La scuola è un posto bellissimo

Benché sia in libreria solo da alcuni giorni, La scuola è un posto bellissimo. Percorsi per mani, occhi, pensieri, bambini sta andando rapidamente esaurito, consigliatissimo da librerie e insegnanti su Facebook e Instagram, e al primo posto nella saggistica dedicata all'educazione su IBS/Feltrinelli. Oggi Enrica Buccarella, la sua autrice, lo presenta sul nostro blog.

[di Enrica Buccarella]

Riguardo a questa affermazione, La scuola è un posto bellissimo, che è poi diventata il titolo del libro, voglio riportare tre definizioni che mi sono state date. Iniziano tutte con la P: perentoria, pretenziosa, perfetta come titolo. Perentoria certo lo è, nel senso di energica, non lascia ‘quasi’ spazio a obiezioni nel suo essere così decisa e sfacciata, ma in quel ‘quasi’ c’è molta apertura al dialogo, anzi, direi che questa affermazione nasce principalmente per confrontarsi intorno al suo significato. Pretenziosa può apparire, ma solo nel segnalare la speranza e la volontà che dovrebbero abitare e spesso abitano le persone che si assumono l’onere di fare scuola e le dedicano il miglior tempo della propria vita e che, con buona pace di qualcuno che non se n’è accorto, sono soprattutto donne. Gli uomini a tutt’oggi risultano rinunciatari al ruolo di educatori e maestri, considerandolo un ruolo accudente e, dunque, femminile. E quando di maestri se ne trova uno, guarda caso, diventa un supermaestro… ha ragione il mio amico Michele Longo, quando dice che è il numero che fa il genere e allora, prendiamone atto, siamo tutte maestre. Anzi, Maestre.

Che la scuola sia un posto bellissimo non è un’affermazione leggera e stupidamente ottimista, di chi si benda gli occhi e vede solo le cose belle o bambini sempre nel ruolo di buoni e bravi, la scuola dei disegni, dei lavoretti, delle storielle simpatiche, degli ingenui errori infantili che fanno tanto ridere. È un posto bellissimo perché stare con i bambini ‘costringe’ a starci con la testa, con il corpo e, concedetemelo, anche col cuore. Ti mette a contatto e ti sfida con la materia viva e vitale della loro crescita, dei loro pensieri, dei loro bisogni e desideri. Ti imbarca con loro su una nave dove devi essere timone e vento, e vento a favore, nella traversata degli anni più importanti per una persona. Ed è faticosa, come ogni incontro vero, moltiplicato per venti, venticinque, ventisette bambini/persone alla volta. Soprattutto quando l’incontro si realizza a scuola e nella scuola pubblica in primo luogo, con i bambini e tra bambini, con le famiglie e tra le famiglie. E, per me, già questa funzione sociale e comunitaria ha in sé qualcosa di profondamente bello e utile. Che sia un titolo perfetto non so. Se invita a riflettere forse sì, se serve a mettersi in discussione e chiedersi quali sono i presupposti e gli atteggiamenti, gli strumenti e l’organizzazione per fare della scuola il luogo bello che deve essere, per bambini, insegnanti e genitori, allora sì, Giovanna Zoboli ci ha visto giusto quando me lo ha suggerito, leggendolo tra le righe della mia prefazione e di questo la ringrazio tantissimo.  

Negli otto capitoli del libro c’è, dunque, il racconto della volontà di fare scuola partendo dai bambini e non dai ‘programmi’, osservando come sono e come crescono, di cosa hanno bisogno, e cosa a loro piace. Scorrendo l’indice, si nota certamente un’attenzione particolare al disegno, al linguaggio artistico e agli elementi della comunicazione visiva: il segno, la texture, la forma, il colore. E, infatti, io per molti sono la maestra di Arte. In realtà insegno lingua italiana, storia, geografia, arte e musica e mi piacerebbe infinitamente insegnare scienze. Ma l’arte è un linguaggio trasversale e universale e nessuno dei miei insegnamenti riesce a prescindere dal fatto estetico e simbolico. Il disegno è un’esperienza intellettuale complessa che mette in campo la percezione, l’osservazione, l’immaginazione, la parola, la descrizione scientifica, ed è per questo che entra in ogni mia proposta di apprendimento. Nell’infanzia del bambino c’è l’infanzia del mondo, si dice, e allora io provo a condurre i bambini alla scoperta del mondo che è scoperta di sé, a partire dalle mani, dai segni, dal disegno come rappresentazione simbolica che porta poi alla scrittura e alle tante pratiche e tecniche che hanno nutrito la nostra umanità. È importante scoprire insieme ai bambini come queste, a partire dal leggere e dallo scrivere, con tutta la storia e le opportunità che portano con sé, abbiano permeato e indirizzato la nostra vita, le nostre abitudini e tradizioni, trasferendosi dalle azioni alle parole, alle metafore, alla poesia e alle storie, diventando riferimenti anche di carattere etico che ritroviamo in tutte le parti del mondo.

Mithila -  I soldi serve sempre vero maestra?

Enrica -  Sì, Mithila.

M. - Se devi comprare una cosa, serve i soldi.

E. - Sì, i soldi servono sempre.

M. -  Ma serve anche leggere. Se mamma e papà hanno bisogno di leggere e io imparo, io posso leggere per loro. Oggi una maestra non capiva il mio nome, io ho scritto e lei ha capito. Scritto si capisce tutto, vero maestra?

Ho scritto questo libro grazie a queste parole di una bambina di sei anni. Da qui è nata la mia collaborazione con il blog di Topipittori e poi il progetto di un saggio. Da queste parole è nata l’idea che raccogliere la mia esperienza di maestra in qualcosa di ‘scritto’ potesse far capire cosa intendo, quando dico così convintamente che la scuola è un posto bellissimo.