La via dell’anima del ballerino

[di AnnaMasini]

Heinrich von Kleist scrisse,agli inizi del 1800, un piccolo saggio intitolato Sul teatrodi marionette dove conversa con il signor C. (ballerino,nonché suo alter-ego) a proposito della meraviglia che aveva suscitatoin entrambi uno spettacolo di marionette montato nella piazza delmercato. I due discutono sul movimento delle figure, e Kleist asseriscedi immaginarsi il lavoro del marionettista piuttosto insignificante,come girare una manovella.
«Assolutamente no» replica ilsignor C. «I movimenti delle sue dita sono se mai in una relazionepiuttosto artificiosa con il movimento della marionetta a esse fissata,più o meno come numeri con i loro logaritmi, o l’asintoto conl’iperbole. [...] Ogni movimento è caratterizzato da un centrodi gravità: ed è sufficiente governare quello all’interno dellafigura; le membra, che non sono altro che un pendolo, seguono,senza altro intervento, da sé, in modo meccanico. E la linea chedeve descrivere il centro di gravità, da un certo punto di vista èqualcosa di ben misterioso: essa infatti non sarebbe nient’altroche la via dell’anima del ballerino. Egli non dubitava che potesseesser trovata altrimenti che se il macchinista si ponesse nel centro digravità della marionetta, cioè, in altre parole, danzasse.»

Hoscoperto Stephen Mottram lo scorso autunno al teatroVerdi di Milano, dove ormai da anni vanno in scenaalcuni tra i più significativi spettacoli internazionalidi teatro di immagine e figura per adulti, nell’ambitodel programma IF Festival.

In scena c’era TheSeed Carriers, e subito mi sono ricordata dellalezione di Kleist. Il movimento delle figure, piccole marionettea filo che diventano automi, misteriosi animali terrificanti,macchinari e marchingegni dal moto lento e inesorabile, non smettemai. L’intero spazio scenico è pieno di movimento, che continuaanche quando Mottram abbandona il controllo dei fili per dare vita aqualcos’altro.
Ispirato dall’immaginario cupo dellapittura di Hieronymous Bosch, dalla narrativa mistica e visionariadi Aldous Huxley, dalle tetre atmosfere dei film animati dei fratelliQuay, Mottram ha elaborato in The Seed Carriers unasua personale riflessione sul senso della vita e della morte, a lungomeditata dopo la perdita del padre.

Gracili e fragili,i seed carriers sono portatori del seme di unavita claustrofobica e distruttiva, in cui vengono catturati, svuotati,smembrati, buttati via o innestati nel corpo di altre creature oppure,ancora in vita, sfruttati come forza lavoro per dare, a loro volta,movimento.
Artista inglese formatosi a Budapest e noto perla sua tecnica incredibile, Stephen Mottram ha dedicato la sua vita allostudio del movimento delle marionette a filo, studiando attentamente lastruttura del corpo umano e manipolandone la struttura per raggiungere,infine l’essenzialità. Combinando l’eleganza e la sintesi,Mottram  - sempre solo in scena - accompagna le sue raffinateimmagini in movimento alla musica elettro-acustica di compositoricontemporanei con cui costruisce gli spettacoli (Glynn Perrin perThe Seeds Carriers).


Se volete saperne di più, quialcuni estratti delle sue lezioni (purtroppo la qualitàdi audio e immagini è pessima, ma si riesce ad avereun’idea del suo lavoro).
Nota bene: l’IFFestival porta in Italia spettacoli di teatro di immagine efigura per adulti, e The Seeds Carriersnon è adatto ai bambini.