Oggi riprendiamo il ciclo di interviste dedicato alle Case dei Topi, a cura di Beatrice Bosio. Intervistata è Alessia Napolitano della libreria Radice-Labirinto di Carpi. Qui trovate le altre interviste alle nostre librerie fiduciarie: Libreria Svoltastorie di Bari; Libreria (e festival) Tuttestorie di Cagliari; Libreria GiraeVolta di Jesi; Libreria Momo di Ravenna; Libreria Gli anni in tasca di Pisa; Libreria Farfilò di Verona; Libreria degli Asinelli di Varese; Spazio Libri La Cornice di Cantù; La tana del Bianconiglio di Maerne di Martellago; La Pazienza Arti e Libri di Ferrara; Testolinee Libreria dei Ragazzi di Manduria; Libreria Aribac di Milano; 365 storie di Matera; Libreria Dudi di Palermo; Libreria Trame di Bologna; Libreria Punta alla Luna di Milano; Libreria Baobab di Porcia.
[di Beatrice Bosio]
Ci presenti brevemente la tua libreria? Come si chiama, dove si trova, quando è stata aperta e da chi, chi ci lavora adesso, in cosa è specializzata e com’è strutturata?
Radice-Labirinto è stata aperta nel centro storico di Carpi, una cittadina in provincia di Modena, dodici anni fa, nel 2013. Dario Pignatti e io – Alessia Napolitano – siamo i due librai che hanno avviato l’impresa e che tuttora ci lavorano. Col tempo le nostre mansioni si sono differenziate: io mi occupo delle consulenze WhatsApp, della formazione e della comunicazione social, mentre Dario è sempre presente in negozio e si prende cura dei lettori, dei rifornimenti e di tutto ciò che riguarda la gestione amministrativa. Ci diamo una mano il più possibile, sapendo che ciascun aspetto concorre a tenere in piedi un esercizio commerciale che, come tante altre realtà, non può più contare solo su un “mestiere di bottega”. Radice-Labirinto è specializzata in editoria per bambini, in particolare per la fascia 0-12 anni: la nostra denominazione recita infatti “Libreria per l’infanzia”. Abbiamo a scaffale poco meno di 3000 titoli e cerchiamo di proporre ai nostri clienti una scelta che possa far emergere, nel vasto panorama editoriale dedicato ai bambini, i linguaggi che afferiscono alla letteratura. Abbiamo anche una piccola selezione di giocattoli, ninnoli per lo più, oggetti che non superano di molto il prezzo medio del libro, il nostro prodotto di riferimento.
Sul vostro sito c’è scritto che il nome della libreria si deve a una fiaba di Italo Calvino, La foresta radice-labirinto: qual è il tuo legame con questo racconto? Quale significato hanno per te le parole “radice” e “labirinto” e in particolare la loro associazione?
È un legame che potrei definire “antico”. Conobbi questo racconto di Calvino nel 1999. Al tempo conducevo dei laboratori di gioco nelle scuole dell’infanzia. Ai bambini piaceva sentir narrare questa storia e insieme “la giocavamo”, facendo anche gite di qualche ora per poter godere degli alberi e dell’erba mentre ci immaginavamo immersi nella foresta. Dei ricordi bellissimi. Così quando, dopo diversi corsi di specializzazione in letteratura per l’infanzia, Dario e io decidemmo di aprire la libreria, ci piacque l’idea di poter idealmente proseguire il gioco del racconto di Calvino immaginando che i libri e le piante della libreria potessero invadere la città e portare la linfa delle storie tra le sue strade. Nel tempo è rimasto il nome e noi, proprio come fa un bosco, siamo cambiati. Quella prima idea continua a germogliare indipendentemente da noi, regalando qualcosa di inaspettato e magico a chi ci segue da lontano o a chi viene a trovarci da diverse parti d’Italia. “Radice” e “labirinto” sono adesso due parole a noi care, parole che descrivono un percorso. Un giorno una lettrice ci disse che secondo lei Dario era la radice e io il labirinto. Oggi credo che, senza nemmeno accorgercene, abbiamo imparato a essere, entrambi, tutte e due le cose. Se per Calvino le fiabe sono “cataloghi di destini” e per Beatrice Solinas Donghi “si fondano sull’azione”, allora penso che Radice-Labirinto continui ad “accadere” ogni giorno, apertura dopo apertura, e a mutare, a seguire un suo cammino che, a volte, riporta quelle parole molto vicine, altre volte, invece, molto lontane.
Alla fiaba di Calvino, quindi, si deve, oltre al nome, il modo in cui la libreria è strutturata e si presenta: come un piccolo bosco. Ce la descrivi?
L’idea iniziale era quella di arredare la libreria con i mobili dell’Ikea, ma poi il caso ha voluto che nei mesi precedenti all’inaugurazione incontrassi Ilaria Vasdeki, un’architetta romana talentuosa che si stava dedicando all’ideazione di mobili per le camere dei bambini – intorno al 2010 ci fu il boom degli arredi montessoriani. Quando le raccontai del progetto di Radice-Labirinto, della fiaba, della foresta, di come immaginavo i leggii per la vetrina – glielo raccontai, per altro, durante il viaggio di ritorno da Bologna, dove la consulente Ikea con la quale avevamo appuntamento non si era presentata. Ilaria si entusiasmò e mi propose di occuparsi personalmente della realizzazione degli arredi della libreria. Una gran fortuna, perché Ilaria si rivelò essere, oltre che un’architetta competente e originale, una persona profondamente onesta e rispettosa del denaro altrui. Con poco, quindi, riuscimmo ad allestire i 23 metri quadrati della libreria di allora e a popolare gli scaffali e perfino il soffitto di tantissime piante. In vetrina comparvero i leggii-farfalla che tenevano sospesi i libri a mezz’aria, facendoli girare su se stessi appena un cliente apriva la porta. In quel poco spazio riuscimmo a montare anche un soppalco, sotto il quale raccontavo fiabe o accoglievo i nostri ospiti per le serate di formazione. Sono stati tempi molto belli. Nel 2017, quando ci siamo trasferiti dall’altra parte della strada in un negozio che offriva il doppio dello spazio per quasi la metà dell’affitto (un colpo di fortuna che ci ha permesso di non chiudere superando la crisi economica di quegli anni), Ilaria è stata di nuovo al nostro fianco: le piante popolano ancora il soffitto, il soppalco è diventato la casa del nostro focolare, e sebbene i leggii-farfalla non ci siano più, abbiamo tre vetrine che ci permettono di cambiare l’esposizione dei libri più agilmente (nel primo negozio, quando cambiavamo le vetrine, lo chiamavamo “il giorno di Oz”, perché sembrava di essere in mezzo a un tornado tanta era la confusione che si creava spostando anche un solo singolo mobile). L’amicizia con Ilaria, ancora oggi intima e speciale, è l’eredità più bella che la fiaba di Calvino ci ha lasciato.
Cosa mi dici, invece, della scelta di aprire una libreria proprio a Carpi? È la città tua e/o di Dario? Mi parli del territorio del modenese da un punto di vista culturale?
Carpi è la città di Dario, ma nel 2013 ci abitavamo entrambi. Un’attenta analisi del territorio da parte nostra ha evidenziato una serie di fattori a sostegno dell’impresa, ovvero: 70.000 abitanti, un comparto industriale non più così florido ma che aveva portato ricchezza sufficiente per fronteggiare in qualche modo la crisi del tessile, una biblioteca per ragazzi storica e bellissima, nessuna libreria specializzata, un centro storico abbastanza vivo… Insomma, c’erano i presupposti per provarci. Modena è la mia città e al tempo non aveva una libreria specializzata forte. Ci pensammo, ovviamente. Ma avevamo un bambino piccolo e sapevamo che aprire una libreria voleva dire molte ore di straordinari (anche se non immaginavamo quante!). La strada per andare a Modena era sempre molto trafficata e saremmo rincasati stanchi e troppo tardi la sera. Con un solo paio di nonni, per altro a Carpi, la scelta fu abbastanza obbligata. La nostra è una provincia ricca, ma Carpi, nonostante la presenza di piccole associazioni e una biblioteca che lavora con passione, resta una piazza difficile, immagino come tante altre città. Dopo il Covid molte cose sono cambiate, le abitudini del pubblico e le nostre – ne abbiamo perse alcune e acquisite altre. Il mondo dell’editoria ha subito un’improvvisa impennata, per poi ritrovarsi a dare calci a un cavallo che non voleva più saperne di galoppare come durante la pandemia. In altre parole, il picco del 2021 è stata una mera illusione: molto rapidamente le persone hanno cominciato a uscire meno di casa per acquistare beni di consumo e pochissime botteghe hanno la forza e la logistica per contrastare un mercato online tanto potente. Mi sembra si stia disgregando la comunità che anima le piazze, parla, dialoga, si mette in ascolto di un consiglio senza avere già in testa il prodotto desiderato. I negozi così come li conosciamo sono, secondo me, destinati a scomparire. Non credo sarà la mia generazione a veder rifiorire il commercio al dettaglio, forse saranno i nostri figli a inventarsi qualcosa. Noi ci sforzeremo di tenere aperto finché riusciamo.
Penso che molti librai, e in generale negozianti, condividano il tuo sconforto rispetto allo scenario attuale e come te avvertano l’urgenza di ripensare il mestiere di negoziante. Utili in tal senso sembrano essere l’uso dei social e la comunicazione, di cui tu ti occupi con molta cura. Quando hai iniziato a investire in questi due aspetti?
Iniziai nel 2013, quando nacque la libreria. Erano gli anni d’oro di Facebook, la mia generazione scopriva i social network e lo smartphone… C’era molto entusiasmo, come sempre agli inizi di qualcosa, e gli algoritmi ti aiutavano. Tante realtà, grazie a una comunicazione chiara e accattivante, sono riuscite a costruirsi in breve tempo delle basi molto solide che ancora oggi le sostengono. Ci sono settori che sui social vanno indubbiamente più forte, come cucina, benessere, abbigliamento... Dei libri, e soprattutto dei libri per bambini, non si può dire lo stesso. Le librerie anche qui faticano, ma si può comunque provare a ritagliarsi le proprie nicchie. Al momento io curo soprattutto Instagram e TikTok. A prescindere dal canale, la comunicazione è davvero complicata e riuscire a collocarsi nel panorama restando coerenti con il pensiero che si desidera veicolare è, per quanto mi riguarda, una faticaccia. Gestire i social è un lavoro, né più né meno: bisogna osservare come si muove l’attenzione del pubblico e cercare il proprio compromesso. Devo confessare che ormai mi sento vecchia per queste cose e a ogni nuovo reel mi percepisco sempre un po’ più stanca… Vorrei poter abbracciare una vita lavorativa diversa, non avere a che fare con la comunicazione social, potermi guadagnare da vivere con il mio mestiere senza espormi così tanto. Il fatto che una bottega non funzioni più tirando solo su la serranda è un ricatto enorme per molti di noi, ci costringe a cercare dei rimedi, delle alternative non necessariamente in linea con chi siamo in questo momento. Io, per esempio, non amo comparire nei video, ma al momento è la soluzione che funziona meglio per me. Un tempo organizzavo tante attività in libreria, ora non riesco più. Ho bisogno di stare vicino agli alberi, di dare un valore al mio tempo. Concentrandomi sui social, lavoro ancora molto chiaramente, ma da remoto, e quindi posso abitare in Appennino. Ed è questo ciò che ora sostiene il mio compromesso.
Tu e Dario come selezionate e disponete, grossomodo, i libri da Radice-Labirinto?
Ti direi che ormai, dopo dodici anni, siamo in grado di capire un libro dalle poche righe di presentazione sui tablet degli agenti. Ultimamente, però, ci è capitato di fare più errori di valutazione, e ci siamo domandati se siamo noi a esserci ammorbiditi o se sia effettivamente peggiorata la proposta editoriale. La verità è che se fosse per me – e per fortuna c’è Dario – ordinerei dieci libri al mese, non di più. Le sinossi dei libri mi lasciano davvero disorientata, mi sembrano tutti uguali: un libro per l’amicizia, uno per l’accoglienza, uno per l’ecologia, uno per parlare di emozioni… Da Radice-Labirinto disponiamo i libri per case editrici. Abbiamo solo tre piccoli scaffali dedicati a categorie speciali: cartonati, divulgazione scientifica e poesia.
Nell’ambito dell’editoria e della letteratura per l’infanzia le classificazioni per età non sono sempre ben viste, per paura che ostacolino l’incontro tra un libro e tutti i suoi possibili lettori. Al tempo stesso, però, lo sviluppo che avviene durante l’infanzia è caratterizzato da un susseguirsi di cambiamenti di cui ha senso tener conto. Da libraia, come affronti la questione? E come mai avete scelto i 12 anni per tracciare una sorta di confine (mi riferisco all’indicazione iniziale degli 0-12)?
Le fasce d’età sono diventate dalla metà del ’900 in poi parametri ineludibili, e anche a ragione. Gli studi condotti dalla psicologia evolutiva, dalla pedagogia e, non per ultime, le scoperte della psicanalisi, hanno cambiato il nostro modo di guardare al bambino e all’infanzia. Sappiamo che ci sono degli stadi di sviluppo e che è saggio conoscerli e accoglierli. Sarebbe impossibile e inutile cercare di distogliere la mente dei genitori e degli insegnanti da questi confini che si sono così ben radicati nel pensiero comune. Del resto, tutto il commercio che ruota intorno all’infanzia, dall’abbigliamento ai giocattoli, dal cibo ai libri, si basa sulle fasce d’età. Quando si tratta di editoria per bambini, però, bisogna fare i conti anche con l’idea, ormai molto diffusa, che il libro sia lo strumento privilegiato attraverso il quale stimolare l’intelligenza e la sensibilità dei bambini e l’oggetto migliore per costruire una relazione positiva con gli adulti di riferimento. La conseguenza per i librai, allora, può essere quella che le fasce d’età diventino confini rigidi ai quali attenersi senza troppe riflessioni. Le fasce d’età sanciscono di fatto un confine di sicurezza, ma possono anche privare gli adulti di un orizzonte, per così dire, “immaginativo”, portandoli ad ignorare due cose importantissime: che la forma in letteratura non è ancella del contenuto, e che la letteratura, essendo ‘inutile’ come qualsiasi altra forma d’arte, va donata con leggerezza. Come formatrice, per aiutare insegnanti e genitori a ritrovare la forma e la leggerezza della letteratura, ho ideato il percorso “Il Lettore Elementale” che prende in esame le principali fasce d’età e affianca a ciascuna – e quindi ai vari stadi di sviluppo – il concetto di coscienza. Ogni lettore è definito, in base ai suoi anni, con uno dei quattro elementi: lettore acqua (0-6), lettore terra (7-9), lettore aria (9-13) e lettore fuoco (14+). Prendere in esame la coscienza, argomento quanto mai interessante e controverso sia in ambito scientifico che filosofico, mi permette di far sbocciare dei piccoli universi di senso all’interno delle singole fasce d’età e quindi di portare lo sguardo dell’adulto sullo scaffale dei libri per bambini in modo nuovo, verso titoli che magari non avrebbe scelto. Il corso de “Il lettore acqua” è già completo e disponibile; “Il lettore terra” sarà online a partire da metà settembre. Radice-Labirinto è specializzata in libri per bambini fino ai dodici anni, perché ci sembra che questa età decreti la fine della prima e della seconda infanzia e apra le porte alla preadolescenza, periodo in cui cambiano le competenze dei lettori e quindi anche quelle del libraio.
Nonostante questo, però, sconfinate proponendo in libreria una piccola selezione di titoli per adulti: come mai? E come li scegliete?
Molte persone che negli anni hanno iniziato a seguire con costanza gli appuntamenti di formazione da noi organizzati, si sono scoperte – o riscoperte – lettrici. La loro passione per i libri, dapprima orientata esclusivamente sui libri per bambini, ha preso strade inaspettate andando verso nuovi orizzonti. Sollecitata dalle sempre più frequenti richieste di consigli di lettura per adulti, ho portato in libreria una piccola selezione di romanzi, saggi e racconti a me cari. Cerco di leggere tanto e resto – come credo tutti i librai – una gran compratrice di libri. Seguo alcune librerie di fiducia e prendo spunto dalle persone che stimo per arricchire la mia libreria domestica e, di conseguenza, il piccolo scaffale per adulti di Radice-Labirinto. Se visito una città o mi ci reco per lavoro, cerco sempre di fare una capatina in una libreria: resto affascinata da come altri librai compongono gli scaffali e mi piace chiedere loro consiglio. Scambiarsi o regalarsi libri ha un che di misterioso, qualcosa che passa tra le righe del nostro modo di sentire e vedere il mondo; così sono lieta che a Radice-Labirinto alcune lettrici cerchino questo spazio di lettura più intimo e personale, mi sento onorata e gratificata dalla fiducia che viene riposta in noi. Coltivo quel piccolo scaffale con molto amore.
Ci sono delle librerie tra quelle che visiti/hai visitato a cui sei particolarmente affezionata? Hai imparato qualcosa dai colleghi del mestiere che ci lavorano?
Purtroppo non ho molto tempo per frequentare le librerie lontane da dove vivo, ma seguo con affetto e stima Il treno di Bogotà (Vittorio Veneto, TV), Spazio B**K (Milano), Spazio Libri La Cornice (Cantù, CO), Due punti libreria (Trento), Pensiero Meridiano (Tropea) e Bufò (Torino). Da queste librerie e dai loro librai ho imparato soprattutto ‘per sottrazione’. Di ciascuna, infatti, ammiro degli aspetti che col tempo ho capito essere per me irraggiungibili. Vera Salton del Treno di Bogotà, per esempio, ha una conoscenza dei libri per adolescenti vasta e profonda, una conoscenza che non avrò mai, perché, di fatto, riesco ad amare solo pochi titoli dei libri che oggi vengono denominati Young Adult (uno dei motivi per cui siamo una libreria 0-12). Delle libraie di Spazio B**K ammiro la grande capacità comunicativa, sempre scoppiettante, unisex, e saldamente ancorata al presente, insomma il loro essere “pop” ; io mi percepisco decisamente più ingessata e forse un po’ troppo ancorata all’idea che un libro possa essere meravigliosamente inutile. Dei librai di Spazio Libri La Cornice apprezzo l’entusiasmo, la presenza attiva sul territorio, la qualità degli eventi che organizzano; via via che gli anni passano si fa strada in me un animo solitario e quieto e sento il bisogno di un rapporto sempre più intimo con la lettura. Dei librai di Due punti libreria stimo la capacità di riuscire a mettere in perfetta relazione il libro e il lettore e la freschezza e l’allegria delle loro proposte; mi sento sempre timida nei confronti dei libri, fatico a presentarli sulla base dell’argomento di cui trattano o del tipo di lettore al quale si rivolgono… In effetti il mio è uno sguardo rarefatto sui libri, molto più legato alla scrittura in sé che non al legame che i lettori potrebbero instaurare o meno con un certo titolo. Della libraia di Pensiero meridiano ammiro la dialettica, il suo muoversi con disinvoltura tra tanti generi diversi, l’eleganza, la ponderatezza, la sua capacità di leggere così tanto; io sono una lettrice lentissima, ahimè. Della libraia di Bufò stimo la forza, la tenacia, il percorso che ha costruito negli anni con i suoi lettori, la sua capacità di accogliere il presente con tutte le sue contraddizioni, il saper raccontare la sua libreria come parte del proprio vissuto e del suo cuore. Forse la cosa più importante che ho imparato da queste librerie è guardare a Radice-Labirinto con quell’amore che si ha per un cammino di ricerca che sa mettere in luce e in ombra ciò che possiamo dare e ciò che invece non siamo pronti o in grado di offrire.
Pensando a Radice-Labirinto e a ciò che la contraddistingue nel panorama di librerie indipendenti, a me personalmente viene in mente la poesia, in particolare la tua rubrica su Instagram “Domenica è poesia”. Qual è il tuo rapporto con questo genere letterario?
Agli inizi avevamo un piccolo festival legato alla poesia per bambini, intitolato Semi e parole. Facemmo tre belle edizioni allestendo la piazza davanti a Radice-Labirinto. Poi nel 2020 inaugurai, senza un vero progetto alle spalle, la rubrica “Domenica è poesia”. In quegli anni andavo a camminare quasi ogni giorno per i campi appena fuori Carpi. Facevo sempre lo stesso giro e avevo imparato a notare i minimi cambiamenti della natura: l’alternarsi delle erbe nei fossi, l’accrescersi della vite, come il contadino potava gli alberi da frutto. Ho un ricordo meraviglioso di quel periodo. Scrivevo anche un diario, che avevo chiamato “Semplici passeggiate”: accompagnavo le foto che scattavo con due parole tra il poetico e lo strampalato. Proprio quell’anno ricominciai a leggere la poesia. Mio padre me ne faceva imparare tanta a memoria quando ero piccola e credo proprio che la potenza dei versi mi sia entrata dentro in quegli anni per poi riaffiorare in superficie al momento opportuno. In quegli anni ho sentito la poesia vicina, viva e vitale. Non poesia per bambini però, ma per adulti. Pensando che la poesia potesse essere un dono anche per le lettrici di Radice-Labirinto, ho iniziato a pubblicare ogni domenica una poesia, insieme a un’immagine e a un pensiero scritto di getto per aiutare le persone a ‘entrare’ nei versi. La rubrica è molto piaciuta.
Quali sono stati i libri più venduti nella storia di Radice-Labirinto e cosa possono dirci questi titoli della tua libreria?
Il libro più venduto da Radice-Labirinto è Leo e Lia di Laura Orvieto (Giunti): se un libro pubblicato per la prima volta nel 1909 è da noi il primo in classifica, non possiamo che essere una libreria decisamente vintage! Battute a parte, trovo che la grazia della scrittura di Leo e Lia sia a tutt’oggi ineguagliata. L’autrice riesce a raccontare “l’aprirsi alla vita dei suoi figli”, col talento di chi sa veicolare, nella forma semplice ma mai banale della letteratura per bambini, il mistero dell’infanzia. Per questo anche l’adulto può goderne: leggere Laura Orvieto è spalancare una finestra sul proprio essere genitori e ritrovare contemporaneamente il profumo delle stanze abitate da bambini. In seconda posizione c’è Storie della notte di Kitty Crowther (Topipittori), un libro splendido che nella forma della scrittura e nel segno dell’illustrazione porta il piccolo lettore nel mondo oltre il mondo, in quell’invisibile che sempre accade e che riguarda intimamente l’infanzia. Infine, il terzo è Atalanta di Gianni Rodari (Einaudi), altro capolavoro vintage. La prosa di Rodari è così fresca e al tempo stesso così profonda da riuscire ad attraversare il mito greco con la lievità che spero di trovare quando ci si prefigge di riportare alla luce cose che, come scrive Salustio, “non avvennero mai, ma sono sempre”.
E quali sono stati i titoli meno venduti dal 2013 a oggi (altra rubrica molto originale sul profilo Instagram della vostra libreria)? Secondo te cosa li rende respingenti, e perché invece andrebbero riscoperti?
La rubrica dei meno venduti è nata per gioco tra me e Mariachiara Ronzoni (detta Maki), che mi aiuta a gestire Instagram. All’inizio pensavamo di stilare la classifica dei più venduti, ma dato che da Radice-Labirinto sono gli stessi da molti anni, abbiamo deciso di ribaltare la prospettiva. Tutti i titoli che trovano posto in questa insolita classifica, pur venendo scelti a fatica dal pubblico adulto, sono secondo noi meravigliosi. Credo che il motivo del loro ‘insuccesso’ sia semplice: sono libri che offrono ai bambini un linguaggio squisitamente letterario e presentano un grado di ricerca nel rapporto tra testo e immagine altissimo. Il pubblico che oggi acquista libri per bambini, un pubblico prevalentemente femminile, si muove per rispecchiamento, cerca cioè un linguaggio che riconosca come facile e immediato e un contenuto immediatamente spendibile. La qualità letteraria che caratterizza i dieci libri meno venduti apre invece le porte alla sospensione, all’ambiguità, al perturbante, all’inconosciuto e all’inconoscibile. Non si cerca niente, o quasi, di tutto questo nei libri per bambini, perché l’attenzione è rivolta esclusivamente al libro utile, inclusivo, politico, capace in qualche modo di fare leva sulle nostre emozioni e di garantire – agli adulti in primis – ‘un’esperienza di lettura’ (del resto tutto il commercio ormai si muove intorno alle ‘esperienze’). Il libro deve quindi subito parlarci, capirci, emozionarci… altrimenti niente. Vogliamo che il libro sia unico come noi, che calzi perfettamente coi nostri stati d’animo, che come una bussola ci indichi nel vasto panorama editoriale altri libri simili, capaci di consolarci e appassionarci in modo analogo. Al contrario, i nostri dieci titoli meno venduti richiedono uno sforzo, una comprensione che vada ben oltre il fare “snorkeling” appena sotto la superficie e trascini invece fin sulla soglia dell’abisso. Può sembrare strano parlando di letteratura per l’infanzia, eppure dietro alla semplicità dei linguaggi letterari dedicati ai bambini si cela spesso grande profondità. Un bambino potrebbe non esserne pienamente consapevole durante la lettura, ma poi crescendo potrebbe scoprirsi in possesso di una chiave dorata in grado di dischiudere in lui il senso del mistero e una compassione profonda per se stesso, per gli altri e per il cosmo. Ecco perché, soprattutto oggigiorno, è quanto mai importante offrire i linguaggi dell’arte fin dall’infanzia: ognuno ha diritto ad almeno una chiave d’oro. Mi auguro che soprattutto nelle scuole i dieci libri meno venduti trovino posto.
Sempre a proposito di titoli, quali sono i tuoi preferiti del catalogo Topipittori, che conosci bene in quanto libraia di una Casa dei topi?
Tra i miei libri preferiti del catalogo Topipittori c’è sicuramente Il viaggio sul pesce di Tom Seidmann-Freud per l’eleganza della scrittura e delle tavole, per gli immaginari delicati che apre nel cuore del lettore bambino. Poi amo Il segreto delle cose di María José Ferrada e Gaia Stella (traduzione di Marta Rota Núñez) e Il tuo nido, il mondo di Carl Norac e Anne Herbauts (traduzione di Silvia Vecchini). In entrambe le raccolte i testi sono dotati di quel non detto, di quell’invenzione e quella profondità che posso senza fallo attribuire al linguaggio poetico. E poi non posso non citare Sole luna e stella di Kurt Vonnegut e Ivan Chermayeff (traduzione di Monica Pareschi), perché ha un nucleo luminoso talmente brillante da stupirmi ogni volta che lo leggo. Immaginare il mondo visto da un neonato e saper trovare le parole esatte per dirlo; pensare che il mondo non sia l’albero, il fiume, la casa, ma la madre, il padre, la balia i quali sbocciano come un minuscolo universo nello sguardo del bambino… cosa si può chiedere di più alla letteratura se non questo miracolo di bellezza che disvela a noi qualcosa che non credevamo di poter sapere? Meraviglioso.
Sul sito descrivete Radice-Labirinto come “un luogo dove intrecciare relazioni e dove scambiarsi pensieri”, un luogo che ha tante facce – le vostre e quelle di chi lo frequenta. Chi sono a grandi linee i clienti della vostra libreria? E in che modo cercate di instaurare con ciascuno di loro un buon rapporto?
Questa frase, che risale ai tempi dell’apertura, è stata sicuramente vera fino al 2019, ma dopo il Covid le cose sono cambiate, il mondo è cambiato e anche noi. Il piccolissimo magazzino del nuovo negozio, pensato inizialmente per ospitare le sedie per le nostre “80 lune” – incontri serali rivolti agli adulti sull’infanzia – è stato riprogettato per preparare le spedizioni online. La fatica di gestire questa nuova parte della vendita (che per una piccola bottega non automatizzata è un gran lavoro) ci ha fatto perdere le energie e quindi l’entusiasmo per gli incontri serali e per tutto ciò che prima era relazione tra noi e i cittadini. Il fiorire dei miei corsi di formazione online e in presenza ha determinato un’entrata economica importante per la sopravvivenza della libreria (molto più degli introiti delle serate) e di conseguenza un maggior investimento di tempo e studio. Direi, perciò, che oggi come oggi Radice-Labirinto è più che altro un luogo virtuale dove intrecciare relazioni e scambiarsi pensieri, il che è comunque molto bello e non esclude ripercussioni positive sul luogo fisico. Affezionate lettrici ci vengono a trovare anche da molto lontano perché riconoscono e ricercano con consapevolezza il nostro approccio all’editoria per l’infanzia, e questo ci regala grandi soddisfazioni. Dedico cura e attenzione alla mia relazione con le lettrici ed è grazie al continuo confronto e dialogo con loro che i miei percorsi formativi evolvono e si rinnovano. La pagina Instagram dedicata alla mia formazione (Alessia Napolitano trama e ordito) è una vera e propria “comunità dialogante” così come lo sono le mie newsletter “Sassolini” su Substack. Le “80 lune” a cui accennavo prima sono state un’esperienza davvero magnifica: tante persone interessanti, alcune delle quali oggi famose, sono passate da Radice-Labirinto in occasione di questi incontri. Grazie all’entusiasmo di Mariachiara, stiamo pensando di organizzare alcuni nuovi incontri per l’autunno. Contribuiscono a rafforzare le relazioni con i clienti e a favorire scambi alle volte davvero intimi e profondi anche le consulenze WhatsApp. Nei mesi più tranquilli dedico a questo servizio uno o due giorni a settimana: rispondo ai messaggi ricevuti non limitandomi all’invio di semplici foto di copertine dei libri ma con lunghi audio di spiegazione. Le consulenze sono gratuite, come se i clienti entrassero fisicamente in libreria e mi chiedessero un consiglio, ma, se soddisfatti, l’invito è quello di acquistare da Radice-Labirinto uno o più libri tra quelli proposti. È un servizio che richiede tempo e dedizione, ma riscuote un certo successo e ci aiuta a fidelizzare i clienti. Con le persone che mi scrivono s’instaura spesso un vero e proprio rapporto di fiducia. Per quando riguarda le relazioni di persona, Dario, che è il libraio sempre presente in libreria, è un libraio dall’animo gentile, competente e molto disponibile: può essere proprio un bell’incontro per chiunque varchi la soglia del negozio.
Quali esperienze formative e lavorative avete avuto tu e Dario prima dell’apertura della libreria e cosa vi ha spinti a un certo punto a intraprendere questo progetto?
Dario ha lavorato per diversi anni nelle due principali librerie di Carpi, appassionandosi così al mestiere e acquisendo le basi tecniche necessarie. Entrambi abbiamo frequentato l’Accademia Drosselmeier di Bologna, io nel 2009 e lui nel 2010, esperienza significativa e importante. La mia formazione era classica, mentre lui aveva alle spalle studi di informatica: una bella abbinata. Inizialmente provammo ad aprire una libreria per ragazzi in collaborazione con la libreria indipendente di Carpi “La Fenice” (ci saremmo voluti chiamare “L’uovo della fenice”), ma la crisi economica di quegli anni fece desistere gli allora proprietari dal fare l’azzardo. E così decidemmo di lanciarci da soli. A spingerci fu il desiderio di avere un lavoro continuativo (all’epoca eravamo entrambi precari) e di poter parlare con le persone di libri e infanzia. In tutta onestà, non avevamo le idee così chiare al tempo; o meglio, non c’eravamo posti più di tanto la domanda. Sapevamo di voler portare libri e giocattoli belli nella piazza di Carpi. Una volta aperta Radice-Labirinto, ci siamo ritagliati i nostri ruoli: io ho iniziato a scrivere e a dedicarmi alla formazione, Dario invece ha avuto la conferma che per lui stare dietro al bancone della libreria era la cosa più bella del mondo.
C’è qualcosa del mestiere di libraia, anche per come lo hai ripensato e lo pratichi quotidianamente, che ti piace ancora tanto e che ti ripaga, almeno in parte, delle tante difficoltà di questo tempo?
Mi piace il profumo dei libri nuovi, entrare in un negozio bello come Radice-Labirinto, parlare di libri, riflettere di infanzia e lettura insieme alle mie lettrici. Mi piace terminare le formazioni con la soddisfazione di aver visto accendersi pensieri come scintille. Mi piace raccontare le fiabe a memoria e mettermi in ascolto dei bambini che mi ascoltano. Mi piace tantissimo il lavoro di squadra, quando in libreria si sta insieme, si ride, si scherza, si progetta il futuro, fosse anche solo per la settimana prossima. Mi piace immaginare le vetrine. Mi piace emozionarmi quando leggo una storia ben scritta. Mi piace essere libraia, è un mestiere molto bello, anche se da pazzi idealisti – perché solo i pazzi idealisti possono decidere di aprire un negozio per vendere un prodotto che non va forte sul mercato. Restiamo aperti finché non cambia il vento, direbbe Mary Poppins, e se cambierà proveremo a reinventarci ancora. In fondo, a pensarci bene, anche una libreria per bambini è stata una gran bella invenzione, un sogno, un’utopia. Sapremo trovarne un’altra, se sarà necessario.
Un’ultima richiesta prima di salutarci: come convincere i lettori che ancora non conoscono Radice-Labirinto a fare presto un salto a Carpi per venirvi a trovare?
Una libreria può essere un luogo dove iniziare a muovere pensieri nuovi: oltre a una selezione a scaffale molto curata, Radice-Labirinto offre la possibilità di riflettere con sguardi inaspettati e profondi sul libro per bambini, sul gesto di leggere e sull’infanzia. Le consulenze possono essere fatte anche a distanza – grazie al canale WhatsApp, come dicevamo –; inoltre è in essere da 12 anni, e non conosce periodi di crisi, il nostro speciale abbonamento “Il cestino di Mirtillo”. A diverse fasce di prezzo si può ricevere mensilmente a casa, tramite posta, un libro scelto da noi librai, accompagnato da una lettera personalizzata che lo racconta offrendo una chiave di lettura inedita. Il messaggero è Mirtillo, creatura silvana che narra della sua foresta nel corso delle stagioni. I libri che si ricevono con questo abbonamento sono spesso inaspettati e poco scontati, per questo “Il cestino di Mirtillo” è un ottimo modo per fare nuove ed entusiasmanti scoperte. Sulle pagine social della libreria sono disponibili molti contenuti di qualità, è possibile assistere alle dirette dedicate alle migliori novità editoriali e leggere numerose recensioni di libri. Negli anni Radice-Labirinto ha creato intorno a sé una piccola e vibrante comunità di lettrici affezionate: farne parte può essere una fantastica occasione per approfondire la propria conoscenza nell’ambito dell’editoria per l’infanzia.