Un castello di fiabe

Alfabeto delle fiabe è unprogetto fortunato: per l'accoglienza che hanno ricevuto sia il libro sia la mostra a esso legata. Dopo il Campidoglio,la Biblioteca Europea e Montecitorio, la mostraha inaugurato al Castello diCarpi, sempre con l'allestimento a cura di Stefano Baldassarre. Il suo viaggio nonfinirà qui. All'orizzonte ci sono altre piazze, altre biblioteche,altri incontri. Il racconto di questa inaugurazione lo dobbiamo adue reporter d'eccezione.

[di Monica Monachesi, foto di GiuseppeBraghiroli]

Sabato,2 febbraio, ci siamo davvero regalati un pomeriggio pieno di bellesorprese.
Prima sorpresa: la piazza di Carpi con il Palazzodei Pio, detto anche il Castello; camminando inPiazza dei Martiri ci siamo gustati tutta la sua imponenza, basatasu resti della Cittadella medievale.

Siamo arrivati dal latodominato dal bastione dell'Uccelliera (1480) che ci ha immediatamentericordato storie di principi e principesse, dall'altro lato invece c'èla  torre merlata di Passerino Bonacolsi (1320).
Laseicentesca torre dell'Orologio sta al centro della facciata, propriolì sotto si accede allo scalone monumentale che ci ha condotto a unmeraviglioso cortile rinascimentale. Due sculture moderne - uno squalopinna bianca e un coccodrillo, ci hanno fatto capire che eravamo sullastrada giusta per scoprire qualcosa...

Infatti, a Palazzo dei Pio c'èil Castello deiRagazzi, un luogo bellissimo, dove si trovano la Biblioteca Il falco magico, la Ludoteca e il Teatro della luce, un insieme di luoghidedicati alla lettura, al gioco, alla scoperta e all'apprendimento. Ilblog di Prìncipi & Princípi, recentemente, gli ha dedicato un post.

La sala deiCervi, dove si trova la mostra, è un ambiente di notevoli dimensioni,decorato nella volta con crociere e nelle lunette da affreschi a soggettotipicamente cortese con scene di caccia. La volta presenta eleganti motivigeometrici intrecciati al cui interno sono iscritte le iniziali di AlbertoPio. Le decorazioni furono irrimediabilmente danneggiate, nella quasitotalità, da un incendio sviluppatosi nella sala intorno al 1861, dandoalle pitture una tonalità brunastra, ben diversa dai brillanti azzurrie verdi che dovevano caratterizzarla.

Seconda sorpresa: spaziespositivi meravigliosamente ampi dove troviamo l'Alfabetodelle fiabe ad accoglierci con il suo marameo. Siintravedono subito il labirinto e il drago fiammeggiante.
Alzando gli occhi si ammirano anche la volta a crocierae numerose lunette affrescate. Questo luogo è davveromagico, che altra parola usare?

Terza sorpresa: ilre ci viene incontro con il suo incedere regale e ci troviamo davantiun gigantesco gioco dell'oca per cui si usa un dado altrettantogigante. Ci avevamo giocato anche a casa. Lo sapete che questogioco sta dentro il libro? Certo che trovarlo così grande èun prodigio, e allora, giochiamo.

  

Da una sala accanto,provengono delle voci. Andiamo a curiosare.
Quarta sorpresa. Qui si parla di come è natoAlfabeto delle fiabe. Dopo la presentazione di Emilia Ficarelli, direttrice del Castello deiragazzi, e dopo quella di Annamaria Di Giovanni, delle Bibliotechedi Roma, che è stata l'ideatrice del progetto di Alfabetodelle fiabe, a parlare tocca a Paolo Canton, editoredell'Alfabeto: Paolo si rivolge ai bambini frail pubblico in ascolto e li coinvolge attorno a una considerazione:quanto sia stato difficile per scrittore e illustratore raccontareuna cosa antica come le fiabe.
Spiega che AntonellaAbbatiello ha scelto di raccontarle, usando i disegnipiù antichi del mondo - semplici e immediati come quelli che gliuomini preistorici hanno lasciato sulle pareti delle caverne. Poiprende la parola Bruno Tognolini che racconta di aver scrittoqueste poesie a occhi chiusi, perché questo alfabeto di archetipifiabeschi abitava già dentro di lui.

Bruno, poi, si è messo a giocare con le parolee ci ha fatto sentire come ci si possa divertire con i loro suoni. E loabbiamo capito soprattutto quando ci ha letto le sue rime. Ascoltarlofaceva venir voglia di conoscere tante poesie e di scriverne dinuove.
Ci ha anche spiegato il complesso lavoro che c'èstato dietro ad Alfabeto perché la semplicitàderiva da un grande studio. Ci ha persino raccontato come questerime risuonino di tante cose che a lui piacciono, come musica, poesia,cinema. Ci ha confessato di aver rubato un verso per descrivere la morte,"non più signora", da Angelo Branduardi, in Ballo in fa diesisminore. E di un verso rubato alla serie televisiva TwinPeaks, di David Lynch: Fire Walk with Me,utilizzato nella filastrocca dedicata al fuoco.
Sorridendo eleggendo Lodovico Ariosto, Annibal Caro e Giacomo Leopardi ha dimostratoche tutti i poeti si rubano, l'un l'altro, parole e immagini perchési nutrono di cose belle, poi le mescolano e le raccontano di nuovoa modo loro.
Come sono grandi le rime che ha letto, fattedi suoni e parole, di fiaba e di vita!

Una sorpresadopo l'altra, eccoci seduti ai bordi di un tappeto blu contante lettere. Mentre gli occhi si riempiono già di forme ecolori, il drago fiammeggiante ruggisce a tutti cosa si devefare: Disegnare con le forbici, cioè illaboratorio con Antonella Abbatiello.

Antonellaprende subito la parola: "Per disegnare con le forbici doveteconcentravi e vedere con la fantasia cosa c'è dentro ilfoglio. Io ci vedo un pesce con la pancia grossa grossa grossa,voi lo vedete?
Alcuni lo vedono, altri no...
"Allora lo tiro fuori dal foglio!"

"Che pescevedete in questo foglio blu?" riprende Antonella.
"Unbarracuda!"
"Un pescecane!"
 "Eun pescecane, come può essere fatto? E i suoi denti comesaranno?"
"Lunghi e affilati!"

"Adesso faccio un'altra cosa e poi,a ritagliare tocca a voi."
Le forbici affondano nelfoglio arancione.
"Secondo voi che cosa esce fuori daquesto foglio?"
"Una zucca!"
"Non proprio, guardate bene".
Le forbisci disegnano ancoraun po' e qualcuno esclama: "Un fungo!"
Ancora unaltro taglio e arriva la risposta giusta: "Una medusa!"

E ora tutti al lavoro, partendo dalla letterache sta nel tratto di tappeto che ci viene affidato.

C'è chi disegna un drago...

Chi assolutamentevuole fare un riccio...
Chi ci mette unbel gatto... una medusa, una foglia, una farfalla, unfiore... Ah, ecco il drago!

Ce ne vuole ancheuno da portare a casa...

Siamostati proprio bene.
Uscendo passiamo sotto gli occhistretti dell''Orco. Ma non ci fa un baffo, anche se guarda tutti,nero e terribile. Le fiabe ci hanno insegnato che lo possiamosconfiggere. Ed è bello sentirsi forti.
La zucca, infine,ci fa un gran saluto:
Dopo la zeta non è maifinita
Perché la fiaba è una zucca
Che sfama la vita

Tornata a casa, a proposito dilibri ho scoperto una cosa che non sapevo su Carpi e l'ultimo discendentedei Pio, Alberto III. Ve la racconto, rubando questo brano da I signori del Po,a cura di Gianni Guadalupi, (FMR 2003, Cassa di Risparmiodi Parma e Piacenza).

Carpi, o ilbibliofilo frustrato

[...] Il primo decennio delCinquecento si può considerare il periodo più tranquillo e lietodella piccola corte di Carpi e del suo coltissimo sovrano, AlbertoIII, "illustre pe' suoi talenti, per la protezione che accordò allelettere e alle arti, e non meno celebre per le sue sventure". Il quale aFerrara è diventato bibliofilo, e ha cominciato a farsi una splendidabiblioteca, col comprare, sembra, libri di Giorgio Valla, letterato,filologo e medico, cugino del celebre umanista Lorenzo.
Eintreccia un fecondo rapporto di operosa amicizia con Aldo Manuzio,che fin dal 1497 aggrega alla famiglia Pio, concedendogli l'onoredi portare quel cognome.

Il suo sogno ambizioso è difare d Carpi la capitale dell'editoria italiana, impiantandovi unastamperia aldina per la pubblicazione dei grandi classici grecie latini: un grande sogno che rimarrà frustrato dallo scatenarsidelle furie belliche sulla povera pianura padana e sulla penisolatutta. Fa in tempo, comunque, ad abbellire il suo minuscolo regno, cheè in pieno fervore di rinnovamento edilizio: si completa il PalazzoNuovo, si inizia la Chiesa di San Nicolò: spronate dall'esempio moltefamiglie ricche rinnovano le loro abitazioni decorandole di terrecottee affreschi, e il vecchio centro caratterizzato dall'imponenteportico lungo di cinquantadue arcate abbandona la denominazione diBorgo Noioso per assumere quella benaugurante diBorgo Gioioso.

A corte è tutto un andirivieni di fabbri,falegnami, vetrai, cuoiai, sarti, cucitrici, pellicciai, fornai,agricoltori, suonatori, messi, vetturali, cavallari. Entrano daiportoni libri a carrettate, ma anche botti di vino e filze di salami,le argenterie del principe e le padelle del cuoco; escono per diramarsia Ferrara, Mantova, A Bologna, a Milano, a Roma e fin in Francia,segretari, notai, agenti di fiducia, mesaggeri più o meno segreti;perché Alberto Pio è diventato una rotella essenziale dell'ingranaggiodiplomatico italiano, e nel 1508 riconcilia Luigi XII re d Francia conl'imperatore Massimiliano.