Un’officina di libri, arte e cucina

Per il ciclo di interviste dedicato alle Case dei Topi, a cura di Beatrice Bosio, oggi parliamo con Sandra Gobbato, Giulia Giazzoli, Francesco Saviola, Marta Raimondi, Elisa Gavioli e Paolo Cremonesi della libreria Mutty di Castiglione delle Stiviere. Qui trovate le altre interviste alle nostre librerie fiduciarie: libreria Piccoloblu di Rovereto; libreria MarcoPolo di Venezia; libreria Radice-labirinto di Carpi; Libreria Svoltastorie di Bari;  Libreria (e festival) Tuttestorie di Cagliari; Libreria GiraeVolta di Jesi; Libreria Momo di Ravenna; Libreria Gli anni in tasca di Pisa; Libreria Farfilò di Verona; Libreria degli Asinelli di Varese; Spazio Libri La Cornice di Cantù; La tana del Bianconiglio di Maerne di Martellago; La Pazienza Arti e Libri di Ferrara; Testolinee Libreria dei Ragazzi di Manduria; Libreria Aribac di Milano; 365 storie di Matera; Libreria Dudi di Palermo; Libreria Trame di Bologna; Libreria Punta alla Luna di Milano; Libreria Baobab di Porcia.

[di Beatrice Bosio]

 
Mi raccontate brevemente Mutty?
 
Mutty ha aperto le sue porte nel 2013, nelle ex officine dei fabbri Mutti, attive fino agli anni Sessanta. Già allora questo luogo era vocato alla cultura, in quanto ritrovo di artigiani e artisti del movimento del Chiarismo lombardo. Mantenendo la struttura e il profilo estetico originario, oggi il nuovo spazio è in ferro, vetro e legno, e ospita una libreria indipendente e uno spazio espositivo.
Mutty è nata da un’idea di Giovanni Saviola, imprenditore e artista mantovano, che desiderava donare alla sua città uno spazio per la cultura e per le arti visive. Purtroppo, è mancato prima di vedere realizzato il suo sogno, di cui però si sono fatti carico la moglie Sandra e i figli, Francesco e Claudio, che hanno voluto portare personalmente a compimento il progetto del padre.
Mutty è una realtà indipendente che si occupa di arte e libri. Una frequentazione costante e una stretta collaborazione con case editrici indipendenti del panorama sia italiano che estero hanno contribuito a delineare l’offerta che caratterizza gli spazi di Mutty, ovvero una selezione di artisti e proposte editoriali interessanti, sperimentali, che appassionino adulti e bambini.
 
 
Il nome “Mutty” è quindi un omaggio ai precedenti abitanti dello spazio? La Y finale ha un significato particolare? Chi ha realizzato il logo e cosa rappresenta?
 
Il nome è un tributo alla storia di questo posto, che per gli abitanti castiglionesi è sempre stata l’officina dei fabbri Mutti, in particolare di Ezio Mutti, artista e scultore a cui abbiamo anche dedicato una mostra nel 2017. In qualche modo abbiamo voluto preservarne la memoria e raccogliere questa eredità per portarla verso il futuro, attraverso un progetto di rigenerazione urbana come molti se ne vedono, soprattutto in Europa, dove le vecchie officine si trasformano in luoghi di incontro, scambio, creazione e diffusione di cultura. La Y finale voleva essere proprio questo: un innesto che innova e porta in una dimensione internazionale. In più, “Mutty” è il vezzeggiativo di mamma in tedesco, quindi luogo accogliente e aperto anche ai bambini.
Il logo attuale è stato commissionato e disegnato dall’artista e designer giapponese Katsumi Komagata nel 2023, in occasione del decimo anniversario di Mutty. Si rifà alla struttura architettonica dello spazio e, con le sue forme morbide, ne restituisce l’atmosfera accogliente.
 
 
Mi sembra di capire, allora, che Mutty abbia avuto, fin dalla sua progettazione, un forte legame col territorio. Mi descrivete il contesto in cui si trova, cioè la cittadina di Castiglione delle Stiviere, da un punto di vista anche culturale?
 
Storicamente Castiglione ha vissuto uno sviluppo prettamente industriale, è una cittadina benestante sulle Colline Moreniche e gode della vicinanza con il Lago di Garda. Purtroppo, però, questo benessere non si è mai tradotto in investimenti o progetti di natura culturale a beneficio dei cittadini. Le realtà culturali attive si possono contare sulle dita di una mano, e proprio per questo sono preziose: la Biblioteca comunale, il Teatro sociale, il Museo della Croce Rossa, Palazzo Bondoni Pastorio e l’Arci Dallò.
Mutty ha provato a colmare un bisogno proponendo un approccio innovativo e internazionale. Dall’apertura in poi, è stata frequentata in modi diversi dalle persone del territorio, che qui hanno trovato sia una libreria e spazio laboratoriale sia una caffetteria con ristorante come anima conviviale. Negli anni, da Mutty abbiamo ospitato e organizzato tanti eventi tra loro molto diversi – corsi di teatro, workshop di illustrazione o stampa, letture ad alta voce per bambini, incontri di cultura culinaria – che di conseguenza hanno attirato pubblici diversi per età e interessi.
Nell’ultimo periodo, abbiamo deciso di indirizzare il nostro focus sulla cultura visuale e sulle mostre connesse ai libri, questo ha coinvolto un pubblico sempre più ampio, extra territoriale, proveniente dalle maggiori città del nord Italia e, talvolta, anche dall’estero.
Mutty è stata sin dall’inizio “un’astronave” per il territorio. Gli abitanti hanno imparato pian piano a conoscerci e a fidarsi della nostra proposta, e noi abbiamo cercato di andare incontro alle esigenze locali. Col tempo, grazie alle proposte fatte, abbiamo acquisito sempre più credibilità e questo ci ha permesso di seguire una traiettoria davvero nostra, legata alle case editrici e agli artisti che ci piacciono.
In questi ultimi anni le scuole sono state molto ricettive nei confronti delle nostre mostre per bambini e con loro abbiamo organizzato visite guidate, laboratori con artisti e progetti ad hoc. Questo aspetto educativo del nostro lavoro e della realtà di Mutty ci sta piacendo molto e sarà ciò su cui ci concentreremo anche nel 2026.
 
© Elisa Mapelli
 
 
Come riportato sul sito, Mutty è libri, mostre e cucina. Come mai la scelta di unire alle attività di libreria indipendente e di galleria d’arte del vostro spazio anche quella di cucina naturale?
 
La cucina è entrata a far parte dell’identità di Mutty nel 2016, quando abbiamo deciso che il bar con cucina già presente, ma dato in gestione a esterni, poteva diventare un altro modo per raccontare storie, veicolare saperi e valori, prendere posizione rispetto al tipo di mondo in cui vorremmo vivere, tutto con uno spirito di ricerca, rispetto e cura.
Se all’inizio il bar fungeva da catalizzatore conviviale, molto informale e senza significativi legami con la parte culturale, negli anni si è definito sempre meglio un minimo comun denominatore delle tre attività.
Dopo il lockdown, il bar/bistrot si è trasformato in un ristorante vegetariano con particolare attenzione a un approccio sostenibile e consapevole. Abbiamo iniziato a parlare di cultura culinaria e, in quest’ultimo anno, abbiamo curato insieme a Valentina Raffaelli un progetto chiamato “Culinaria”, dedicato a presentazioni di libri di cucina, etica del cibo e tradizioni culinarie, unendo ai libri le cene con gli autori.
Oggi più che mai, però, sentiamo l’esigenza di concentrare le nostre forze ed energie sulle attività di libreria e galleria, che sono il cuore pulsante e la vera missione del progetto. Con l’anno nuovo, quindi, ci saranno importanti novità: l’esperienza culinaria di Mutty chiuderà per lasciare spazio a nuove aperture in altre città, di cui leggerete molto presto.
 
 
 
A contraddistinguere Mutty è sicuramente anche la lunga e solida collaborazione con l’artista e designer giapponese Katsumi Komagata. È stato vostro ospite in diverse occasioni con workshop e mostre, e avete sempre venduto i suoi libri in edizione originale (o altre, se disponibili). Da cosa nasce l’interesse per il suo lavoro e come porterete avanti la sua eredità ora che, purtroppo, non c’è più?
 
Sandra Gobbato ha incontrato Katsumi Komagata per la prima volta nel 2013 al “SMALL WORLD” booth, alla Bologna Children’s Book fair. In quel periodo i libri di Komagata erano già distribuiti in Italia, anche se non tutti, e si era tenuta a Bologna una mostra a lui dedicata. Al tempo l’incontro fu duplice: con l’autore da un lato, con la casa editrice Les Trois Ourses dall’altro. Le editrici francesi, Elisabeth Lortic in particolare, avevano scoperto il lavoro di Komagata a New York ed erano state le prime a portarlo in Europa. Ci colpì sin da subito l’estrema qualità dei libri di Komagata in termini di stampa, colori e rilegatura. Solo in un secondo momento abbiamo appreso la profondità umana di questo artista e il risvolto pedagogico del suo lavoro, che gli sono valsi l’appellativo di “Munari giapponese”.
A seguito di quel primo incontro, gli scambi tra Mutty, Les Trois Ourses e One Stroke, la casa editrice di Komagata con sede a Tokyo, si sono consolidati in un’amicizia, che ci ha dato l’opportunità di accogliere nei nostri spazi due mostre e tre workshop – l’ultimo nel 2023 – dell’artista giapponese.
Negli anni ci siamo impegnati ad avere sempre disponibile e a promuovere l’intero catalogo dell’autore, collaborando attivamente con One Stroke e Les Trois Ourses. Nonostante la scomparsa di Katsumi nel 2024, continuiamo a diffondere con convinzione la sua opera grazie al supporto della figlia Ai, che oggi dirige la casa editrice giapponese.
Lo scorso anno, a Milano, abbiamo organizzato una mostra in omaggio a Katsumi Komagata e partecipato, sull’Appennino Modenese, a un festival a lui dedicato. Da Mutty abbiamo inaugurato un ciclo di workshop con il suo metodo e con le carte giapponesi da lui utilizzate aperto a tutti, mentre negli asili nidi abbiamo avviato dei laboratori sulla serie Little Eyes.
Le idee per il futuro non mancano e presto le annunceremo.
 
 
 
Per quanto riguarda l’attività di libreria, cosa possiamo trovare da Mutty? E quali criteri vi guidano nella selezione dei titoli?
 
Siamo una libreria indipendente specializzata in libri di immagine: albi illustrati, libri d’arte, di grafica, di design, di fotografia e libri d’artista.
Un corner è dedicato alla narrativa, alla poesia e alla saggistica contemporanea, con particolare attenzione ai temi ambientali e all’ecologia.
Abbiamo una vetrina che custodisce e valorizza i libri preziosi di Katsumi Komagata e Somebooks, editore coreano che amiamo.
Da quest’anno, in occasione del progetto “Culinaria”, curato insieme a Valentina Raffaelli, abbiamo creato con lei un settore dedicato ai libri di cultura culinaria, ricette, racconti intorno al cibo.
La sezione degli albi illustrati per bambini e ragazzi è quella sicuramente più ampia e rifornita, ed è stato così fin dall’apertura.
Nel selezionare i titoli per la nostra libreria ci affidiamo alle case editrici con cui negli anni abbiamo instaurato un rapporto di fiducia solido e duraturo. Ci sono artisti e autori ormai amici della libreria da cui ci riforniamo direttamente. Inoltre, partecipare alle fiere di settore è spesso utile per conoscere nuove case editrici e nuovi autori. Anche noi che ci lavoriamo portiamo le nostre conoscenze e condividiamo le nostre passioni e questo contribuisce a ravvivare sempre la proposta e a non annoiarsi mai.
Non mancano le stampe d’arte, i poster e le piccole edizioni in tiratura limitata che arricchiscono l’offerta e ci permettono di mostrare il lavoro degli artisti al di là del libro.
 
 
Sapreste dirmi quali titoli avete venduto di più dal 2013 ad oggi e come mai secondo voi?
 
Per rispondere a questa domanda abbiamo fatto una piccola indagine interna, che ci ha aiutati a mettere a fuoco alcuni aspetti importanti del nostro lavoro.
Tra i titoli più venduti dall’apertura ad oggi figurano Little Tree di Katsumi Komagata (Le Cosmographe, One Stroke, 2008), Le cose in-misurabili di Ayumi Kudo (Kudo Art, 2019), Gli amanti di Marion Fayolle (Gallucci, 2020), La Grande Estate di Olimpia Zagnoli (Lazy Dog/Mutty, 2016), Patagonia di Lorenzo Mattotti (Lazy Dog, 2020), i cofanetti Little Eyes sempre di Komagata (One Stroke, 1990).
Da questi dati emerge chiaramente come Komagata sia per noi un autore di riferimento: molti ormai sanno che da Mutty possono trovare un’ampia, se non completa, selezione dei suoi libri. Anche i libri d’artista in tiratura limitata, come le autoproduzioni di Ayumi Kudo, risultano molto apprezzati e ricercati dal nostro pubblico. Gli altri titoli citati, invece, sono legati a nostri progetti curatoriali: in questi casi abbiamo potuto accompagnare i libri alle mostre e ciò ha contribuito a farli conoscere e valorizzare.
 
  
 
  
 
Facendo parte della rete delle Case dei topi, Mutty ha a scaffale tutto il catalogo Topipittori: a quali dei nostri titoli siete più affezionati e perché?
 
Lo scaffale dedicato a Topipittori è al centro della libreria. Tra gli autori e le autrici in catalogo che più amiamo leggere e consigliare ci sono sicuramente Alicia Baladan, una cara amica della libreria (abita a pochi passi da noi) le cui origini uruguayane in un certo modo ci uniscono, ma anche Beatrice Alemagna, Guido Scarabottolo, Giusi Quarenghi, Joanna Concejo, Kitty Crowther e Silvia Vecchini.
I nostri clienti sanno di poter sempre contare su di noi per un titolo di Topipittori, ed è forse la casa editrice più conosciuta e garanzia di qualità. Sanno anche che da Mutty trovano Quarantotto, una rivista semestrale di approfondimento che interessa molto specialmente a insegnanti e studenti.
 
   
 
Con quali altre case editrici collaborate in modo stretto? E come sono, invece, i rapporti con i colleghi e le colleghe del mestiere?
 
Tra le prime case editrici ad aver creduto nel nostro progetto e ad averlo sostenuto con idee e proposte laboratoriali c’è sicuramente Corraini, mantovana come noi. All’inizio la libreria era popolata solo di loro titoli, la prima mostra allestita in galleria si intitolava “Collettiva di Bruno Munari” e il primo workshop organizzato era dedicato al libro illeggibile di Munari.
Con Orecchio Acerbo ed Else edizioni abbiamo organizzato le successive mostre, esponendo le tavole illustrate tratte dagli albi di autori come Alessandro Sanna, Mara Cerri, Cinzia Ghigliano, Armin Greder, Hannah Arnesen.
Per qualche anno siamo stati soci di Lazy Dog Press, lavorando assieme alla realizzazione di nuovi progetti editoriali ed espositivi, come La Grande Estate di Olimpia Zagnoli, I ragazzi del Bazar di Kashan di Guido Scarabottolo e Patagonia di Lorenzo Mattotti.
Da ormai dieci anni collaboriamo sempre con entusiasmo con One Stroke, fondata da Katsumi Komagata e diretta ora dalla figlia Ai.
Negli ultimi anni ci siamo divertiti a progettare insieme a Marinoni Books, lo studio grafico Òbelo, Camelozampa, Lapis e, infine, Shibboleth, una casa editrice e cooperativa sociale che considera l’editoria una pratica artistica socialmente impegnata.
Non sono mancate collaborazioni con case editrici e artisti europei, come l’olandese Van Zoetendaal per l’artista Ruth van Beek, le francesi Chose Commune per l’artista Johanna Tagada Hoffbeck e Éditions du livre per l’artista e graphic designer Fanette Mellier.
Per quanto riguarda il rapporto con colleghi e colleghe, condividiamo gioie e dolori del mestiere in un confronto aperto e collaborativo con altre librerie che, come noi, portano avanti un lavoro indipendente legato ai libri di immagini, ad esempio Micamera e NOI libreria a Milano. Con loro abbiamo organizzato mostre e workshop con artisti e autori amici e prevediamo di proseguire in futuro.
 
© Federica Mambrini
 
© Petrò e Gilberti
 
Dal 2015, durante il periodo estivo, aprite una piccola libreria temporanea nel borgo toscano di Castagneto Carducci: in che modo questa esperienza si differenzia dal vostro lavoro abituale a Castiglione delle Stiviere e vi arricchisce?
 
La libreria temporanea di Castagneto Carducci è stata una bellissima esperienza, nata da un’idea venuta per caso durante un viaggio. Abbiamo aperto la libreria in un piccolo spazio – una ex macelleria – condividendo le sale per le prime estati con un artista locale molto bravo, Andrea Carciola. D’estate, mentre Castiglione delle Stiviere si spopolava pian piano, Castagneto Carducci veniva attraversata da un flusso costante di turisti italiani e stranieri e per noi questa era una fantastica occasione. La zona di Bolgheri, ricca di storia e famosa a livello mondiale per la cultura vinicola, è interessata da un turismo, proveniente soprattutto dal Nord Europa, particolarmente sensibile e attento alle proposte culturali: arte, design, illustrazione, disegno ed editoria di qualità. Quelli a Castagneto Carducci sono stati dieci anni molto belli, intensi e ricchi di soddisfazioni. Dallo scorso anno abbiamo deciso di interrompere la nostra trasferta, per semplici motivi di organizzazione logistica e familiare. Porteremo nel cuore queste magnifiche estati toscane.
 
 
Chi sono, a grandi linee, i clienti di Mutty?
 
La nostra clientela è cambiata molto nel corso degli anni. Se all’inizio era principalmente locale, oggi sempre più persone scelgono di raggiungerci anche da lontano. Arrivano da città come Brescia, Mantova, Verona, Reggio Emilia, Bergamo e Milano.
Abbiamo clienti affezionati che ci seguono dall’inizio, insieme a molti altri incontrati nel tempo grazie ai diversi eventi organizzati. Le mostre e le attività con gli artisti, infatti, hanno contribuito ad ampliare la clientela, attirando sempre nuovi visitatori, curiosi e appassionati.
Le famiglie restano il nostro target principale: spesso dedicano il sabato a una gita fuori porta, godendosi la libreria, un pranzo al ristorante e una visita alla mostra.
Negli ultimi anni stiamo collaborando anche con le scuole del territorio, dall’infanzia alla secondaria di primo grado, ottenendo ottimi risultati: un’esperienza che ci ha permesso di creare nuovi legami locali e di vivere il territorio in modo più diretto e stimolante.
Siamo consapevoli di trovarci in provincia, in una zona che, nonostante la vicinanza al lago di Garda e la posizione strategica tra Milano e Venezia, è difficile da raggiungere perché non è servita dal treno. Proprio per questo è fondamentale offrire iniziative interessanti, proposte di qualità e uno spazio accogliente che inviti le persone a venirci a trovare.
Siamo, lo diciamo con sincerità, una libreria particolare, dedicata soprattutto ai libri d’immagine, e non la libreria “classica” a cui molti sono abituati e dove poter trovare i titoli che dominano le classifiche o che puntano alla sola resa commerciale. Questa nostra identità ci rende forse meno immediati per gli abitanti di Castiglione, ma spesso più affascinanti per chi ci guarda da fuori.
 
 
© Marco Menghi
 
Cosa amate di più del lavoro in libreria e cosa decisamente meno?
 
Consigliare un libro è un modo per condividere idee e passioni, pone il/la libraio/libraia in un atteggiamento di ascolto e apertura verso il/la cliente, che a sua volta si prepara ad accogliere anche quello che non pensava di volere. La gioia più grande del lavoro in libreria è proprio questa connessione; se poi le intuizioni che hanno spinto a suggerire un determinato libro si rivelano corrette perché la persona torna soddisfatta e appagata dalla lettura, ancora meglio.
Al contrario, è più complicato e decisamente meno appagante consigliare libri a chi non è disposto a mettersi in relazione con noi. O non riuscire a vendere un libro a cui siamo particolarmente affezionati, perché, in quanto librai, è come se non stessimo svolgendo correttamente il nostro ruolo. Un’altra cosa poco simpatica è dover declinare le proposte di collaborazione da parte di autori o artisti che non hanno compreso la nostra proposta.
 
 
Ripensando ai tre profili di Mutty – libreria, galleria d’arte, cucina –, mi dite un libro, un’opera d’arte e un piatto che secondo voi ne rappresentano lo spirito?
 
Questa è una domanda davvero difficile, perché ognuno di noi potrebbe risponderti cose diverse, ma un libro di Bruno Munari, un collage di Ruth van Beek e tubetti aglio, olio, peperoncino e cime di rapa metterebbero sicuramente d’accordo tutti.
 
 
Infine, un invito in poche parole che convinca definitivamente persone vicine e lontane a venire presto a conoscere la vostra realtà.
 
A volte basta entrare in libreria per ritrovare un momento di pace, lasciarsi ispirare da immagini e nuove storie. Quando verrete a trovarci vi accorgerete che un semplice passaggio può trasformarsi in una sosta più lunga: una mostra da visitare, un workshop a cui partecipare o un pranzo da gustare in cucina. Che arriviate da lontano o abitiate a due passi, il nostro consiglio è sempre lo stesso: concedetevi il tempo. Qui e nei dintorni c’è sempre qualcosa in più da scoprire, molto più di quanto immaginavate.
 
 
© Marco Menghi