Un ragazzo al cinema

È appena uscito, ma se ne parla già molto. ÈSenzaTV, di Guillaume Guéraud. L'edizione francese è statapubblicata da Editionsdu Rouergue, nella collana doAdo, giàda qualche settimana e ha incontrato un'accoglienzastraordinaria.

Ne parlano con trasporto Ricochet,che lo inserisce nella selezione dei libri raccomandati,e Citrouille (il blog dell'associazione dei librai specializzati) quie qui.Ci sono recensioni entusiastiche neiblog di alcune librerie (per esempio, quie qui)e nei blog indipendenti (quie poi quie quie ancora qui). Guillaume Guéraud non èconosciuto in Italia: i suoi noir per adolescenti non sonostati tradotti. Per conoscerlo meglio potete leggere questa plaquetteche gli ha dedicato Rouergue. È stato a causa di questaintervista su Citrouille che gli abbiamo chiestodi scrivere un “Anni in tasca”. Ecco un assaggio di quelche ne è sortito:



Non me ne freganiente, mi dico, però tendo l’orecchio più del solito. E sentoche dicono «il cartone animato...», oppure «lo fanno il sabatopomeriggio...», ma soprattutto la parola d’ordine, che è «… allatv!».
E la vorreisubito anch’io, la tv. Mia madre ha detto una bugia. La tv non èsolo per i vecchi. Ce l’hanno tutti i miei compagni. Tutti quellidella scuola, anche quelli che non sono miei compagni, come i fratelliLabesse.
Scopro una cosa: nonsolo io sono l’unico a non avere fratelli e sorelle, ma anche l’unicoche non ha la televisione.
Così comincia la lotta con miamadre.

«Vogliola tv!» le faccio, «tutti quelli della mia età la guardano,tutti tranne me!».
«Vai immediatamente a giocare in cameratua!» ordina lei. «Neanche morto. Voglio la tv. Miannoio in camera mia». Allora fa la faccia seria e mi spiega,molto scientifica: «La televisione fa venire gli occhistorti».
«Non è veroniente. I miei compagni la guardano tutti i giorni e hanno gli occhimolto normalissimi!».
«Non si dice molto normalissimi, si dice normalissimi ebasta».
Chiedoaiuto a mio zio Michel.
Lo zio Michel abita da noi, in una camera piccolavicino al soggiorno, quindi fa parte della famiglia e anche luipuò dire la sua. Cerco di invogliarlo: «A te non ti piacerebbe averela televisione?». Ma lui scuote la testa e dice una cosa anche peggioredi quel che ha detto la mamma: «Se guardi la televisione diventiun coglione!». Wow, lo zio sì che èfigo, dice sempre le parolacce. Merda, casino, puttanate, fa cagare. Dimestiere fa l’operaio. Ma fa anche politica. Non so cosa vuol dire, farpolitica. «Come fa il presidente della Repubblica?», chiedo. «Mano, per niente, soprattutto non come la fa lui, semmai contro dilui!».
Infatti lo ziopassa il tempo a fare assemblee, a stampare volantini e ad attaccaremanifesti, vende i giornali comunisti, organizza gli scioperi e lemanifestazioni.
«Lotto con i compagni per preparare larivoluzione», spiega.
«E i tuoi compagni, non ce l’hannola televisione?». Fa una facciaschifata. «Sì... la guardano troppo e gli famale».
Miarrendo.