Pensare per immagini

Luigi Ghirri,Grostè, 1983. BibliotecaPanizzi. Fototeca.


LuigiGhirri racconta che quando era un bambino, le fotografieche gli piacevano di più erano quelle di paesaggi, negli atlanti,accanto alle carte geografiche. In queste immagini si era accortoche, “immancabile, appariva un piccolo uomo sovrastato da cascate,monti, rocce, alberi altissimi e palme grandiose, o sul ciglio di unburrone. Questo omino lo trovavo poi nelle cartoline, che raffiguravanopiazze più o meno celebri. Oppure arrampicato su monumenti storici, odisperso nel foro di Roma. Quello dell'omino era uno stato di continuacontemplazione del mondo, e la sua presenza nelle immagini conferiva aqueste un fascino particolare. Non solo era il metro di misurazione dellemeraviglie rappresentate, ma grazie a questa unità di misura umana mirestituiva l'idea dello spazio: io lo vedevo in questo modo e credevoattraverso questo omino di comprendere il mondo e lo spazio.”

LuigiGhirri, Versailles, 1985. BibliotecaPanizzi. Fototeca.


Queste parole sono contenute nello scritto diLuigi Ghirri Fotografia e rappresentazionedell'esterno, presente nel catalogo Pensareper immagini. Icone Paesaggi Architetture,edito da Electa in occasione della omonima mostrain corso al Maxxi, a Roma, inaugurata il 24 aprile scorsoe aperta fino al 27 ottobre.
In esse si trova definitacon precisione di cartografo, la misura del territorio attraversatoed esplorato da Ghirri durante il suo lavoro, e il bagaglio e lastrumentazione necessari a fissarla. C'è lo spazio, come campo delfinito e dell'infinito, c'è l'attenzione come disciplina, pratica dellosguardo, interrogazione del mistero del visibile, c'è una attitudinealla contemplazione come risposta alla densità misteriosa dell'immaginee del reale, e la necessità di osservare l'osservatore, di guardarel'atto del guardare, punto di partenza di ogni conoscenza del mondo.

LuigiGhirri, Salisburgo, 1977. Biblioteca Panizzi.Fototeca.
LuigiGhirri, Lucerna, 1971. Collezione ErediGhirri.

Nelle foto di Ghirri sono tante lefigure umane prese di spalle, ritratte mentre, semplicemente, guardano. Equando queste non sono presenti, si ha sempre la percezione di unosguardo, di una presenza attenta, non dietro l'immagine, ma davanti aessa, nell'atto stesso di osservarla. Come se Ghirri, quell'omino degliatlanti, dall'interno delle fotografie l'avesso portato all'esterno,non più visibile, ma percepibile, percepibilissimo come misura dellarealtà, osservatore latente, custode della stessa possibilità di esseree di darsi del visibile.

Luigi Ghirri,Engelberg, 1972. Centro Studi
eArchivio della Comunicazione
dell'Università degliStudi di Parma.

Lamostra al Maxxi è imperdibile non solo per gli amanti dellafotografia, ma per chi è interessato all'immagine e soprattuttoal tipo di conoscenza e di approccio che questa sottende nellarelazione con il mondo, reale e rielaborato dall'uomo attraversole mille forme della rappresentazione. Un'idea contenuta neltitolo della mostra, Pensare per immagini,estrapolato da una riflessione del fotografo modenese: “Comepensare per immagini”. In questa frase è contenuto il senso ditutto il mio lavoro.”
Luigi Ghirri, a cui tempo fa abbiamodedicato un post, è stato, fin dai suoi esordi, un fotografoanomalo. Geometra, autodidatta, strinse contatti ed ebbe amicizie piùnel mondo dell'arte che in quello della fotografia al quale in partesi sentiva estraneo. Oltre che fotografo, fu insegnante, collezionistaappassionato di immagini, editore (fondò le edizioni Punto evirgola, dedicando un'approfondita riflessione alla relazionefra libro e immagine), curatore e organizzatore di mostre, e nel corsodi tutto il suo lavoro utilizzò la scrittura come pratica di pensieronecessaria e strettamente connessa al vedere (le sue riflessioni sulpaesaggio italiano, per fare un esempio, sono imprescindibili).

LuigiGhirri, Modena, 1974. Collezione ErediGhirri.
LuigiGhirri, Ferrara, 1981, eModena, 1973, Collezione ErediGhirri.

Inquesta mostra quel che davvero è interessante, è l'allestimentoche intreccia le parole di Ghirri alle fotografie, ad accompagnare ilvisitatore in un percorso eccezionale per ampiezza e profondità, che dàconto di cosa significhi, nelle sue diverse implicazioni, quel “vederecon chiarezza” che era per Ghirri la fotografia. Perché il rimandofra le une e le altre innesca una esperienza di visione articolata,complessa, di grande intensità, fra visioni, evocazione, memoria,intuizioni, riflessione, stupefazione, contemplazione, epifanie.

LuigiGhirri, Brest, 1972. Biblioteca Panizzi.Fototeca.
Luigi Ghirri, Bologna,1973. Collezione Eredi Ghirri
alla Biblioteca Panizzi.Fototeca.

Inquesto senso l'importanza che la fotografia di Ghirri ha avuto, non soloin Italia, ma in tutto il mondo, appare con evidenza, per una capacitàpoetica che fa venire in mente quello che Heidegger spiega inLa poesia di Hölderlin a proposito dell'essenza stessa dellinguaggio poetico: «Questo nominare non consiste però nel fatto chequalcosa di già noto prima verrebbe soltanto provvisto di un nome, ma,invece, quando il poeta dice la parola essenziale, l'ente riceve soloallora attraverso questo nominare, la nomina a essere ciò che è.»

LuigiGhirri, Lido di Spina, 1973. CollezioneEredi Ghirri
alla Biblioteca Panizzi.Fototeca.
Luigi Ghirri,Lido di Volano, 1988. Collezione ErediGhirri.


Nel brano di Luigi Ghirri che riporto, tratto da L'operaaperta, presente nel catalogo, si trovano gran parte deipunti fondamentali che nel tempo hanno connotato la sua riflessione,e a mio avviso valgono non solo per la fotografia, ma, toutcourt, per l'immagine, e quell'attitudine umana aosservare, rappresentare, riprodurre il reale.

Ho sempre ritenuto che la fotografia fosse unlinguaggio per vedere e non per trasformare, occultare, modificare larealtà.
Ho lasciato che fosse la suamagia a rivelare al nostro sguardo gli spazi, gli oggetti, i paesaggiche voglio rappresentare.
Fiduciosoche uno sguardo libero da acrobazie formali forme di coercizione,elucubrazioni, riesca a trovare un equilibrio fra consapevolezza esemplicità.
Trovare così, all'internodella geometria e della fissità dello spazio della camera oscura,la misura della rappresentazione dell'esterno.
Nessuna violenza, choc visivo-emozionale, o forzatura,ma il silenzio, la leggerezza, il rigore per poter entrare in rapportocon le cose, gli oggetti, i luoghi. […]


LuigiGhirri, Cittanova, 1985. Biblioteca Panizzi.Fototeca.
Luigi Ghirri,Tra Soragna e Fontanellato, 1986. Collezione ErediGhirri.



Non misono mai trovato molto d'accordo con molta parte del mondo dellafotografia.
Troppo spesso questa declinale proprie potenzialità per rifugiarsi nell'emozione del colore, nellaripetizione ossessiva, nell'uso ripetuto e stucchevole dello stile,nella catalogazione, nelle esasperazioni formali.
Certi aspetti maniacali mi sembrano pericolosi: lafotografia come afasia del vedere, anticamera per l'anestesia dellosguardo. La necessità di essere originali, creativi a tutti i costi,la disperata ricerca del nuovo e di un marchio di fabbrica, credendoche un autore si possa riconoscere perché imprime un editing visivosul mondo moderno. Anziché cercare di introdurre tempi e modalitànuove nell'operare, la fotografia è entrata nello spazio rigidodella riproduzione di se stessa. Forse vale la frase di Shakespeare:“Che ironia della sorte, avere una vista così buona e finire in unvicolo cieco!”
[…]

Luigi Ghirri,Masone, Casa Benati, 1985. Biblioteca Panizzi.Fototeca.
Luigi Ghirri,Studio di Girgio Morandi, 1989-1990. CollezioneEredi Ghirri.


Le recenti tecniche visuali hanno provocato unamutazione della qualità dello sguardo, le immagini elettroniche,le tecniche video sembrano relegare la fotografia nella soffittadell'antiquariato, ma nonostante tutto, io credo che abbia ancoradavanti a sé molto spazio. I luoghi, l'esterno, l'interno, tuttosembra essere attraversato da stimolazioni visive sempre più velocie frequenti, ma questo ci impedisce di vedere con chiarezza. Inmezzo a questo mare eterogeneo, in questi luoghi che sono sempredi più totale dominio del “territorio dell'analogo” e dove lamoltiplicazione assume un ritmo sempre più vertiginoso, possiamovedere nella fotografia un importante momento di pausa e riflessione. Lafotografia come momento di riattivazione dei circuiti dell'attenzione,fatti saltare dalla velocità dell'esterno.