Da grande diventerò felice

Domenica 5 febbraio, alle 17, a Verona, presso il Teatro Ristori, debutta in prima nazionale lo spettacolo Il libro di tutte le cose, tratto dall’omonimo romanzo di Guus Kuijer, Premio Andersen 2010. Lo spettacolo, di Bam!Bam! Teatro e Teatro Pan, coprodotto con LAC Lugano Arte e Cultura, che ha debuttato in Svizzera al FIT Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea, è un adattamento del regista Lorenzo Bassotto e dall’aiuto regista Monica Ceccardi.

Sul palco Lorenzo Bassotto, Cinzia Morandi, Viviana Gysin e Roberto Maria Macchi. Scene e costumi sono stati disegnati da Beatrice Alemagna che per la prima volta ha messo la sua visione e la sua creatività in scena. Le scene modulari che si trasformano sotto gli occhi dello spettatore, creando ambienti e situazioni emozionali differenti, sono realizzate da Roberto Maria Macchi  Dai disegni dell’Alemagna, i costumi sono stati realizzati da Floriana Setti e le maschere e il pupazzo da Alessandra Faienza. Le musiche originali sono di Olmo Chittò e il disegno luci di Claudio Modugno.

«Teniamo molto a questa prima nazionale per il delicato ed importante contenuto che mette in scena, adattato al linguaggio dei bambini e dei ragazzi, la ricerca di una libertà interiore, personale, autentica - ha commentato Alberto Martini, direttore artistico del Teatro Ristori -. Punto di riferimento culturale della città e non solo, il Teatro Ristori negli anni ha fatto sua l’attenzione particolare al mondo dei più piccoli e delle scuole con una variegata proposta di teatro di formazione che veicola i valori dell’inclusione sociale, della solidarietà e della fratellanza, dell’accoglienza del diverso e della valorizzazione dei diritti dell’infanzia.»

“Che cosa vuoi diventare da grande?”.

“Da grande diventerò felice”.

“Perdio, questa sì che è una buona idea.

E sai quando si comincia ad essere felici?”

“Quando non si ha più paura”.

da “Il libro di tutte le cose”

[di Lorenzo Bassotto]

Il libro di tutte le cose, dopo avermi folgorato, mi ha costantemente “chiesto” di essere raccontato in scena. In fondo, è il mio mestiere leggere e “tradurre” per la scena quello che non mi lascia in pace. Questo aspetto si lega saldamente con la prerogativa produttiva della nostra compagnia Bam!Bam! Teatro, cioè portare sul palcoscenico romanzi considerati unanimemente dei capisaldi, dei classici.

Da qualche anno abbiamo instaurato un rapporto creativo e produttivo con Teatro Pan di Lugano, compagnia storica del Canton Ticino, in Svizzera. Dopo aver collaborato nella messa in scena de L’usignolo, o dell’amicizia, da una fiaba di Andersen, abbiamo deciso di metterci in gioco totalmente raccontando una storia “difficile” con un messaggio potente. A questo punto è stato automatico ripescare questo romanzo breve scritto da Guus Kuijer nel 2004.

Le difficoltà nell’adattare drammaturgicamente e scenicamente il testo si sono palesate subito: tanti personaggi, e noi siamo in quattro in scena, la presenza importante del protagonista assoluto, Thomas un ragazzino di nove anni e, non ultima, l’ambientazione. La storia si svolge negli anni Cinquanta, ma non avevamo intenzione di ricreare semplicemente una luogo familiare caratterizzato da elementi scenici d’epoca, ci sembrava troppo banale e scontata come scelta.

  

 

La difficoltà risiedeva anche nei vari luoghi dell’azione: la cameretta di Thomas, la cucina, la chiesa, la casa della signora Van Amersfort e, soprattutto, diversi ambienti all’aperto. Ovviamente il teatro ha la meravigliosa prerogativa dell’evocazione e allora abbiamo cercato di costruire una struttura simile a un leporello che permettesse, con movimenti semplici e in grado di ambientare immediatamente la situazione, di richiamare il gioco di un bambino, come un diorama bidimensionale.

  

 

 

Beatrice Alemagna, che per questo spettacolo si è prestata a disegnare scene e costumi (sua anche la locandina), è stata fondamentale in questi passaggi. I suoi ambienti ci fanno immediatamente entrare nella casa di Thomas e, contemporaneamente, in un ambiente senza tempo, una casa-tana dove i personaggi vivono e si relazionano creando una situazione magica assolutamente credibile. A questo scopo è stata fondamentale anche la sua intuizione, al momento di preparare i bozzetti per i costumi. Beatrice mi disse che, leggendo il libro, aveva avuto l’impressione che i personaggi fossero come degli animali antropomorfi. Le loro caratteristiche peculiari, in quanto personaggi, si riverberavano nei lineamenti di diversi animali: il padre-rapace, la mamma-formica, la sorella-volpe, la Van Amersfort-Lumaca, la zia-cavalluccio marino e la ragazza Eliza-cavalletta. I bozzetti sono fantastici e il lavoro di Floriana Setti nel realizzarli in stoffa e pelo è stato davvero notevole.

 Anche le maschere fatte da Alessandra Faienza riescono a catturare lo sguardo, creando quel necessario sfalsamento dalla realtà. Alessandra ha anche creato il pupazzo del piccolo Thomas, che ci permette di raccontare tutto con lo scarto temporale necessario all’interpretazione drammaturgica. Le bellissime musiche originali, scritte da Olmo Chittò, riescono a creare la giusta tensione emotiva e, allo stesso tempo, delineano la dolcezza di Thomas e la sua capacità di affrontare le difficoltà.

Infine, il lavoro fatto con Monica Ceccardi nell’adattamento e quello con gli altri attori in scena, descritti in locandina non a caso come creattrici e creattori, è stato incantevole. Una vera e propria fucina di creatività che avrebbe permesso tante e differenti messe in scena della stessa storia.

Siamo felici oltretutto che Unicef Italia abbia voluto partecipare alla produzione e che Telefono Rosa ci abbia dato il patrocinio ritenendo la storia necessaria per i ragazzi. Lo spettacolo è consigliato dagli otto anni.

Per acquisto biglietti e info : biglietteria del Teatro o online