Rotte minime. Gli spostamenti invisibili delle piante

Un percorso educativo a partire dai libri di Gioia Marchegiani

[a cura di Alessio Cotena, Marco Isaia e Anna Zucca, servizi educativi Fondazione Museo della Ceramica di Savona]

Anche quest'anno, il viaggio annuale nella scuola primaria di Albissola Marina è proseguito coinvolgendo autrici e autori, illustratori e illustratrici, al fine di esplorare il tema del festival Zerodiciannove e, al contempo, dare vita a una serie di laboratori artistici, di scrittura e lettura che si sviluppano durante il corso dell'anno. Per questa edizione, il tema scelto per il festival è stato quello delle rotte, in accordo con la candidatura di Savona a Capitale della Cultura: rotte intese come spostamenti fisici che ci conducono a muoverci nel mondo.

Sebbene il tema dei grandi viaggi e degli spostamenti nella storia sia stato affrontato a Savona, per Albissola abbiamo pensato di cercare un'accezione diversa sul tema delle rotte, concentrandoci sulle rotte minime. Questi spostamenti, a volte invisibili, vedono spesso le piante come protagoniste. L'intento è stato spostare lo sguardo da un tema che per sua natura ci portava a osservare da lontano, per vederne la controparte in una visione ravvicinata, un spostamento minimo. Considerando il mondo delle piante e quanto il disegno possa essere un prezioso strumento per potenziare l'osservazione anche di tutto ciò che è "piccolo", abbiamo deciso di coinvolgere Gioia Marchegiani per le attività di quest'anno.

Grazie al festival, nell'autunno abbiamo inaugurato le attività con un suo workshop a Casa Museo Jorn di Albissola Marina, proprio per permettere alle insegnanti e agli educatori di familiarizzare direttamente con l'approccio di Gioia all'illustrazione scientifica e alla narrazione. Due giorni sono stati dedicati all'immersione nel meraviglioso giardino di Jorn, imparando a osservare attraverso il disegno e a utilizzare l'acquerello per scoprire le piante, le loro forme e strutture. Per noi è, inoltre, fondamentale che le insegnanti, prima dei bambini e delle bambine, sperimentino le tecniche e gli approcci che andranno poi a proporre in classe, affinché il percorso sia davvero una condivisione di esperienze e pienamente integrato nella programmazione scolastica.

Sempre all’interno della formazione è stato realizzato un secondo corso con Monica Guerra sul suo Taccuino per un luogo, edito da Corraini, per seguire diverse piste per scoprire e conoscere un luogo. Proposte che sono state poi riprese soprattutto durante le attività di scrittura. Le tecniche artistiche si sono susseguite e integrate a seconda della fascia di età e del momento in cui si sono svolti i laboratori. Abbiamo iniziato con la fotografia, un modo per andare a caccia di tutte quelle piante che spesso passano inosservate.

Per sottolineare il tema delle rotte minime, abbiamo cercato nel cortile della scuola, scoprendo quante "erbacce" e piante fossero già presenti: parietaria, piantaggine, pratoline e pitosfori. Negli incontri successivi, abbiamo usato la fotografia per sperimentare soluzioni creative e narrative come la stampa e il collage. Su suggerimento di Gioia, il percorso è poi proseguito con il disegno. Quando il tempo lo permetteva, siamo usciti per disegnare nei parchi vicino alle scuole. Abbiamo usato matite colorate, per lo più senza l'uso della gomma, al fine di imparare a valorizzare l'errore, e la china, come nei lavori di Gioia sulla storia del Campanellino d’argento di Maria Lai. Questa tecnica, apparentemente difficile, ha dato grandi risultati, spingendo a concentrarsi sulle forme e realizzando immagini di grande impatto visivo.

Gli ultimi laboratori si sono concentrati sull'acquerello. Prima ci siamo dedicati alla ricerca dei colori attraverso la mescolanza e l'uso dei pantonari, scoprendo quante infinite tonalità di verdi esistano. Poi, lentamente, siamo passati all'uso dell'acquerello insieme al disegno direttamente dal vero. Molti dei lavori realizzati sono stati anche rielaborati da noi educatori per essere consegnati ai bambini e alle bambine ed essere reinterpretati attraverso il collage. Il tema del "minimo", infatti, permette subito di giocare con le dimensioni: piccole foglie possono diventare alberi e i bambini, attraverso la fotografia, si trasformano in piccoli esploratori di mondi in miniatura. Oltre all'esplorazione artistica, il tema delle rotte minime ha consentito un'esplorazione linguistica parallela.

A partire dalla comprensione dei due termini stessi (rotte/minime), adulti, bambini e bambine hanno cercato un primo senso personale, confrontato con quelli degli altri, costruendo sentieri all'interno dei quali leggere e creare testi. Un filone è stato quello della rotta come destinazione e/o aspirazione, un altro quello dei passaggi che lasciano tracce, un altro ancora il mondo delle cose piccole o piccolissime e come entrarvi. La rotta è stata intesa anche come strada invisibile, ma nota, sostenuta da punti di riferimento ben conosciuti.

Molte delle attività laboratoriali sono state costruite a partire dalle batterie di domande presenti nel Taccuino per un luogo di Monica Guerra. Un altro universo linguistico è stato quello dei nomi delle piante incontrate: nomi scientifici, nomi comuni talvolta molto evocativi, nomi regionali o in altre lingue. Spesso una stessa pianta aveva più nomi, a partire dal soffione/dente di leone/tarassaco, che ha avuto un ruolo di presenza costante durante l’intera esperienza. Per le prime classi, gli elenchi di parole specifiche costruiti durante l’osservazione (nomi di piante, parti della pianta, parti del fiore…) sono stati il materiale di partenza per la costruzione di acrostici e mesostici, sia individualmente sia a piccoli gruppi.

Attivati dagli albi Guarda bene di Letizia Iannaccone e La notte degli Zefirotti di Claude Ponti, è stato anche proposto un viaggio fantastico nel piccolo, inventando sistemi per rimpicciolire elementi architettonici e abitanti di tali mondi. Le piante create con la tecnica del collage sono diventate giardini sulla carta dove sistemare le foto rimpicciolite dei bambini e delle bambine, quasi a concretizzare le narrazioni fantastiche. La parola poetica è stata poi avvicinata dalle classi seconde a partire dalla lettura di Poemario di campo di Alonso Palacios e Leticia Ruifernandez e di Poesie nell’erba di Sabrina Giarratana e Sonia Possentini.

Il lavoro si è focalizzato sulla scrittura libera durante le uscite o le osservazioni delle piante. Le classi terze hanno creato nuove storie a partire dalle immagini prodotte con varie tecniche, inventando personaggi abitanti della pianta stessa: coccinelle, farfalle e altri piccoli animali che hanno dato vita a racconti. Per le classi quarte, è maturata la costruzione di un libro in piccolo gruppo che raccontasse, per immagini, brevi rotte all'interno dell'ambiente scolastico utilizzando soltanto le tracce lasciate dagli avvenimenti narrati, sull’impronta dell’albo Indovina che cosa succede di Gerda Muller. Il tutto integrato con letture di classici in cui appare il tema “rimpicciolimento” come Alice nel paese delle meraviglie e Tobia, un millimetro di coraggio. Le classi quinte, infine, sono state assorbite dallo studio del mondo delle api, con il grande supporto di Gioia Marchegiani, autrice di Sciami, api, alveari.

Il percorso è stato arricchito anche dalla possibilità di far incontrare ai bambini e alle bambine altri due ospiti del festival: Philip Giordano e Pia Valentinis. Questi incontri hanno permesso loro di osservare altri modi e stili di approcciarsi al mondo vegetale, restituendo una visione più multiforme dello stesso tema. Tutte le classi hanno visitato la mostra di Philip, potendo così scoprire come approcciarsi anche a uno stile di illustrazione più sintetico, anche grazie alle tecniche digitali, mentre le classi quarte e quinte hanno partecipato a un laboratorio di Pia Valentinis, autrice di Fare figure, che ha mostrato come lavorare con l'utilizzo delle matite colorate. Nel corso del percorso ci siamo subito resi conto che i materiali prodotti erano numerosi e che si aprivano altre piste per potersi legare ancor di più al lavoro narrativo e poetico. Abbiamo deciso, insieme alle insegnanti, di non dare una forma chiusa al lavoro di quest'anno, ma di lasciarlo ancora aperto per le contaminazioni con il percorso del prossimo anno scolastico.

Questa è stata anche l'occasione, nel momento conclusivo di restituzione con i genitori, di non mostrare un lavoro finito, ma di porre ancora di più l'accento sull'importanza del processo e su quanto i percorsi educativi debbano essere sempre pronti a trasformarsi e cambiare in relazione a ciò che emerge insieme ai bambini e alle bambine. Abbiamo già chiesto alla prossima autrice, il cui mone ancora non vi sveleremo, di partecipare al percorso del prossimo anno e siamo sicuri che potranno nascere interessanti nuove contaminazioni, certi che il mondo vegetale si aprirà spontaneamente al linguaggio poetico e al mondo animale.