La befana sono io

Con la nona uscita autunnale, festeggiamo un personaggio a cui da tempo progettavamo di dedicare un libro. Finalmente l'occasione è arrivata quando ci è finito sotto gli occhi il testo di Barbara Cuoghi da lei ispirato, oggi pubblicato con il titolo Vostra Befana e illustrato dalle splendide illustrazioni di Elenia Beretta che con questo albo fa il suo esordio nel nostro catalogo. 

[di Barbara Cuoghi]

 

Me l’hanno sempre detto perché sono nata proprio il sei gennaio. Sono stata una bambina seria e timida che per non essere al centro dell’attenzione era felice di condividere i festeggiamenti del suo compleanno con quelli per l’arrivo della vecchina con tutti gli altri, grandi e piccini.

Il sei gennaio a casa bussava una Befana molto speciale: una mia zia che andava matta per noi nipoti e che era in grado di trasformare una banale festa di compleanno in una baraonda allegrissima. Tutti i bambini dovrebbero avere almeno una zia così.

All’epoca però ero solo una Befana in potenza, non in atto, perché essere nate il sei gennaio aiuta, ma non è condizione né necessaria né sufficiente, come si dice in matematica. A essere Befana sul serio mi hanno insegnato diverse donne che ho conosciuto e che si sono distinte per alcune qualità come la fermezza, la generosità, l’attenzione, la serietà, l’ironia, l’onestà, la concretezza.

Quando ho cercato di capire come si fa ad essere una Befana vera ho scoperto che la sua storia affonda le radici nella notte dei tempi. Da quando l’uomo si è dato un’organizzazione sociale è sempre esistita la figura di un essere femminile, connotata spesso da poteri sovrannaturali, che rivestiva la funzione di nume tutelare della casa e, più nello specifico, di protezione della discendenza. Una figura a metà tra la nonna e la strega che, con il passare dei secoli e con la diffusione orale, ha permeato tutta la cultura popolare europea da sud a nord.

Esistono corrispettive della Befana in Francia, Austria, Germania e nei paesi nordici: sono sue colleghe che si presentano in molte varianti caratteriali ed estetiche, diverse da regione a regione, come accade anche da noi in Italia, però quasi tutte posseggono attributi stregoneschi e volano di notte su rami di saggina, se non su vere e proprie scope, incutono timore e hanno un’insita ambivalenza che nell’immaginario collettivo le fa percepire sia temibili che benevolenti.

Nella cultura popolare, nonostante le differenze territoriali, la Befana e le sue colleghe non hanno un bell’aspetto o, se ce l’hanno posso mutarlo, vestono abiti poveri, si riuniscono in consessi segreti e compiono voli nelle dodici notti che separano il venticinque dicembre dal sei gennaio per propiziare la fecondità dei campi. Questo periodo, festeggiato per la vittoria della luce sul buio dell’inverno è sempre stato salutato dall’uomo come un momento di rinnovamento e di rinascita, materiale e spirituale. Concretamente, fino a qualche decennio addietro, questo tempo seguiva la semina, era delicato e carico di aspettative per il futuro raccolto dal quale dipendeva il sostentamento di gran parte della popolazione.

Insomma, la Befana è arrivata fino a noi oggi attraverso innumerevoli declinazioni regionali, ed è un magnifico crogiolo in cui si sono amalgamati culti pagani e feste che celebravano il solstizio d’inverno, credenze popolari sul soprannaturale, storie di spiriti e di streghe che sono mutate mille volte nel passaggio di bocca in bocca e che hanno contaminato anche le fiabe. In alcune regioni la vecchia è cattivissima con chi non si è comportato correttamente durante l’anno, in altre arriva su un cocchio dorato. In molte tradizioni locali la notte tra il cinque e il sei gennaio è così magica che gli animali acquistano la favella e i muri diventano di cacio, ovunque però la Befana non può essere vista o si pagherà questa curiosità a caro prezzo affrontando le sue ire.

Questo inestimabile patrimonio culturale di immaginario fantastico si è fuso con molteplici aspetti religiosi ed è confluito poi nel calendario cristiano delle feste che vanno da Natale all’Epifania di Cristo. Ma parallelamente alla celebrazione religiosa dell’Epifania, la Befana è rimasta una signora vecchia come il mondo che ne scandisce lo scorrere del tempo: con la dodicesima notte chiude il ciclo dei dodici mesi e dà inizio al nuovo anno ma, allo stesso tempo, rappresenta anche un tempo universale e senza soluzione di continuità che lega i vivi ai nonni e agli avi nell’aldilà e rimanda a una dimensione affettiva molto intima e profonda.

La Befana si rivolge ai bambini in quanto ultimi discendenti della casa e li protegge perché sono l’energia vitale per il futuro. È lontana anni luce dal consumismo e dall’idea accondiscendente del regalo-oggetto su ordinazione: reca in dono la concretezza del cibo, i mandarini, le noci, i dolci che oggi a molti di noi appaiono di poco conto perché fortunatamente rientrano nel nostro orizzonte giornaliero; la giustizia del rimprovero a chi non si è comportato bene, e quindi il carbone o le orecchie d’asino; la speranza della rinascita, dell’abbondanza e della luce, anche metaforica, nel tempo nuovo da gennaio in avanti.

La Befana è autentica, ruvidamente buona, allegra e seria allo stesso tempo. Affronta il freddo per prendersi cura dei bambini e non vuole accattivarsi le loro simpatie perché punta alla sostanza: vuole il loro bene, senza scorciatoie, fa tenere a mente ciò che davvero importa e indica la strada. Ecco perché Vostra Befana è una lettera d’amore, di bene profondo, che non ammette inutili giri di parole. Nelle pagine di Vostra Befana, rivolta ai bambini, ma anche agli adulti, trovano cittadinanza solo frasi nette e nessun fronzolo. A esse fanno da contrappunto le illustrazioni intime e dolcissime, ma altrettanto pulite, di Elenia Beretta che ha giustamente sottolineato i legami tra Befana e bambini, ma anche tra Befana e Natura.

Copertina e colophon di Vostra Befana, di Barbara Cuoghi e Elenia Beretta (Topipittori, 2022).

Adesso che ho scritto questa speciale lettera mi fregio a viso aperto del titolo perché esso è alto e nobile e, con maggior consapevolezza, mi sento di dire: anch’io sono la Befana.

Aggiungo che, pensandoci bene, posso dire di conoscere molte altre splendide Befane. Sono Befane nel quotidiano. Non farò qui i loro nomi perché so bene che preferiscono l’anonimato, ma so anche che si riconosceranno nella mia descrizione ed è a loro che è dedicato ciò che ho scritto.