestupefacente.
Ma anche essere artisti (in senso lato,ovviamente) aiuta nella comprensione, interpretazione e spiegazionedell’opera rivolte a un pubblico più giovane, intendendo conartisti quelle persone in grado di mantenere uno sguardo attento ecurioso sul mondo e la capacità di stupirsi, sapendo osservare le coseanche da diverse altezze (in senso sia metaforico sia fisico).

Laboratorioispirato all'opera
dell'artista YayoiKusama.


Oltre alla Passione (con la P maiuscola) per l’arte e per ibambini, fondamentali, è necessaria tanta esperienza sul campo: tanti,tanti, tanti laboratori.
Rivolti a fasce d’età diverse(dai 3 ai 99 anni), in contesti diversi (museo, scuola, biblioteca,parco pubblico ecc.). Perché, se non conosco i bambini, i ragazzi e nonso cosa sanno fare manualmente, cosa gli interessa, cosa può essere piùutile per loro a quell'età, come posso creare un progetto adhoc?

L'artista KatzuoShiraga...

Miarrivano molti curriculum, dove la richiesta delle neolaureate èquella di proporsi (non so perché) per la progettazione, ma non per larealizzazione dei laboratori (forse perché è un lavoro sporco, i mieipantaloni ne sanno qualcosa) ma poi, ovviamente, quando gli chiedi se unbimbo di quattro anni sa tagliare e un bimbo di tre sa annodare, non tisanno rispondere.
Anche dopo vent’anni che faccio laboratori,sono convinta che i bambini siano la parte più bella del lavoro, lapiù arricchente: non potrei progettare senza vedere come reagiscono agli stimoli che gli do. Infatti, sono loro i veri autori efautori del progetto. Un buon progetto, a mio avviso, è quello che sacambiare in corso di realizzazione. Intendo dire che i bambini cambianocosì rapidamente (molto più rapidamente di noi), che non bisogna maiavere la presunzione di sapere con certezza cosa gli piace o quellache a strumento dato si ottenga un dato risultato. Il progetto deveessere considerato un’ipotesi che nasce, sicuramente da uno studioapprofondito e da una profonda conoscenza che però vanno testati esapientemente modificati sul campo.

... e i bambinisi confrontano.

Ilprogetto, in fondo, è lo strumento che ti permette di vendere il lavoroalle scuole o agli enti pubblici. E per esperienza è bene che sianochiari gli obbiettivi e le dinamiche con cui lo si intende realizzare,ma non è necessario e utile essere troppo rigidi sui materiali esul risultato estetico finale, perché, se ben guidati, i bimbi tisanno sempre sorprendere e a volte i laboratori prendono direzioniinaspettate che vanno sicuramente guidate, ma non limitate.

Come si intraprende questo lavoro? Ovviamente, se siparte da zero, il consiglio è sempre di seguire chi già lo fa. Comein tutte le professioni, bisogna studiare sia sui testi sia sul campo,e poi iniziare a stendere i propri progetti personali, avendo peròmolto chiari gli obiettivi e l’utenza a cui sono rivolti: innanzituttosiamo educatori.
Dopo molti anni, ancora mi scontro conla mentalità diffusa che, in fondo, lavorare con i bambini è cosasemplice, che chiunque lo può fare.
Oppure, spesso, mi sentodire quanto sia bello fare “pitturare” i bambini. Non nego che vedereun bambino che con stupore scopre che ciano e giallo creano il verde siasempre per me estremamente emozionante, però questo è un lavoro piùricco e complesso, che dà soddisfazioni, ma che va fatto con serietà,innanzitutto per rispetto all’intelligenza dei bambini, e per il potereeducativo e catartico che ha.
Ma sono sicura che se in questomomento siete collegati a questo blog, siete d’accordo con me.

E per chiudere in bellezza, un poeticissimo videorealizzato dai bambini con la tecnica della lanterna magica.

LANTERNA MAGICA from Andrea Tagliabueon Vimeo.