Un elefante nascosto nella felpa

S. Bonanni,Style piccoli 2012. Foto FedericoMiletto.

Alcunigiorni fa, abbiamo ricevuto questo messaggio da SilviaBonanni, arcinota illustratrice lombarda, che diceva:

Gentilissimi tutti,
vi segnaloche è in edicola dal 19 gennaio il numero della rivista bimestrale
Style Piccoli del Corriere DellaSera di gennaio/febbraio con un servizio di moda fatto con imiei assemblaggi di animali tutti griffati! Inoltre, oggi, lunedì 16gennaio il servizio sarà in mostra al Coin di Milano in piazza 5 giornatedalle 17.30 alle 20, per poi essere esposto a Firenze durante la fieraPitti Bimbo.

S. Bonanni,Style piccoli 2012. Foto FedericoMiletto.

Ilmessaggio ci è parso

S. Bonanni,Style piccoli 2012. Foto FedericoMiletto.

interessante:una tecnica di illustrazione passa dall'albo per bambini a unservizio fotografico di moda per poi diventare una mostra in un grandemagazzino e infine essere ospitata in uno dei luoghi storici dellamoda italiana. Gli animali di Silvia, forse proprio grazie alla naturametamorfica che li contraddistingue, - quel loro prendere e perdere formacosì rapidamente, grazie a piccoli gesti -, sono in grado di saltaresteccati e confini e passare da un ambito all'altro senza difficoltàe stonature.
Così ci è venuta la curiosità di chiedere aSilvia, che conosciamo bene, anche perché condividiamo il medesimo gruppomilanese di lettura, qualcosa di questo lavoro. Perchériflettere sulle potenzialità dei linguaggi dell'illustrazione, e deicampi professionali in cui possono essere applicati con successo, a nostroavviso è importante. Silvia con grande disponibilità ha accettato dirispondere alle nostre domande.

Quandoe come hai cominciato a sperimentare questa tecnica che chiami'assemblaggio'?

Tutto è iniziato con unoroscopo, era il 2005 e io stavo cercando un modo originale di illustrarelo Zodiaco per propormi ad alcune riviste di moda. Per fortuna all'artdirector di Elle piacquero i miei nuovi assemblaggifotografici. Qualche tempo dopo, Einaudi ragazzi mi chiese se avessi unmio progetto editoriale per bambini sugli animali e io proposi quello chepoi divenne Zoo di cose, uscitonel 2008. Quando, nel 2010, Coccinelle mi affidò una commissione,non ebbi dubbi sullo stile da adottare e feci Zoo of Socks: quattro borse divelluto materiche con animali, realizzati con bottoni, cerniere, toppe ecalze. Fino ad arrivare a poche settimane fa, quando, per Stylepiccoli, ho trasformato abiti e accessori in animalicolorati.

Il servizioper Style piccoli in mostra al Coin diMilano.


In cosa consiste questa tecnica e per quale ragione tipiace?
Si tratta di assemblare provvisoriamenteoggetti o capi di abbigliamento a cui do la forma di animali che poifaccio fotografare. Mi diverte giocare con la fantasia, dando nuovavita alle cose: un modo per guardare la realtà da un'altra prospettiva,provando anche a sensibilizzare chi guarda sui temi del riciclo. Ormaimi viene naturale guardare le cose con occhi diversi, vedo elefantinascosti in felpe sportive o eleganti cigni in abiti di pizzo.

SilviaBonanni, Zodiaco per Elle,2005.


Ti sei ispirata a qualche esempio di artista oillustratore?
La mia ispirazione si richiamaai grandi artisti del Novecento, dal Duchamp dei readymade alle sculture di Picasso. Pensando all'Italia,non posso non citare Bruno Munari ed Enrico Baj: due puntidi riferimento imprescindibili.



SilviaBonanni, Zoo of Socks per Coccinelle,2010.


Quando hai pensato di poter far sconfinare questatecnica dalle pagine dei libri verso altri spazi e con altrefunzioni?
In realtà non ho mai pensatodavvero in questi termini. Mi vengono idee e dalle idee nascono iprogetti, che all'inizio non so se potranno diventare immagini perlibri, giocattoli, accessori di moda o chissà cos'altro. Il miolavoro - se mi ci fai pensare - si muove sempre ai limiti tra unadisciplina e un'altra; mi piace dare fiato alle idee, cercando unamia personale sintesi espressiva.

Hai cercato di sondarenuovi terreni di tua iniziativa o ti è stata fatta una richiestaprecisa da parte di un committente?
Diciamo chesono strade che si incontrano.

Incosa è diverso illustrare per un albo illustrato e illustrare per unservizio fotografico?
La differenza principalesta in chi guarda, nel pubblico di riferimento. Una rivistafemminile o di moda deve attirare l'attenzione su un prodotto,nell'albo illustrato l'intento è quello di stimolare la fantasiadel bambino.



Silvia Bonanni,Zoo di cose, Einaudi, 2008. Foto di IvanSerafino.


Qual è il compito dell'immagine nell'uno e nell'altrocaso?
L'immagine illustra e racconta, equesto resta - almeno a mio avviso - il suo compito principalein entrambi i casi. Certo le storie raccontate per immagini neidue casi sono diverse: da un lato prodotti griffati, dall'altrofilastrocche o storie per bambini.



Silvia Bonanni,Zoo di cose, Einaudi, 2008. Foto di IvanSerafino.


In che modo hai realizzato gli assemblaggi per il serviziofotografico? Com'è il rapporto con il fotografo?
In un primo momento si scelgono - nel mio caso negli showroomdei marchi selezionati dalla rivista - i diversi capi. Scelti imateriali in base alle forme e ai colori, si passa alla fase creativa:quali animali fare, quali inquadrature, quale distribuzione dellefigure nelle pagine.
Infine, nello studio fotografico, siriassemblano le scene, ricomponendo le pagine e spiegando al fotografoquali inquadrature si vogliono realizzare. Il fotografo, come ovvio,è fondamentale, sia per il contributo tecnico, sia per i consigli chepuò dare in corso di realizzazione del lavoro. L'immagine fotografica èla sintesi finale di un percorso a quattro mani: io animo i personaggiche il fotografo ferma in uno scatto.



Silvia Bonanni,laboratorio-spettacolo da Zoo di cose, Minimondi. Fotodi Luca Ianelli


Questa esperienza ti ha insegnato qualcosa di nuovosugli assemblaggi che potrebbe servirti anche per la tua attivitàdi illustratrice?
Si tratta, senza dubbio, diuna esperienza arricchente. Lavorare su più fronti è sempre unostimolo.

Giocare coi vestiti e conle cose, creando altro con le loro forme, è un modalità creativaspontanea dei bambini. Hai mai fatto attività laboratoriali rivoltea loro con la tecnica dell'assemblaggio?

Sì,lo faccio da molti anni. In scuole ebiblioteche propongo un laboratorio che si ispira direttamente al miolibro Zoo di cose. Per fiere e mostre del libro hoanche ideato uno spettacolo di mimo, dedicato ai bambini della fasciaprescolare.



Silvia Bonanni, laboratorio daZoo di cose, Castelfranco Veneto. Foto di EliaZardo.

 Inche modo a tuo avviso un illustratore di albi può allargare ilraggio d'azione dei suoi linguaggi e delle sue tecniche ad attivitàdiverse? Tu come ti sei promossa? È stato un obiettivo difficile daottenere?
Ciascuno deve compiere il suo percorso,seguendo il filo rosso della propria vena creativa. Promuovere ilproprio lavoro non è facile; io ho bussato a tante porte, cercandodi aprirmi diverse strade. Ora, per esempio, sto lavorando a nuoviprogetti e penso a morbide sculture di calze o a brevi video instop motion. Quanto ai traguardi, sono sempredifficili da raggiungere, anche se bisogna avere fiducia in se stessie non demordere mai: come si legge in un mio collage per il libroChe cosa ci vuole,credo ancora che "Chi semina raccoglie".


GianniRodari, Silvia Bonanni, Che cosa ci vuole, Emme,2006.