Ad alta voce

Abbiamo conosciuto Alessandro Riccioni nelmaggio del 2008, in occasione della mostra, da lui e da Silvana Solaorganizzata alla Biblioteca comunale di Porretta, delle tavole diAntonella Toffolo per il libro Ilpifferaio magico di Hamelin. Ricordo congrande e inalterata gioia il tempo trascorso insieme il giornodell'inaugurazione. E la lettura che Alessandro fece del poemetto diRobertBrowning (nella traduzione di UmbertoFiori), con perizia da attore consumato: intensitàda brividi lungo la schiena.

A tutt'oggi non ho sentito leggere quel testoin modo più convincente. Del resto una delle pratiche più frequentateda Alessandro è proprio quella della lettura ad alta voce, con bambini,adolescenti, adulti, anziani. In italiano, ma anche in inglese. Perché,in effetti, nel suo lavoro di bibliotecario Alessandro segue viemolto personali che nel tempo hanno sortito risultati abbastanzaimpressionanti. Non per niente l'ultimo numero della rivista Hamelin.Storie figure pedagogia gli dedica, a firma diGiulia Mirandola, una lunga, interessante intervista sul suo lavoro esulla biblioteca che ormai da anni conduce nell'appennino bolognese,insieme a Marco Tamarri: Intervista ad Alessandro Riccioni,“libertecario” di Porretta.
Ve ne offriamodue estratti significativi.

Sucosa si basa la relazione tra te e i bambini dei nidi e delle scuoled’infanzia che frequentano la biblioteca? Potresti specificare a chetipologia umana ti riferisci quando parli di “bambino coccola”e di “il bambino che è dentro di me”? Perché pensi nuoccianoentrambi gravemente alla lettura?

Lavorare con i più piccoli è semprestata una sorpresa, proprio perché non esistono, a parer mio,regole precise, almeno non per un bibliotecario-narratore. Non sonoun pedagogista e mi affido alla preparazione e alla sensibilitàdelle insegnanti dei nidi e delle scuole d’infanzia (non esitoa definirle le migliori tra gli ordini di scuole che vedo ognisettimana). Il loro lavoro apporta un contributo fondamentale, perchéprepara la strada ai miei interventi.

Sono loro che “apparecchiano” la tavolasulla quale posso poi servire antipasti e primi piatti. Il rapporto coni bambini più piccoli, inoltre, mi ha insegnato a evitare come la pesteil ruolo di “bambino coccola”, cioè dell’adulto che scimmiottail comportamento del bambino, più preoccupato di rendersi simpaticoche non di giocare realmente con lui.

Compagno quasi inseparabiledel “bambino coccola”, è “il bambino che è in me”: quantevolte si sente dire che per stare con i bambini, per comprenderli,bisogna ascoltare il bambino che è dentro di sé! Mi sono accorto,a un certo punto della mia vita di relazione con i bambini, chepiù ascoltavo il bambino che era dentro di me, più non ascoltavoil bambino che era di fronte a me, con risultati sconfortanti einsuccessi a volte clamorosi. I bambini sono i primi a sentire puzzadi bruciato. L’unica cosa che mi pare possa essere salvata delbambino che è in noi è la capacità di incantarsi, di coltivarelo stupore, la volontà di esercitare la meraviglia, la caparbietànel desiderio di giocare e di mettersi in gioco.

La lettura, soprattutto la lettura ad alta voce, è un esercizioindispensabile per accompagnare e allenare la relazione, per rendereil rapporto autentico, per fare in modo che un dialogo tra grandi epiccoli possa davvero definirsi tale.


Quali sono stati fino a questo momento gli scogli e ledifficoltà maggiori [nella gestione della biblioteca]?
Domanda molto semplice e, allo stesso tempo, complessa. Il nostrolavoro si è andato sviluppando in un territorio di montagna, con ledifficoltà tipiche di questo ambiente. A ciò si è aggiunta la crisi(non parlerei di fallimento) di una certa stagione politica caratterizzatadal “decentramento”: un’epoca piuttosto straordinaria, di “vacchegrasse”, che permise l’apertura di biblioteche in ogni Comune. Oggi,e non è solo il caso della montagna, c’è bisogno di energia aggiunta,di fantasia aggiunta, per fare funzionare i servizi culturali e perricollocarli in modo adeguato tra gli interessi primari delle persone. Ilproblema più serio, al di là dell’effettiva scarsità di risorse, èla mancanza di coraggio, qualità determinante per investire in progettiche guardino al futuro.

Sono in molti,anche tra gli amministratori locali, ad avere preso coscienzadel fatto che una biblioteca non è, o non è più, un luogo diconservazione, lontano e silenzioso. Essa è una delle rarissimesituazioni free che ci sono rimaste (uso il termineinglese free perché significa sia “libero” sia“gratuito”). Il lavoro compiuto fino a oggi è servito a ridarevita a luoghi che venivano percepiti come morti. La stessa lettura adalta voce, non è soltanto un momento di lettura, è la testimonianzaattiva di persone “prestavoce” che non si rassegnano a tacere. Enon c’è nulla di romantico in questo né di eroico. È un modo diessere “libertecari” di montagna.

Nell'ultimo numerodi Hamelin, fra le tante cose interessanti,segnaliamo l'articolo di Giusi Quarenghi Che cos'è lapoesia; l'articolo (sempre su iblioteche e letture) diNicoletta Gramantieri A.A.A. lettori cercasi_bolle, volpi, cani,stupore e perdizione; e l'articolo di Sophie Van der Linden,Come possono decidere i genitori. Riflessioni sulla promozionedel libro.
I disegni qui proposti, di AliciaBaladan, sono gli schizzi realizzatiper il libro di prossima uscita presso di noi,Cielo bambino, con poesie di AlessandroRiccioni.