Avventure/ 3: Le illustratrici cattive vanno dappertutto

[di Giulia Sagramola]

Il primo marzo Teiera ha compiuto due anni. E comeal solito, siamo in ritardo. Abbiamo iniziato portando le nostreprime creazioni nel 2010 al Festival Internazionale di fumetto Bilbolbul aBologna.
Avevamo preparato i primi piccoli libri fotocopiati,spillati o cuciti a mano: La Faccia di CristinaSpanò; Cosas Raras di Giulia Sagramola; ilpiccolo poster Paesaggio di Serena Federici; e lapiccola storia Due di Alvaro Ortiz.
Findall'inizio, per noi autoproduzione ha significato ideare, progettare,realizzare e vendere autonomamente libri e altro prodotti editorialicreati da noi e da artisti invitati a partecipare al progetto,in assoluta libertà. Senza filtri.

Daallora continuiamo a realizzare libri artigianali secondo lo stessomodello: invitiamo a collaborare amici, colleghi o artisti che cipiacciono; spieghiamo loro le condizioni; e, se accettano, pubblichiamo,assembliamo e promuoviamo i loro lavori.
In generale, gliartisti che pubblichiamo ci raccontano la loro idea, ne discutiamo, poi,a tavole finite, impaginiamo, a volte creando anche la grafica, avolte mantenendo il progetto grafico originale della proposta.
A Teiera siamo in tre: Cristina Spanò (qui sotto,a sinistra) e Giulia Sagramola (adestra) le fondatrici; e, dallo scorso ottobre,si è aggiunta Sarah Mazzetti (quella che sicapisce subito che ha studiato allo IED)

Teiera è nata inun periodo particolare delle nostre vite. Cristina si trasferivaa Barcellona; io mi stavo laureando; ma volevamo continuare alavorare insieme, a distanza. Realizzare piccoli progetti editoriali,condividerli via Internet per poi stamparli e rilegarli a mano erauna cosa che potevamo fare. Abbiamo pensato che il risultato dellastampa in copisteria non sarebbe stato molto di diverso, a Bologna o aBarcellona. E questo significava anche avere due mercati: mentre io mioccupavo di promuovere e vendere le nostre creazioni in Italia, Cristinapoteva fare altrettanto a Barcellona, frequentando gli eventi legatiall'autoproduzione e al libro d'artista.

L'idea di realizzarea mano i nostri libri ci entusiasmava: entrambe passiamo (a volte anchelavorando) troppo tempo al computer; tornare a realizzare qualcosamanualmente, per quanto potesse essere un'attività puramente meccanica,come cucire 50 libretti, ci sembrava il massimo.  Ancora oggi,realizzare i nostri libri ci costringe a staccarci dallo schermo,a riacquistare il piacere dell'uso delle mani, a ritrovare materiali estrumenti che avevamo imparato a usare studiando cartotecnica. Un piacereche rimane anche se, come a volte è accaduto, si deve fare tutto infretta, all'ultimo minuto, prima, se non durante, una fiera del fumettoo un mercatino di editoria indipendente.

L'autoproduzione ci haposto limiti dei quali eravamo ben consapevoli fin dall'inizio. Mail vincolo della stampa in bianco e nero o dell'esiguo numero dipagine non è mai sembrato potesse influenzare negativamente lanostra creatività. Anzi, lo stimolo a ottenere il massimo risultatocon mezzi minimi è un fortissimo incentivo. E, d'altra parte, anchequando si lavora per un editore “vero” ci sono vincoli tecnicie produttivi da  rispettare.

Quando progettiamoi nostri libri monografici, stampandone un numero ridotto dicopie (tra le 40 e le 100), cerchiamo di rendere ogni librounico, apportando un tocco di manualità, con carte particolario elementi aggiunti a mano a ogni copia, oppure realizzando,sempre a mano rilegature diverse.

Solitamente inostri libri monografici sono in bianco e nero, per una questionepuramente economica: stampare a colori farebbe alzare moltissimoil costo, quindi anche il prezzo dei libri. Abbiamo sempre cercatomantenere prezzi contenuti, perché l'obiettivo è diffondere ilpiù possibile le nostre creazioni, in modo da arrivare a coprirei costi di produzione. E se capita di guadagnare, il profitto vienereinvestito nella produzione di altri libri, nelle trasferte e nellapartecipazione agli eventi a cui partecipiamo. In rari casi, gliutili sono distribuiti alle socie: può accadere di dover coprirecosti sostenuti in precedenza, soprattutto se sono rilevanti,come nel caso delle antologie.

L'ideadelle antologie è nata dall'esigenza di presentare a LuccaComics un libro che rappresentasse nel modo più accuratopossibile l'identità di Teiera, che desse immediatamente idea dichi siamo, cosa pensiamo e cosa ci piace pubblicare. E questo non erapossibile fare con delle minuscole monografie. Così, abbiamo pensato aun volume collettaneo, stampato in digitale in un'edizione limitata di170 copie, numerate a mano. E abbiamo invitato 34 artisti, italiani e non,a contribuire: ex compagni di studi, illustratori e fumettisti conosciutinegli anni, sia di persona sia in rete.

Siamo partitida una foto di gruppo, e ciascuno degli autori invitati ha ideato,in piena libertà e autonomia, la storia di uno dei personaggi checompaiono nella foto. Foto di gruppo è statorealizzato con tempi record: poco più di un mese dall'invitodi partecipazione alla stampa.

In questidue anni, per promuovere e vendere i libri di Teierasiamo andate dappertutto, meno che in Paradiso: a LuccaComics, al Crack a Roma, Bilbolbul a Bologna, alComicona Napoli, al Treviso Comic Book Festival al Mi Amia Milano, al Band Loch a Bergamo, a CesenaComics, a Rip Arte a Fabriano; epoi all'estero, a Ilu•station a Barcellona, al LondonZine Symposium, al Sismic Festival a Sierre,all'Indelebile a Toulouse.
Leesperienze dei festival, soprattutto quelli stranieri, ci haconvinto di dover aumentare la qualità materiale dei nostrilibri: le fotocopie che ci piacciono per la loro immediatezza esemplicità, non saranno abbandonate; ma ora cerchiamo anche direalizzare dei libri qualitativamente migliori. Il nostro ultimoprogetto va in questa direzione.

Ten StepsUntil Nothing è la nostra seconda antologia, presentata aLucca Comics 2011. Abbiamo deciso di giocare di più con le storie checon la varietà di stili e per questo abbiamo invitato dieci artistia realizzare ciascuno una storie di sette pagine, con una trama più"approfondita", ognuno ha rappresentato uno gradino/step dal piccoloal grande: dall'oggetto, la stanza, la casa fino ad arrivare almondo, l'universo ed infine il nulla.

La particolaritàdel libro, oltre che nelle storie, è anche nella fattura: èstampato in offset, in bicromia, con una tiratura di 500 copie. PerTeiera è stato un investimento di risorse, umane ed economiche,considerevole, ma la soddisfazione per la qualità della fattura ci hagià ripagato degli sforzi. Adesso non ci resta che venderne un saccodi copie per far tornare i conti. A proposito, potete comprarlo qui.

In questoperiodo abbiamo tirato un po' le somme della nostra produzione,ci stiamo occupando di diversi progetti, stiamo avviando una nuovacollana, Infusi, con numero di pagine e formato fissi. Poi, stiamopensando alla terza antologia. Ma anche a un libro/gioco per ibambini.

Nelcorso di questi due anni siamo riuscite ad autoalimentare Teiera,fino alle Antologie dove abbiamo dovuto re-investire i nostririsparmi personali per la stampa, ma tutto quello che avevamo spesoinizialmente per avviare la produzione dei libri si è ripagato e ciha permesso di risparmiare qualcosa per i progetti successivi. Anchela vendita di Foto di Gruppo ha totalmente copertole spese di stampa, del viaggio a Lucca Comics 2010 e del relativobanchetto. Ten Steps Until Nothing è già abuon punto con il conto economico.

Si può dire che ci siautoproduce per tantissimi motivi, come già detto, per realizzarequalcosa che ci rappresenti senza filtri, per promuovere il propriolavoro, per dare spazio a idee che altrimenti resterebbero nelcassetto. Ma Teiera per noi è soprattutto e semplicemente una cosa checi piace fare, che ci diverte.
Certamente nel corso dei mesil'impegno nei nostri progetti ci ha portate notti in bianco, corse incopisteria, insulti al tecnico che ha fatto "Adatta alla pagina" senzadirlo. Ma vedere i nostri libretti prendere vita continua a divertircie ad entusiasmarci. A volte avere un'etichetta è come avere un secondolavoro, ti mangia tempo ed energie, ma se resisti fino alla messa invendita, vedere il riscontro del pubblico verso quello che fai, oh,quello sì che è un buon carburante.