L'intelligenza dei libri e quella dei bambini

«È una provocazione bellae buona, quella dei Topipittori, di ripubblicare oggi un libro che parladi libri. Sia chiaro: i Topipittori, per quanto sembrerebbero una coppiadi distinti signori milanesi, sono in realtà due topi (appunto) cherosicchiano il mondo editoriale dal di dentro, continuando a immettervi,con le poche, ma caparbie forze che possono permettersi, non solo dei granbei libri, ma un'idea di editoria decisamente controcorrente. Un'idea percui il valore dei libri è per quello che dicono, e per come sono fatti,e per come vengono scelti dagli editori (cioè in base a cosa diconoe a come sono fatti) e non per quello che potrebbero vendere. Ecco:come dei topi, questa cosa la fanno, ma non la vanno in giro a diretroppo esplicitamente. Se ne guardano bene: visto che verrebbero,a oggi, presi per scemi.»

Comincia così un bell'articolodi Giovanni Nucci, pubblicatoa pagina 20 de L'Unità di ieri e cheriproduciamo sotto. E a noi verrebbe da dire «Accidenti! Ci hanno presiin castagna!» In realtà, il bell'articolo non doveva essere un peanaalla nostra rivoluzionaria strategia editoriale, ma una recensione aLibri! diMurray McCain e John Alcorn (del quale abbiamo già parlatoqui, ma ancora parleremo). Ma la recensioneè diventata articolo (c'è qualche direttore che ancora lo permette)e l'articolo è diventato una perorazione (c'è ancora qualcunoche, pur scrivendo sui giornali, sa eseguire questa trasmutazionealchemica).

E quale sarebbe la causa chequesta perorazione sostiene con tanto entusiasmo e vigore? È lacausa dell'intelligenza dei libri e dell'intelligenza dei bambini e dicome le due cose possano, debbano, essere messe insieme e a confrontoreciproco. «Per vedere di nascosto l'effetto chefa,» cantava Iannacci. Se poi questo splendidoesercizio si potesse davvero fare con Libri!Noi non potremmo che esserne felici.

«Non saprei: ma chissà perché,da questa lettura se ne esce con l'idea che non sia il mercato a farei libri, ma sono i libri a fare il mercato; e che quindi gli editoridovrebbero are dei libri per il mercato e non cercando di inseguireciò che, nelle sue instabili ed incomprensibili schizofrenie,vuole il pubblico (soprattutto perché, nel caso dei libri, la gentesa difficilmente che cosa vuole, dato che un libro ti piace, e ticambia, solo dopo che lo hai letto, e non prima di averlo acquistato[…]. Ma Libri! È un libro per bambini e ,come al solito, in questi casi occorre un'intelligenza superiore(quella dei bambini, appunto) per capirlo fino in fondo: cioèper capire dove va nel suo andare oltre (non è detto che, avendol'attenzione rivolta al mercato, ci si riesca). L'espediente è anchefacile: dare in mano ad un bambino questo libro, poi farsi spiegareda lui che cos'è un libro, come si fa, come si sceglie e, quindi,come si cerca di venderlo.»

Caro Giovanni, sul mercato e sulle sue regoledovremmo fare una lunga chiacchierata. Finiremmo per parlare, alla fine,anche di politica per l'editoria, strategie editoriali nostre e altrui, edi come e dove si trovano l'intelligenza, il coraggio, la professionalitàe la grande umanità di chi lavora a fabbricare e vendere e diffonderelibri. E forse anche tu ci prenderesti davvero per scemi. Ma possiamocorrere il rischio, questa volta. Ci vediamo una sera a Roma?

Per il momento, grazie. Anche se da oggi due distintisignori milanesi (e non dimentichiamoci della signorina che da ormai dueanni condivide il loro destino) saranno costretti a fare molta attenzionea nascondere la loro bella coda dentro al cappotto e le vellutateorecchie sotto il cappello.