La scuola vista da vicino

Voi siete il fuoco. Storia e storie della scuola di Vanessa Roghi è un saggio per ragazzi che affronta il tema sfaccettato e vastissimo della storia della scuola, del diritto all’istruzione e del suo intreccio con la storia della pedagogia e dello sviluppo democratico. L’autrice combina riflessioni di metodo, storia culturale, sociale, politica e normativa, lavorando con fonti eterogenee e prendendo posizione su questioni aperte, stimolanti anche per un lettore adulto, come un genitore o un insegnante che ne proponga la lettura, in classe o a casa. La scrittura è leggera e brillante, attenta a evitare etichette e astrazioni, a non dare nulla per scontato. La complessità e la varietà degli argomenti trattati vengono affidate a un registro familiare, a una grande chiarezza espressiva e a un ritmo narrativo incalzante. Il libro, consigliato a partire dagli undici anni, risulta quindi altamente accessibile, grazie anche a un registro dialogico, che intercala la narrazione con domande poste a chi legge, invitando spesso a proseguire autonomamente l’indagine (magari in un contesto collettivo, come una classe) o suggerisce altre piste per approfondire le questioni trattate (una ricerca su Google o su YouTube, l’ascolto di una canzone). Per dare un saggio, oltre che tematico, anche della forma narrativa e dello stile del libro, se ne pubblica come estratto il primo capitolo, intitolato Una coperta, che potete scaricare in pdf, qui. Si ringraziano l’autrice e l’editore per l’autorizzazione.

La scuola da vicino, da lontano, e di nuovo da vicino. Voi siete il fuoco di Vanessa Roghi

[di Cora Presezzi]

È di te che parla questa storia: così dice l’epigrafe di Voi siete il fuoco. Storia e storie della scuola di Vanessa Roghi, pubblicato nella collana «Presenti Passati» di Einaudi ragazzi (indicazione di lettura 11+).

Di te chi? Questo saggio si presenta come un dialogo immaginario tra l’autrice e tre ragazze di età compresa tra i 13 e i 15 anni. A loro viene raccontata una storia che le riguarda: la storia della scuola, cioè del luogo e dell’attività con cui hanno a che fare, fin dall’infanzia, per una grande parte del loro tempo quotidiano. E le cose sono messe subito in chiaro: il fuoco, non solo di questa storia, ma anche della rete di relazioni e istituzioni che questa storia racconta siete voi. Voi che leggete il libro e che a scuola ci andate, ogni giorno, da diversi anni.

Ma scopriamo subito che quel voi riguarda un numero molto più vasto di individui. «Dentro la storia della scuola c’è la storia di tutti» (p. 9): anche di chi a scuola non ci va da un pezzo, o di chi magari ci è tornato da adulto per lavorarci come insegnante o per accompagnarci i propri figli; o di chi la scuola l’ha frequentata per pochissimi anni, due o tre al massimo, come la nonna dell’autrice e come le mie; o, ancora, di chi ha smesso di andarci perché la scuola ha fallito nel suo compito più difficile e più importante, che è quello di non perdersi nessuno per strada. Voi siete il fuoco racconta la storia di tutti perché la scuola è un’immagine della società in miniatura. Il modo in cui funziona la scuola in una società (e anche il modo in cui la scuola viene raccontata, criticata, immaginata) è una lente attraverso la quale si può osservare, come in un microscopio, la società intera, gli scopi che una comunità umana si prefigge, i suoi successi e i suoi fallimenti, le sue contraddizioni, le sue spinte alla trasformazione o alla conservazione di valori, interessi, disuguaglianze, rapporti di forza. Come suggerisce il sottotitolo, la storia della scuola è fatta dunque di molte storie, al plurale, e anche di eventi che hanno prodotto effetti imprevedibili e inattesi – come sempre accade, nella storia.

Si tratta anche di una storia di idee, e di conflitti e negoziazioni attorno a delle idee. E nel breve capitoletto introduttivo emerge subito che dietro a questo bel titolo alla seconda persona plurale c’è un’idea pedagogica: «insegnare non è come riempire un vaso (di date, idee, numeri), ma è proprio come accedere un fuoco che poi brucerà da sé e darà a sua volta calore. Voi siete il fuoco» (p. 10). Questa metafora (e, a ben vedere, anche la forma narrativa stessa che l’autrice ha scelto per il saggio) ci parla di un certo modo di pensare il rapporto tra chi insegna e chi impara, dunque di come si intende la trasmissione del sapere e il suo rapporto con la costruzione di orizzonti di valori e relazionali. Si tratta di un’idea che, come tutte le idee, ha a sua volta una storia, ha conosciuto (e conosce) alterne fortune e sfortune, ha attraversato contesti diversi, trasformandosi e intrecciandosi alle sfide che le trasformazioni della società hanno implicato e implicano, si è scontrata (e si scontra) con idee diverse e contrarie, con fraintendimenti e banalizzazioni, con gli ostacoli simbolici, ideologici e materiali che si frappongono tra le idee e la loro realizzazione concreta. Ma andiamo con ordine.

Storia e storie della scuola, si è detto. Vanessa Roghi propone di parlare della scuola usando gli strumenti del suo mestiere, la storiografia. Dunque mentre racconta le trasformazioni della scuola, ritagliando una sezione cronologica che va dal Settecento agli anni Ottanta (e, di lì, apre domande sul presente e sul futuro), spiega anche come funziona l’analisi storica, cioè come un fatto o un problema possano essere indagati in prospettiva storica, mostrando, per così dire, “in presa diretta” cosa accade quando una questione viene studiata con gli strumenti della storiografia. Ovvero come l’analisi storica possa allargare il nostro sguardo, a volte trasformando completamente la percezione che abbiamo di qualcosa, specie se si tratta di un oggetto su cui ci sono opinioni o sentimenti contrastanti, magari perché ci siamo immersi fino ai capelli, oppure perché ne siamo così distanti da pensare di poterne cogliere, a colpo d’occhio, la complessità e la profondità. La storia, infatti, è un ottimo modo per ridare spessore alle cose.

La prima delle molte storie che il libro racconta è quella di una bambina che frequenta una scuola elementare a tempo pieno, a cavallo tra anni Settanta e Ottanta, e la storia di una coperta realizzata allora, insieme a un gruppo di bambini, in uno dei laboratori di quella scuola di Grosseto.

Si tratta di una storia personale. Il che offre lo spunto per tematizzare, seguendo la lezione di Marc Bloch, la relazione tra la memoria di un’esperienza diretta e la necessaria integrazione di quella con altre fonti e con analisi distaccate. Anche la scelta di portare al centro della storia l’esperienza di una bambina, o di usare dei diari scolastici come fonti per interrogare la storia della scuola, è a sua volta tematizzata e messa in relazione con una precisa tradizione storiografica. Quella che, a partire dagli anni Settanta, e in particolare in Italia, ha mostrato quanto rilevanti possono essere, per la comprensione della storia e del nostro modo di stare nel mondo, anche le storie di individui ignorati dalla storiografia tradizionale come, ad esempio, un mugnaio del Cinquecento o un ragazzino bocciato all’esame di ingresso delle superiori alla metà degli anni Sessanta. Il mugnaio è naturalmente Menocchio, il protagonista di un notissimo libro di Carlo Ginzburg, caso esemplare di questa prospettiva storiografica. Un mugnaio, o una bambina che frequenta il tempo pieno in una scuola elementare italiana dei primi anni Ottanta, o un bocciato: la genealogia intellettuale della prospettiva attraverso cui Vanessa Roghi racconta la storia della scuola, e che intreccia lo sguardo di Ginzburg e quello di don Milani, trova conferma nelle riflessioni retrospettive di Ginzburg stesso, quando racconta che, dietro al Formaggio e i vermi, c’è anche don Milani, e la Lettera a una professoressa (Miti emblemi spie, p. XII).

Dunque, partendo dalla propria storia scolastica, l’autrice abbozza l’immagine ravvicinata di un’esperienza didattica e di scuola (il tempo pieno, la pedagogia attiva) che è l’approdo di una lunga traiettoria. E partendo dalla coperta – oggetto concreto e insieme simbolico – porta i suoi lettori alla ricerca della “pecora” che ha fornito la lana per fare quella coperta, l’intreccio tra eventi e idee che hanno disegnato, nel tempo, la storia della scuola di cui la coperta è frutto e traccia.

Ecco allora la prospettiva più larga, l’osservazione da lontano: al posto del microscopio, il cannocchiale. Si parte dal Settecento e si attraversano le riflessioni di Jean-Jacques Rousseau e il modo in cui Mary Wollstonecraft lesse, modificò e rilanciò le idee Rousseau. Si incontra la visione della scuola che emerge da grandi capolavori letterari come Alice nel paese delle meraviglie, David Copperfield, Oliver Twist e Piccole donne, che ci aiutano a capire il nesso tra la scuola e altri fenomeni sociali, nel quadro di trasformazioni storiche profonde come, ad esempio, l’industrializzazione.

 

 

Si arriva poi in Italia, nell’Ottocento, e le fonti letterarie si combinano qui con quelle normative: è la storia della Legge Coppino sull’obbligo scolastico (1877) e della sua applicazione. Per raccontare quello che c’è nel mezzo tra il diritto e il fatto, Vanessa Roghi rilegge due classici della letteratura italiana di fine Ottocento che, non a caso, si interrogano profondamente sulla scuola: Pinocchio e Cuore. Poi ci sono le voci di maestre e maestri. Attraverso i loro occhi osserviamo le trasformazioni, le difficoltà, le piccole o enormi conquiste che riguardano, insieme, la storia della scuola e quella dell’educazione a cavallo tra i due secoli. Le voci di insegnanti pochissimo noti si mischiano a quelle di nomi notissimi: quelli di pedagogisti di fama internazionale, autori di libri che hanno rivoluzionato la storia della pedagogia e il modo di pensare la scuola, come Maria Montessori e John Dewey. Voi siete il fuoco ci presenta le loro riflessioni e il loro impegno attivo mostrando anche la relazione circolare che li lega all’orizzonte di bisogni e aspettative che venne profilandosi collettivamente, in un contesto così complesso e nuovo come la scuola obbligatoria e universale.

Non solo classici della pedagogia, dunque, ma anche dichiarazioni di maestre e maestri, diari di alunni e alunne: sono queste le fonti che, insieme ad altri romanzi (anche fantastici, come Le cronache di Narnia e Harry Potter), vengono usate per raccontare temi grandissimi: la relazione tra scuola e democrazia e il ruolo della scuola nell’avanzamento democratico, l’impatto che le guerre, il fascismo, il razzismo hanno avuto sulla scuola nella prima metà del Novecento. Su questo sfondo si offrono spunti e strumenti per ragionare sull’attualità, introducendo anche gli estremi del dibattito sulla parità del genere vista dalla prospettiva dell’accesso all’istruzione. Si ritorna poi alla storia normativa e dell’istituzione scolastica, osservando da vicino due tappe importanti: la definizione costituzionale di diritti e doveri in materia di educazione e istruzione e la riforma della scuola media del 1963. Qui, gli impegni presi sul piano normativo sono osservati dal punto di vista di chi non riesce a beneficiarne e, allora, prende la parola, mette sul tavolo la propria esperienza, chiede conto: è la storia della Lettera a una professoressa. E quella di Lucianino, uno degli alunni di don Milani, che deve sfidare veri e propri ostacoli fisici per frequentare la scuola: da casa sua, infatti, non esiste nemmeno la strada per andarci! Finite le medie, Luciano, che pochi anni prima avrebbe frequentato l’avviamento professionale (e non la scuola media «unificata» dalla riforma del 1963), prova a iscriversi alle superiori. Ma viene respinto all’esame di ammissione. Respinto è “solo” una parola. Ma cosa significa? Quante cose ci sono, dentro alle parole, sono gli studenti, questa volta, a spiegarlo a una professoressa.

 

 

 

Nella Grammatica della fantasia, Gianni Rodari ha scritto che i ragazzi amano «misurarsi con problemi più grandi di loro. È il solo modo che hanno a disposizione per crescere». E i capitoli conclusivi di questo libro gliene offrono un’occasione. Il grande problema è quello degli ostacoli che si frappongono tra il progetto di un’istruzione universale e obbligatoria stabilito dalla Costituzione e la sua realizzazione, nel senso più estensivo possibile. Alle voci degli studenti di Barbiana fanno eco testimonianze più recenti, di ragazze e ragazzi che, dall’interno, ci raccontano gli aspetti più critici, i problemi, i fallimenti della scuola. Si discute di voti, bocciature, abbandono scolastico. Ma anche si prova a immaginare che le cose possano cambiare, partendo col porsi domande molto serie, ad esempio: come funziona l’intelligenza? Oppure: cosa accadrebbe se a scuola non ci fossero più voti e bocciature?

E così, dopo questo viaggio iniziato lontano nello spazio e nel tempo si torna all’esperienza dell’autrice, alunna di scuola elementare negli anni Settanta e storica negli anni Duemilaventi, che a questo punto chiede e invita i suoi lettori a chiedersi: come è la scuola oggi? E come la immaginiamo nel futuro?

C’è una lettera di don Milani a sua madre in cui possiamo cogliere una chiave di lettura di questo libro: «Siccome questa è una corda viva del loro cuore… nessuno resta indietro» (la lettera è citata alle pp. 123-124). Mi interessa perché mi riguarda, una lezione preziosa dell’esperienza scolastica di Barbiana. Sulla sua attualità Voi siete il fuoco invita a ragionare, offrendo, nello stesso tempo, un esempio di come la storia ci permetta di osservare più a fondo le questioni che ci riguardano, da lontano e da vicino.