Un corso è come un maiale: non si butta via niente!

[di Maribel Moreno]

Nella mia vita, di corsi ne ho fatti parecchi. Quiin Spagna, a Milano, a Macerata e, questa estate, "Progettareil libro" con Paolo Canton, a Cecchina, nell'atelier di SimoneRea [di questo corso abbiamo già parlato quie qui,NdR].
In generale, da un corso porto a casa nuovetecniche, prospettive diverse sull'illustrazione e sull'approccio altesto, relazioni personali che talvolta si trasformano in vere e duratureamicizie, e molti ricordi bellissimi.
In questo, il corso diCecchina è stato esemplare. Si è formato un gruppo veramente fantastico(mi hanno detto che qualche giorno fa si sono ritrovati sulle montagnetoscane per disegnare insieme per tre giorni. Ma è cominciata la scuola,io devo insegnare e non sono potuta andare. Uffa!). Abbiamo lavoratoun sacco e abbiamo imparato molte cose alle quali, quando facciamogli illustratori, pensiamo molto poco: formati, tecniche di stampa,cose fondamentali da sapere per evitare di commettere gravi errorinei progetti, e modi per presentare bene i nostri progetti. Per chiama l’albo illustrato, o i libri in generale, è davvero necessariocapire come si organizza la produzione, come bisogna strutturare ilcontenuto, pensando anche al contenitore, all’oggetto libro.

I progetti che ho realizzato aCecchina.

Poiabbiamo fatto degli esercizi di "progettazione rapida": riuscire, in pocheore, ad abbozzare una storia per parole e immagini adatta a una formadi libro che Paolo ci suggeriva e ci insegnava a fabbricare. Un lavorodi creatività molto interessante. Così interessante che ho decisodi portarlo nelle mie attività con i miei studenti.
Iosono insegnante di liceo artistico a Barcellona, e per il corso diquest'anno ho impostato tutto il lavoro sulla materia del “design”,con l'obiettivo di sondare e approfondire il processo di creazione estimolare la riflessione intellettuale necessaria per dare una solidabase agli elementi più strettamente creativi di qualsiasi progetto, chesia un libro, un'immagine, una pagina web, un book-trailer o uno spaziotematico.

Due mie allieveall'opera

Periniziare questo percorso, ho pensato di proporre ai miei allievi direalizzare personalmente il proprio taccuino: un luogo fisico nel qualeraccogliere schizzi e idee, uno spazio personale di pensiero e lavorocreativo. L'idea di base era avere un luogo unico nel quale raccoglieretutto il materiale pensato ed elaborato, gli spunti di ispirazione, gliappunti, in modo da evidenziare, al termine dell'attività scolastica,proprio la natura articolata, fluida e continua del processo diprogettazione e di creazione.
Ma in questo caso, i problemiche si pongono sono due: da una parte, i processi creativi e progettualidi ogni allievo sono diversi e si sviluppano su percorsi personali,per cui un taccuino standard non può andare bene; dall'altra, nessunopuò sapere in anticipo quanto tempo e quanto spazio occorreranno perarticolare il progetto, quanto sarà il materiale raccolto e, quindi,di quante pagine deve essere composto il taccuino.


Lafabbricazione del taccuino in classe è oggetto didiscussioni..


Un bel problema. Ma mi è tornata in mente una dellestrutture di libro imparate al corso. Si tratta di unalegatura inventata da una artigiana legatrice spagnola,Carmencho Arregui, che vive e lavora inItalia: la CSB Expander. CSB sta percross crossed structurebinding; Expander significa che il dorso di può allargare,aggiungendo nuove segnature al blocco libro, invece di cominciare unnuovo taccuino. Infatti sono convinta che, per insegnare ai ragazzia pensare ai progetti in forma unitaria, sia necessario che tuttoil loro lavoro di preparazione ed elaborazione resti raccolto inun unico taccuino.
Per i miei allievi, già il fatto direalizzare da soli, con le proprie mani, il principale strumento delloro lavoro nei prossimi mesi è stato entusiasmante. Speriamo chel'entusiasmo duri. Alla fine dell'anno scolastico spero di poter fareuna mostra di questi contenitori di idee e di sogni. Se ci riuscirò,condividerò con voi i risultati di questo lavoro.


... e dimolta allegria 

[Maribelha già scritto sul nostro blog, qui.]