Per scrivere un verso si fa così

La novità di primavera che vi presentiamo oggi è Il tuo nido, Il mondo di Carl Norac e Anne Herbauts, nuovo volume della collana Parola magica, tradotto da Silvia Vecchini. È lei infatti, oggi, a presentarlo, cosa per cui la ringraziamo molto.

(Gli uccelli sono sempre i primi

pensieri del mondo).

Giorgio Caproni

[di Silvia Vecchini]

Quest'estate, mentre ero nella piazza del mio paese e avevo in mano le borse della spesa, ho visto gli uccelli mettere in scena uno spettacolo familiare ma che non riesco quasi mai a trascurare.

Abito in campagna e mi accade spesso di vedere gli uccelli che si radunano in riga sui fili, contro il cielo. Oppure che si richiamano a vicenda dentro un grande cipresso e vanno e vengono, più e più volte, a decine, centinaia.

Questa volta era ancora più interessante perché gli uccelli si posavano su uno stretto cornicione e potevo vedere anche il tracciato delle loro ombre, come se stessero tracciando dei rapidi segni.

Quando mi capita di vedere gli uccelli fare questi giochi, penso sempre la stessa cosa e cioè che in modo molto simile si muovono le parole dentro di me.

Nel caso del condominio del cipresso, completamente zitto e poi vociante, prima vuoto e poi pieno, con partenze e ritorni a gruppi, a grappoli, in scia, è quello che accade quando la mia immaginazione/lingua interiore è toccata da qualcosa, un ricordo, un incontro, un dettaglio. Pensieri, parole, tutto trova rifugio nell'ombra della mente e poi vuole uscire al sole, esce ed entra, in un movimento continuo.

Nel caso della disposizione in riga, penso a un momento successivo. Quando le parole piene di un pensiero che ancora non conosco, già stanno scegliendo posto e provano a posarsi, una dietro o davanti o accanto all'altra. Anzi no, cambiano. Cambiano ancora, salgono e scendono dal filo, vanno e vengono, sono loro, sono altre. Battono le ali e giù, via di nuovo in volo nel vuoto, poi riappaiono.

 

Per questo mi sono fermata e ho registrato dei video, uno due, dieci. Non particolarmente belli ma, per me, ipnotici. Ho scritto un appunto nel taccuino che diceva: "Silvia, guarda. Per scrivere un verso si fa così" E anche: "Ecco come si muovono parole e sillabe nella mia testa disponendosi lungo la linea immaginaria del verso"

Capirete perché, mentre stavo lavorando alla traduzione della raccolta di poesie di Carl Norac, questo suo testo mi abbia particolamente rallegrata.

Tutta la sua raccolta è percorsa da voli e partenze. Bene ha fatto la bravissima illustratrice Anne Herbauts ad aprire e chiudere il libro con un uccello in volo e disseminare queste presenze tra le pagine. Passi e ali accompagnano la lettura e ci si sente come sospinti da un buon vento.

Il mio nido, il mondo è un invito ripetuto, convinto, pieno di sollecitudine a iniziare il cammino, a cominciare ogni cosa, ad avvertire il movimento interiore che ci incoraggia a intraprendere la nostra strada.

Ci si allaccia le scarpe e si va!

Da subito si entra in un bagno di parole che sanno dire la natura come compagna e mai come sfondo dove accadono le cose. Alberi, creature della terra, dell'acqua, del cielo, montagne, neve, sole, gocce di pioggia. Ogni cosa è esattamente se stessa e contemponeamente un simbolo in dialogo con il sentire del poeta. Anne Herbauts, con verdi, marroni, azzurri, rappresenta l'ambiente naturale come spazio aperto che il corpo della parola del poeta esplora, indica e fa incontrare anche al lettore.

Ho trovato grande affinità con la voce di questo autore, il suo pensare il mondo come un mistero che chiede la nostra partecipazione, con leggerezza, in comunione con la natura, nel risveglio dell'amore per le cose piccole e per i gesti minimi e un costante richiamo a ridurre la velocità della nostra andatura e la porzione di realtà sulla quale concentrare la nostra attenzione.

Una lentezza che è il presupposto per andare al fondo delle cose. E spesso questa direzione, quella della profondità, è legata a una riflessione sulla scrittura.

Ecco infatti  tornare più volte la poesia nella poesia. Sono numerosi i testi in cui fa capolino l'atto di scrivere e lasciare la propria traccia, l'incessante ricerca delle parole, il loro sorprendente apparire e ancora, più semplicemente, la presenza della poesia nella vita, proprio dove meno ce l'aspettiamo.

Questa sensibilità pensosa è bilanciata nell'intera raccolta da un tono scanzonato, ironico, divertito. C'e una voce che gioca con le parole, si fa lontra, scherza con un piccione, confessa di essere pessimo musicista, fa parlare una sedia, una chioccola a motore, una matita, una pulce.

Ma l'intento è sempre quello di conoscere. Il mondo, gli altri.

Le persone, anche quelle più vicine, sono piccoli misteri da contemplare, segreti, enigmi da risolvere. La grande domanda nascosta è se sia possibile incontrarsi davvero. Per questo un tema ricorrente è quello del contatto e del passaggio tra dentro e fuori, in una ricerca che sente anche la propria interiorità abitata da qualcosa di familiare e misterioso insieme, che chiede di essere continuamente raggiunto e scoperto.

Mi piace sottolineare che questo particolare sguardo interiore non è mai ripiegamento su se stessi e la predilezione per il mondo piccolo non è esclusione di un orizzonte aperto. Anzi, il poeta ci avverte che dentro il conosciuto si può dare un'avventura entusiasmante e il microscopico combacia perfettamente con l'infinito.

Alla stessa maniera potremo dire che il dettato lieve di Carl Norac non è mai superficiale o privo di impegno. Nella raccolta infatti ci sorprendono felicemente testi che, in maniera obliqua come sa fare la poesia, dicono il nostro tempo e risvegliano un sentire chiaramente politico. Che si parli di ambiente, di libertà di parola, di futuro, di amore che ci fa forti, di libera circolazione delle persone. E questa mi sembra un'ottima notizia.

I bambini e i ragazzi, proprio perché sono ancora nel nido delle parole scelte, hanno diritto a voci che si rivolgano a loro con grazia e coraggio, capaci di interpretare il tempo presente e seminare domande e visioni.

È da questa casa di parole che presto, prima che non si dica, usciranno in volo per fare del mondo il proprio nido.

 

Facciamo in modo che la poesia dia il suo contributo all'inizio del viaggio. Questa raccolta si china ad allacciare le scarpe ai lettori, ci incoraggia a partire e insegna a distendere ben bene le ali e a costruire il futuro insieme agli altri.

 

Un grazie speciale alla mia amica Marina che ha condiviso con me il tempo della lettura e della traduzione.