Seconda puntata di Prendere il volo. Storie di uccellini caduti dal nido e finiti in buone mani, novità della collana Piccoli naturalisti osservatori. Oggi è il turno di Silvia Molinari che racconta come è nato il libro e come è stata la collaborazione con Marina Marinella, l'autrice e i suoi numerosi compagni alati.
[di Silvia Molinari]
A febbraio 2018, in una giornata di gelo che seguiva una gran nevicata, Giovanna e Paolo vennero a trovarmi per illustrarmi la loro idea per un nuovo libro, un PiNO dedicato ai nidiacei, Prendere il volo. Storie di uccellini caduti dal nido e finiti in buone mani.
In quei giorni ero felice, tra le altre cose, di aver appena portato a termine due bellissimi progetti con la Lipu e di essere in procinto di iniziarne uno nuovo.
Mi stupii di questa improvvisa concentrazione di penne e piume, come se il mio tavolo da disegno fosse finito lungo una rotta migratoria.
Il tavolo di Silvia ingombro delle illustrazioni per Prendere il volo.
Giovanna e Paolo mi lasciarono in lettura i testi di Marina Marinelli, autrice e protagonista dei sette racconti che narrano di altrettante avventure e salvataggi di giovani pennuti. Mi piacquero moltissimo e accettai di tentare qualche tavola.
Lavorare a un libro illustrato non è per me una cosa frequente.
La mia produzione pittorica viene da una ricerca personale, solitaria; pur non mancando il confronto con la mia gallerista e amici pazienti, i lavori rimangono espressione di una sola voce. Il libro è invece un prodotto corale, frutto di un processo in cui le parti si legano a creare un corpo unico. Tutto un altro mondo.
Avevo desiderio di imparare qualcosa di nuovo e timore di non saper comprendere le voci di questo libro. Prima di ogni altra quella di Marina: le buone mani in cui sono caduti questi uccellini sono le sue.
Le illustrazioni per Prendere il volo. dedicate a Cinci (cinciallegra, Parus maior) e a Razzo (passero, Passer domesticus).
Giovanna è stata fondamentale per definire una linea interpretativa e un metodo di lavoro. Nel mese di giugno ci fu un fitto scambio epistolare in cui si rincorrevano valutazioni e proposte. Mi spedì i Taccuini Naturalistici di Fulco Pratesi (che ancora devo restituirle!), un libro che ricordavo di aver sfogliato anni prima, e guardammo insieme alcune pubblicazioni che ci incuriosivano. Come per ogni nuovo lavoro, il mio studio subì una mutazione: nuove letture, immagini, stampe, appunti.
Volevo che i ritratti fossero puliti e necessari come le azioni all’interno dei racconti, senza che però si trovassero a inseguirle. Le immagini dovevano dar voce a quello che nel libro non c’era, alle sospensioni. I vuoti che definiscono i pieni, come sempre mi piace fare dipingendo. Questo è stato subito chiaro.
Le prime prove di illustrazione per Prendere il volo.
Le prime tavole furono per Tommaso il merlo. Le preparai con cura, ma non funzionavano. Capivo di partire con le giuste premesse, ma a tavola conclusa mi ritrovavo lontana dall’obiettivo.
Alla fine rilessi e riguardai ogni appunto, per un po’ lavorai ad altro e poi preparai velocemente poche tavole che spedii subito a Giovanna. Fu molto bello ricevere il suo messaggio entusiasta.
Così cominciò il lavoro. Marina mi forniva foto da lei stessa scattate, consulenze tecniche, incoraggiamenti. Io prendevo e conservavo con cura, è utile. Per ogni uccellino preparai un vero e proprio faldone in cui finivano le indicazioni di Marina, le lettere di Giovanna, le mie ricerche e le bozze.
Foto di Marina: Razzo, ovvero passero, Passer domesticus.
Due foto di Marina: Sette, ovvero taccola, Corvus monedula.
Foto di Marina: Topolini, ovvero balestruccio, Delichon urbica.
Di racconto in racconto, di pennuto in pennuto, cercavo il carattere e lo vestivo con un nuovo segno, eco della narrazione. Anche il pennello ha seguito un percorso inedito con campiture ampie e piene, le luci smorzate dalla mia infatuazione per il giallo di Napoli.
Stranamente, lavorare a questo libro è stato profondamente liberatorio.
Le illustrazioni dedicate a Sette (taccola, Corvus monedula), per Prendere il volo.
Nelle parole di Marina c’è tutto. Un lettore di Prendere il volo scoprirà come comportarsi nel caso trovasse un pullo di cincia caduto dal nido; saprà anche del carattere del piccolo, dei successi e degli addii, che a volte non ricevono la consolazione di una libertà ritrovata.
Era molto importante che sentimenti e azioni non fossero descritti, ma che trovassero una loro forma, definissero il proprio spazio. Che si riconoscessero e si mostrassero. Per me passano attraverso i giochi di una taccola, il volo dei rondoni, le piume di una ghiandaia. Sono cose che abbiamo visto, che ora riconosciamo.
Work in progress per Prendere il volo.