Dopo i libri ovvero Non sono solo storie

[di Cristina Bellemo]

Te ne prendi cura per settimane, a volte per mesi, addirittura per anni. Cerchi le parole giuste, precise, che portino sulla pagina quello che in mente ti pare formato e chiaro. Soppesi virgole a capo riga maiuscole spazi bianchi. Cancelli riscrivi cancelli di nuovo e di nuovo. Ti dici che no, decisamente, lasciamo perdere, e poi che sì, forse è una buona storia. Ma no, no, o forse sì.

E misteriosamente, a un certo punto, chissà come, diventa LA storia: nella pagina assume quel tono definitivo che te la fa sentire pronta, e la fa brillare (ai tuoi occhi, almeno).

Poi ci sarà il lavoro dell’editore, dell’editor, dell’illustratore, dell’art director, del grafico. La tipografia, la stampa, la distribuzione, la promozione, i librai, i bibliotecari. Un sacco di persone dedite a dare la vita a un libro. Tutte preziosissime, tutte necessarie.

E finalmente il libro arriva nelle mani dei lettori. Allora imbocca strade che non avresti pensato, dice cose che non ti sarebbero neanche balenate nella mente. Racconta altre storie. Insomma, cammina da solo, e ciò che produce è in gran parte inaspettato.

È il periodo che chiamo del «dopo i libri». E io, in questo periodo, i miei libri già non li sento più miei, già mi pare che siano autonomi e anzi, proprio partiti ormai, forse per sempre, dei Beniamini con le loro Storie Piccole, e le loro piccole valigie. Ho insomma, a quel punto, più un atteggiamento da lettrice che da scrittrice, capace di riconoscermi forse l’unico merito di una lettura, una tra le altre, così interessanti, e sorprendenti.

Ce ne sono tante che meriterebbero di essere raccontate, tra queste letture. Un resoconto esaustivo è impossibile, soprattutto perché, ed è un rammarico ma inevitabile, non tutte raggiungono l’autrice. A proposito, se aveste voglia di narrarmi le vostre originali esperienze di lettura delle mie storie, sappiate che io le custodisco tutte come doni, oltre che come materiali di studio e di approfondimento.

Altre invece sono così personali e uniche, che resteranno serbate giustamente nel cuore di chi le ha vissute, in una forma indelebile e talvolta trasformativa.

La leggerezza perduta ha viaggiato tanto, anche fra gli adulti. È diventata spettacolo teatrale, e base per belle recite scolastiche (a cui talvolta ho potuto assistere).

Myriam Bianchi alla Casa dei bambini di San Bonifacio.

Storia Piccola ha avuto una vita ricchissima. In provincia di Verona, per esempio, il libro è stato il punto di partenza per atelier e percorsi formativi rivolti ai genitori e ai bambini della scuola dell’infanzia, e alle loro insegnanti, a cura di Myriam Bianchi e di Neethi Rossin, fondatrici e anime de La Casa dei Bambini di San Bonifacio. Tra le pagine della storia, hanno saputo creare uno spazio e un tempo intimi e protetti, per riflettere sulla relazione educativa, attraverso una narrazione che offrisse contenuti specifici legati alle metafore del materno e del paterno, ma che permettessero anche il dispiegarsi di nuovi scenari narrativi, che sono quelli della storia di ciascuno, condivisa nel gruppo, il cui sentimento è stato rafforzato con pazienza e cura nell’arco di diversi incontri.

Alcune insegnanti mi hanno riferito l’utilizzo, che trovo straordinariamente bello, di Storia Piccola con bambini e genitori, nel rito così importante del passaggio tra la scuola primaria (la prima scuola!) e la scuola secondaria, nel senso della continuità del sentiero.

E accenno soltanto alle magie che la luminosa Antonella Capetti, maestra scrittrice formatrice, ha saputo tirar fuori dal cappello di Storia Piccola, perché le ha più volte raccontate nel suo blog APEdario, che vi raccomando di frequentare: è riuscita perfino a far capire, attraverso lo sviluppo concentrico della storia, la distinzione di significato tra articoli determinativi e indeterminativi, senza mai rinunciare alla poesia.

Le ricette per la scatoladeltesoro dei ragazzi dell'Istituto Visconteo di Pandino.

E poi c’è Due ali. È stato a un corso di Silvia Vecchini a cui ho partecipato che ho potuto conoscere Laura Pedrinazzi, maestra dallo sguardo limpido e dall’entusiasmo coraggioso, e contagioso, con una ferma volontà di arricchire il suo bagaglio di sempre nuovi strumenti. Con discrezione sommessa, quasi nell’imbarazzo della sua storia piccola, per me gigantesca nel valore, mi ha raccontato così.

«Non avevo voglia di fare grammatica, quel giorno…»

E allora ha portato a scuola Due ali: i suoi bambini sono da sempre abituati a leggere tanto in classe. Erano a metà della quarta. L’idea è nata da loro: scriviamo le nostre ricette per far crescere ali nei nostri giardini! La forma scelta è stata quella dell’elenco, più immediata, e inclusiva anche dei bambini che fanno fatica a elaborare scritture più articolate.

«Mettiamoci i pensieri leggeri, che fanno sentire il cuore e le spalle leggeri» ha esclamato di slancio un bambino. Meraviglia. E così via, di meraviglia in meraviglia, come potete (solo) sbirciare nelle foto, dato che si tratta di cose segretissime: vi consiglio di aguzzare la vista e leggere, perché è davvero tutto così intriso di bellezza!

L'albero sotto cui stanno le ricette per la scatoladeltesoro, Istituto Visconteo di Pandino.

Ognuna di queste speciali ricette è stata riposta con cura in una scatoladeltesoro, che è stata poi sigillata (come si conviene ai tesori) e clandestinamente interrata in giardino, sotto il grande albero che si vede sia dalla scuola primaria che dalle medie (e a cui si potrà dunque rivolgere uno sguardo nascosto, magari in qualche sconforto del non sentirsi abbastanza grandi per fare la scuola dei grandi, forse per le ali non ancora mature, come accade al signor Guglielmo, o forse per un desiderio improvvisamente acceso di tornare piccoli: a chi non è capitato?).

I bambini hanno accolto questo rito con entusiasmo grande, e tuttora, a distanza di oltre un anno, vivono questa custodia come cosa serissima. È una reliquia, una sicurezza, la garanzia di un legame con la loro scuola primaria, con le loro amate maestre.

Nel preparare le ricette e la scatola i bambini si sono svelati, nel gruppo, con grande fiducia, «e io spero di aver saputo essere sempre accogliente abbastanza» mi dice Laura. Io sono certa di sì.

Questa storia accade all’Istituto Visconteo di Pandino, nelle classi allora IV C e IV D, ora quinte che si apprestano al volo. La scatola è ancora nella pancia della terra, al sicuro sotto l’albero maestoso.

La sede di MyPlayLab, a Vicenza.

E ancora, ci sono Paola ed Elisa. Solo pochi mesi fa, in un giorno qualsiasi, mi arriva un messaggio. Tra le altre cose commoventi Paola, che non conosco, mi scrive: «Un giorno mi è stato regalato un libro. Un libro bellissimo. Parla di Due ali. Il signor Guglielmo e le sue due ali stanno con me, dietro al mio cuscino, da allora. Quelle due ali che mi hanno cambiato la vita, perché vedendo il signor Guglielmo anche io ho preso coraggio e ho indossato le mie Ali».

Paola Torrieri ed Elisa Fiocco le incontro così. E la loro storia piccola è di nuovo smisurata per valore, ed è questa. Lavoravano entrambe da parecchi anni nella stessa banca. Erano stanche di quell’impiego da cui si sentivano sempre più inaridite. Nel frattempo erano diventate mamme entrambe, ed entrambe appassionate in particolare di albi illustrati. Si danno alla ricerca accurata, studiano, frequentano le biblioteche, le librerie, gli incontri con gli autori, le fiere.

E poi accade che Elisa regala a Paola Due ali, lo sceglie tra gli altri, perché le sembra proprio che parli di loro: le fa infatti una dedica particolare, con il disegno ad acquerello di una donna alata. Paola ne rimane conquistata. Dentro di loro comincia a smuoversi qualcosa: forse era già accaduto prima ma ora lo sentono forte ed è impossibile fingere di no. Però: una decisione non è mica facile, lasciare un lavoro sicuro per un sogno. Iniziano a immaginare e a strutturare dei laboratori, delle proposte, li offrono a qualche libreria. E funzionano. Per un anno portano avanti parallelamente due lavori: hanno famiglia, due figli entrambe, è molto faticoso. Si interrogano continuamente sul senso di ciò che fanno, di ciò che vorrebbero fare. Pensano alla scatoladeltesoro del signor Guglielmo, si dicono che sì, certo, è lei che dà radici alle ali. C’è solo da convincersi che, quelle che hanno trovato sotto i peschi, sono proprio le loro ali, e non devono far altro che indossarle. Pare niente!

I loro mariti non smettono mai mai di sostenerle, anche se uno di loro si sorprende che, ad accendere la scintilla di tutto, sia stato un libro che, nel suo sentire, tocca il tema della morte. «Siete sicure che è proprio questa, la storia?»

Per Paola ed Elisa, proprio quella storia è energia per librarsi finalmente nell’aria.

Attività laboratoriali presso MyPlayLab.

Elisa spicca il volo per prima, e lascia la banca. «Ti preparo la terra con l’erba verde» dice a Paola. Ecco, la loro forza vera è questa, una materia rara che mi ha lasciato incantata: la loro amicizia, potente e cristallina.

Paola intanto subisce un intervento agli occhi, è stanca e scoraggiata, i dubbi sono tanti. I suoi genitori sono dipendenti statali, la sua scelta non la capirebbero: così regala Due ali anche a loro.

Un giorno le arrivano in contemporanea due messaggi: uno mio, le scrivo che vorrei raccontare la loro storia splendida in un articolo per il blog di Topipittori. Uno di suo marito: «È arrivato il momento, liberati». Che infatti assomiglia a librati, ha solo una vocale in più.

Anche Paola si dimette dalla banca.

Paola ed Elisa: un autoritratto a due.

E le donne di queste due famiglie, che si definiscono gemelle, mettono in piedi una srl in forma cooperativa. Il nome? Non può che essere Due ali! (a me manca il fiato solo a pronunciarlo…).

Nasce un progetto, si chiama My PlayLab, costruisce e mette a disposizione attività e proposte per i bambini, i ragazzi e le famiglie. Paola ed Elisa cercano uno spazio. Lo trovano a Vicenza, in centro città, Contrà Corpus Domini. È da ristrutturare, ma si tirano su le maniche e fanno tutto loro: pavimenti, tinteggiatura, struttura, arredamenti. E sogni. E progetti. E idee. Concreti, seri, ispirati sempre dall’umiltà e dalla voglia costante di imparare. Continua a non essere per niente facile, ma se le guardi adesso, sulle loro facce ci vedi un sorriso diverso. Ora stanno studiando un nuovo progetto di laboratori tutti dedicati agli albi illustrati. Provate a indovinare come si chiamerà? Due ali per leggere e immaginare!

Se siete curiosi, le trovate anche nel loro sito internet e in facebook: My PlayLab.

Ecco. Dopo i libri, c’è la vita.