[di Antonella Abbatiello]
L'Albero aL'Aquila. |
Nell’estate del 2009, in luglio,sono stata nelle tendopoli de L’Aquila, su invito del festivalMinimondi. Ai bambini aquilani ho portato grandi pennelli emolti colori. Insieme abbiamo dipinto grandissimi fogli, riempiendoli diprati, foglie, fiori, animali.
La mattina dopo il mio rientroa Roma, mi sono svegliata con una forte impressione visiva: vedevo quellegrandi fioriture sopra i muri distrutti de L’Aquila, che in quei giornimi avevano sconvolto. Le due impressioni si sovrapponevano. Quando poiMinimondi, nell'ottobre del 2009, mi ha invitato a realizzare qualcosa perla prima edizione del festival L’Aquila Fenice, ho subitoproposto L’Albero, che si era materializzato nella mia immaginazionecon precisione.
L'Albero aL'Aquila. |
Ho immaginatoun albero grandissimo, quanto la facciata di un palazzo. E così èstato. L’Albero de L’Aquila misura dieci metri per dieci, ed è ilpiù piccolo. Quelli di Parma cinque metri per venti, quello di Palermonove metri per tredici, quello di Ladispoli, dodici per dodici.
Non so più quanti bambini hanno partecipato: moltissimi, più dimille.
Ho lavorato con tutti gli insegnanti, che a loro voltahanno lavorato ciascuno con la propria classe. Una vera ‘struttura adalbero’.
Ho raccontato ai maestri il senso del progetto e hoinsegnato loro la tecnica per far realizzare ai bambini le ‘foglie’,ovvero i dipinti con acrilici di colori puri e piatti, e forme semplici,essenziali. I maestri hanno ricevuto i fogli di pvc (materiale plasticoresistente, impermeabile ed economico), colori e pennelli da distribuireai bambini.
Hanno avuto un mese di tempo perlavorare con i bambini sul tema che loro stessi avevano scelto. Alla fine,tutti i fogli-foglie sono stati raccolti e commentati.
In ogni luogo dove è cresciuto, L'Albero ha acquisito fisionomiadiversa.
A L’Aquila, l’albero rappresentaL'Albero della Vita, simbolo di rinascita della città dopoil terremoto.
A Parma, l’albero è diventatoL’Albero dei bambini, un tema giocoso e libero,pieno di allegria.
A Palermo, l’albero diventaL’Albero di domani, segno di speranza in una terraoppressa dalla criminalità. Si ispira all’“Albero” Falcone,simbolo della lotta alla mafia.
A Ladispoli, l’albero è L’Albero della legalità, fortementevoluto da una Biblioteca speciale, dedicata a Peppino Impastato,che propone progetti specifici dedicati al tema della legalità.
In tutti i luoghi dove ho realizzato L’Albero, ogni bambino hainventato e dipinto la figura che desiderava mettere sui rami. Dietroogni figura c’è una piccola storia.
A L’Aquila ibambini hanno dipinto soprattutto case: case nuove dove vorrebberovivere e anche le loro case rotte, distrutte dal terremoto. Hannodipinto ambulanze, ospedali e soprattutto Vigili del Fuoco,figure particolarmente amate e significative nella tragedia chehanno vissuto. Hanno dipinto aquile e molti orologi con le lancettesull’ora 3.32: l’ora esatta della scossa di terremoto del 6 aprile2009. Alla fine del lavoro gli insegnanti mi hanno detto che è stataun’occasione per un importante lavoro terapeutico. L’effetto èstato del tutto involontario e perciò ancora più efficace.
Per la realizzazione degli alberi, ho usato materiali particolarimai sperimentati prima, che ho dovuto immaginare e poi cercare, spessocon grande difficoltà, e con pochissime risorse economiche. Comela grande rete, sulla quale tutti i pezzi dipinti sono statiincollati. Inizialmente avevo trovato diverse reti, di plastica dagiardinaggio o metalliche da edilizia, ma poco robuste, o troppo costose,o troppo pesanti, o in rotoli troppo stretti. Infine, dopo giorni diricerca, ho trovato quella perfetta. La rete da uccelliere, leggera erobustissima, economica e in grandi rotoli larghi cinque metri.
Con due teli accostati, lunghi dieci metri e cuciti insiemecon filo da pesca, ho realizzato un foglio di cento metri quadrati,e ho risolto il problema più importante: come far stare in piediper molto tempo un albero così grande.
Con la splendidacollaborazione di molti insegnanti abbiamo composto tutti i pezzi,incollandoli con decine di chili di colla Bostik (oltre cinquantachili per ogni Albero), in grandi palestre messe a disposizione dallescuole, lavorando per almeno una settimana per ogni installazione.
Due Alberi aParma. |
L'Albero aLadispoli. |
Quando il 31 ottobre 2009, ho visto L’Albero sul murode L’Aquila, ho visto letteralmente un sogno realizzato. Ecosì a Parma, nel marzo 2010, dove il Festival Minimondi mi hachiesto di ‘piantare’ due alberi sul grande muro a pochi passidallo splendida Cattedrale. Qui sono stati coinvolti i bambinidi Parma insieme agli stessi de L’Aquila.
L'Albero aPalermo. |
L'Albero aPalermo. |
APalermo, il festival Minimondi ha partecipato alle iniziative dellagiornata dedicata alla lotta alla mafia, il 23 maggio 2010. Ogni anno,in quella data, Palermo ricorda il giorno dell’uccisione del giudiceGiovanni Falcone, e per tutta la giornata la città si mobilita conmoltissime iniziative, soprattutto nella piazza Magione, la piazza delquartiere dove abitavano da ragazzi i giudici Falcone e Borsellino. Anchein quella occasione mi è stato chiesto di ‘piantare’ un albero,composto dai dipinti dei bambini di Palermo, de L’Aquila e diParma.
Per una singolare coincidenza l’albero di Palermosembrava germogliato dal più importante simbolo della lotta alla mafia,l'“Albero” Falcone. Forse per questo motivo è ancora intatto,nonostante tutti a Palermo ci avessero avvertito che sarebbe durato unasettimana, bruciato o strappato dalla microcriminalità che normalmentefrequenta la piazza.
La figuradell’albero è semplice e complessa. È una delle prime figure che ibambini istintivamente disegnano ed è anche uno dei simboli più potentinell’immaginario di tutti i popoli e i tempi. È un simbolo universaledi vita e di rinascita, per questo non smette mai di affascinarci.
Personalmente, mi ha sempre emozionato il magnifico Albero della Vita della Cattedrale diOtranto. Anche i coloratissimi Alberi della Vitamessicani, rigogliosi e brulicanti di figure, mi affascinano dasempre. Danno una sensazione di prorompente vitalità ed energiapositiva, la loro vista fa star bene e mette allegria.
Ho una formazione accademica, ma l’arte popolare mi ha sempreattratto: dai tappeti caucasici ai tessuti messicani, dai legni intagliativaldostani ai presepi napoletani della mia terra d’origine. È“un’arte che non bara”, diceva Mirò.
Per me‘piantare’ questi Alberi, così come fare illustrazione e fare libriper bambini è fare ‘arte popolare’, nel senso più profondo deltermine. Gli elementi comuni dell’arte popolare sono sempre presentinel mio lavoro: animali, figure fiabesche e soprattutto alberi.
Albero dellaVita. Messico. |
Albero dellaVita. Messico. |