Capita sistematicamente, ormai negli anni lo si è verificato, che eventi culturali su temi legati all’infanzia – oggetti, libri, immagini, vicende, testi, film eccetera - riscuotano grande successo. Uno di questi, nel decennio in corso, è stata la mostra Infanzia a colori, tenutasi a Bolzano dalla primavera del 2014 al febbraio 2015. Curata da Roberto Festi e Silvia Spada, sotto la direzione di Stefan Demetz, l’esposizione ha proposto 55 libri illustrati per bambini (dal 1900 al 1940) provenienti dalla collezione dell’avvocato Arnaldo Loner, che rappresenta una delle più selezionate ed esaustive raccolte europee in questo ambito e raccoglie principalmente volumi di area tedesca databili tra il 1900 e il 1940.
La selezione dei volumi, realizzata in base al valore grafico e iconografico delle opere, ha offerto al pubblico una galleria di illustratori di assoluta eccellenza, come Tom Seidmann-Freud, Sibylle von Olfers, Ferdinand Andri, Carl Otto Czeschka, Oswald Wenzel, Karl Hofer, Elsa Beskow, Ernst Kreidolf, Heinrich Lefler, Anneliese von Lewinski, Karl Hofer e altri, protagonisti dei grandi movimenti artistici europei, in primis le Secessioni tra la fine dell’Ottocento e la Prima Guerra mondiale.
Obiettivo dichiarato di questa operazione è stato mettere sotto i riflettori la qualità dell’editoria per l’infanzia di quel periodo, il livello artistico, letterario e tipografico delle sue migliori creazioni, libri generalmente poco conosciuti al di fuori dello stretto ambito del collezionismo specializzato e raramente esposti al pubblico. Non solo: la mostra ha avuto anche valore documentario, segnalando, attraverso testi e immagini dei volumi esposti, elementi didattici e modelli educativi, tematiche e stereotipi della società europea di quegli anni.
Oggi, per chi fosse interessato a recuperare i contenuti di questo evento culturale, è disponibile un catalogo elegante e documentatissimo, in due lingue, a cura di Maurizio Scudiero, che alle introduzioni di Loner e dello stesso Scudiero, associa un ricco apparato iconografico, schede bibliografiche e biografiche degli autori.
Come spiega lo stesso curatore, sia nella mostra sia nel catalogo si è voluto dare massimo risalto alle illustrazioni per rendere giustizia al lavoro degli artisti, e mettere in luce il ruolo di primo piano che queste hanno nel libro illustrato, insieme alla grafica, alle scelte tipografiche e di legatura, a dimostrazione di come questa produzione editoriale non sia stata – e non sia - affatto secondaria rispetto ad altri settori della grafica del XX secolo (e di oggi).
Purtroppo non abbiamo avuto occasione di visitare la mostra: ne siamo venuti a conoscenza grazie a un’amica trentina che ci ha regalato il catalogo. Fra gli autori esposti e citati, c’è anche, e non poteva mancare, Tom Seidmann-Freud di cui, nel Natale 2017, abbiamo editato Il viaggio sul pesce, di cui potete leggere qui: titolo che insieme ad altri dell’autrice austriaca trova spazio in Infanzia a colori (sulla locandina dedicata alla mostra campeggiava, fra l’altro, una illustrazione tratta da questo libro).
Nell’interessante introduzione di Scudiero alcuni passaggi mi hanno fatto riflettere. Per esempio il curatore fa un lungo preambolo, prima di presentare i singoli illustratori, spiegando come la maggior parte delle mostre di libri per ragazzi e dei cataloghi a esse dedicate tendano a dare maggior rilievo ai contenuti letterari e didattico-pedagogici, e scarsa attenzione agli apparati iconografici. Scrive Scudiero: «spostando l’attenzione dal dato letterario a quello artistico, il panorama del settore dei libri per l’infanzia assume un aspetto e una valenza del tutto nuovi. Spesso, specie nei primi trent’anni del secolo scorso, l’autore delle illustrazioni era anche l’autore del testo, dimostrando con ciò come, a volte, le due componenti, non siano scindibili: il libro è il risultato di una visione complessiva e gli apparati illustrativi non vengono semplicemente “appiccicati” a un testo già esistente, come forse ingenuamente volevano farci credere gran parte delle bibliografie focalizzate sul solo dato letterario. Con un’aggravante: nemmeno di fronte agli esempi più eclatanti si comprendeva come l’approccio più interessante fosse quello grafico-artistico, anziché quello testuale.»
E più avanti, descrivendo la qualità di questi libri, scrive: «Come si potrà vedere nell’apparato iconografico di questo catalogo, e come detto più sopra, molti di questi libri sono il risultato di un lavoro in sintonia con il clima artistico dell’epoca, soprattutto con quello della Secessione, nell’ambito della quale l’aspetto applicativo e decorativo era proprio il fattore distintivo: si pensi alla Wiener Werkstätte. Per questo motivo le carte di guardia sono decorate sulla falsariga delle carte da parati che abbellivano le abitazioni di allora, specie le stanze dei bambini. Certo, stiamo parlando delle case della media-alta borghesia, ma va detto che anche in quelle più umili una pratica decorativa murale fu presente e caratteristica, perlomeno fino alla Seconda guerra mondiale. Dunque anche in questo aspetto, se vogliamo marginale, i libri per l’infanzia di allora mostrano una cura per il dettaglio del tutto scomparsa.»
La stessa attenzione alle immagini appare esplicita nell’introduzione di Loner che spiega come, nonostante la nostra sia la civiltà dell’immagine, in accezione non positiva, con immagini introdotte in modo massiccio e ossessivo in ogni ambito della vita quotidiana, pure la produzione di immagini abbia raggiunto nel corso della storia umana risultati straordinari, di grande fascino. Loner, appassionato di illustrazione, spiega come proprio nei libri per bambini l’immagine acquisisca un peso determinante e fondamentale: «non esistono infatti libri per bambini senza un ampio corredo illustrativo, anzi esistono libri, quelli per i più piccoli, che sono formati di sole immagini e sono del tutto privi di testo. Si tratta di un settore librario in cui l’immagine ha un ruolo e uno scopo fondamentali. Deve divertire il bambino e insieme svolgere un ruolo di erudizione; deve incantarlo e istruirlo insieme.»
Il catalogo di Infanzia a colori e le riflessioni in esso contenute hanno portato la mia attenzione su un aspetto interessante: ovvero quanto siano separati e distanti i due mondi, quello della letteratura per ragazzi e quello del collezionismo di libri per ragazzi.
Da una parte è abbastanza ovvia la ragione di questa distanza: gli obiettivi di un collezionista sono molto diversi da quelli di chi pubblica, promuove, utilizza libri per ragazzi. E tuttavia la mia impressione è che i due mondi trarrebbero significativi benefici da un contatto e uno scambio, sia in termini di conoscenze sia in termini di orizzonte di ricerca e di riflessione. Faccio qualche esempio.
Nel mondo della letteratura per ragazzi, nonostante nell’ultimo decennio molto sia cambiato, si riscontra una notevole difficoltà a comprendere e ad accogliere davvero cosa significhi ricerca estetica relativamente all’albo illustrato, e soprattutto in merito alla sua motivazione profonda. E anche dove ciò accade risulta evidente che sono ancora pochi, lacunosi e approssimativi gli strumenti di valutazione e giudizio disponibili agli operatori riguardo alla dimensione estetica della produzione di letteratura illustrata.
Nel mondo del collezionismo, come dimostra questo catalogo, ma non solo, - basti pensare a un classico, Pittori di carta di Santo Alligo -, l’attenzione e le competenze in merito all’illustrazione e all’oggetto libro - la storia, le tecniche, gli autori eccetera – sono solide, complesse e raffinate.
Nel mondo del collezionismo, invece, ciò che è poco approfondito è la conoscenza degli aspetti narrativi, pedagogici e letterari, gli studi sul pubblico e sulla ricezione, che non sono affatto secondari in questa produzione, e senza i quali non può esserci una conoscenza autentica dei libri per ragazzi. Ma soprattutto al collezionismo manca la conoscenza di questi libri nel presente, conoscenza importante, sia perché il presente ha radici nel passato, sia perché la dimensione attuale è in grado di mettere in luce aspetti del passato altrimenti difficili da cogliere. In questo senso penso a due affermazioni: la prima, di Scudiero, secondo la quale oggi non esistono più libri curati nel dettaglio come quelli realizzati in passato; la seconda di Loner, riguardo all’immagine e alla sua presenza invasiva.
Oggi in tutto il mondo c’è una produzione di altissimo livello di libri per ragazzi, la quale ha grandi debiti, fra l’altro, con il passato, e che al passato, come patrimonio di conoscenze di tecniche, narrazioni, stili eccetera, continua ad attingere. Si tratta di una produzione realizzata da editori molto competenti e attenti al proprio pubblico, che lavorano a un prodotto di grande qualità che fra l’altro in tutto mondo trova sempre più riscontri di pubblico e ha saputo trovare un pubblico di lettori in costante espansione.
Per quanto riguarda l’immagine e la sua invasività, oggi in tutto il mondo un filone di studi e di formazione specifica, nell’ambito della letteratura illustrata per ragazzi, è rivolto all’educazione allo sguardo e alla grammatica delle narrazioni visive, strumenti fondamentali per dare all’immagine il posto che gli compete nei linguaggi umani, al fine di costituire un pensiero che non veda separate parola e immagine, nella consapevolezza che l’egemonia culturale del linguaggio verbale sia responsabile sia di una sottovalutazione delle peso e dell’importanza dell’immagine nell’ambito della ricerca e delle conoscenze scientifiche e umanistiche, sia del diffuso aniconismo ovvero incapacità di leggere le immagini, oggi molto diffusa e in particolare proprio presso quelle società che sono voraci consumatrici di immagini. Paradossalmente, proprio nella civiltà dell’immagine.
La distanza fra collezionismo e mondo della letteratura per ragazzi, replica nelle motivazioni implicite la frattura storica fra immagine e parola, forma e contenuto, estetica ed etica. Un dualismo che, a nostro modo di vedere, è del tutto anacronistico e sterile, impedendo di accedere a una visione più complessa e soddisfacente di quelle narrazioni del passato e del presente, sempre più interessanti e importanti, che attingono contemporaneamente alle due dimensioni e ai due linguaggi. Un dualismo che, fra l’altro, esiste unicamente in ambito teorico dato che la vicinanza con il lavoro di autori e illustratori mette in luce come nella prassi progettuale e creativa non si verifichi in nessun modo un approccio simile.
Questa frattura, questa distanza ha, dal punto di vista della nostra esperienza, ricadute negative. Da una parte continua a nutrire una visione distorta e parziale dei libri per ragazzi, impedendo o limitando la creazione di strumenti idonei alla loro valutazione e a una critica più raffinata e matura, dall’altra è responsabile di una scarsa attenzione nei confronti di una particolare produzione libraria di grande interesse rivolta ai bambini e ai ragazzi, ovvero la riproposta sul mercato di libri illustrati del passato.
Da alcuni anni abbiamo editato alcuni libri di grande bellezza riproposti da cataloghi del passato, nella convinzione dell’importanza che potrebbero avere nell’esperienza dei bambini di oggi. Fra questi citiamo Libri! di John Alcorn, Tondo tondo e quadrato di Fredun Shapur, Sole Luna Stella di Kurt Vonnegut e Ivan Chermayeff, Il viaggio sul pesce di Tom Seidmann-Freud, e a breve uscirà Stavo pensando di Sandol Stoddard e Ivan Chermayeff. Sono libri di autori eccezionali per altezza e compiutezza di linguaggi verbali e visivi, libri di una qualità letteraria e artistica fuori dal comune che abbiamo deciso di proporre pensando non a un pubblico di appassionati di grafica e illustrazione, ma ai bambini di oggi. Così come fanno parte del bagaglio delle letture dei ragazzi i grandi classici letterari, da Rodari, alla Lindgren a Calvino a Roald Dahl, o andando più indietro da Pamela Lyndon Travers, Louisa May Alcott a Andersen o Collodi, per fare solo alcuni nomi fra i tanti, perché non dovrebbero, nello stesso modo, fare parte delle conoscenze dei bambini i linguaggi visivi offerti da albi illustrati che sono autentici capolavori del genere. In sostanza, perché l’illustrazione, e le narrazioni visive che essa costruisce, non dovrebbero assurgere allo stato di classici nello stesso modo in cui lo diventano racconti e romanzi? Classici ovvero libri che come diceva Italo Calvino non hanno mai finito di dire quello che hanno da dire. In questo caso libri che non hanno mai finito di farsi guardare. I linguaggi visivi invecchiano, sono più deperibili di quelli verbali? Non ci pare che questo accada in nessun modo, a stare alla storia dell’arte.
Purtroppo la dinamica a compartimenti stagni del mercato e della cultura (una cultura spesso miope e ignorante che continua a guardare al libro per ragazzi come prodotto di serie B e con arroganza continua a vedere libri realizzati con estetiche più compiute come "finti libri per ragazzi", libri per adulti travestiti da proposte per piccoli) relega questo tipo di libro del passato in un limbo che lo rende invisibile: da un parte considerata pregiata trouvaille per bibliofili e collezionisti di vintage raffinato, e dall’altra lettura poco interessante perché portatrice di stili e linguaggi visivi poco riconoscibili secondo i modi contemporanei dell’iconografia dei libri per ragazzi. Quello che accade, allora, è questo: quando questi libri sono pubblicati da una casa editrice, come siamo noi, di libri per bambini e ragazzi, il pubblico di raffinati conoscitori e i recensori che a loro si rivolgono non li prendono in considerazione, valutandoli “libri per bambini” e in quanto tali non interessanti; nello stesso modo, il nostro settore li guarda con diffidenza come proposta per bibliofili mascherata da lettura per i piccoli di oggi. Chi ci va di mezzo sono i lettori a cui questi libri potrebbero arrivare con tutta la loro ricchezza visiva, narrativa, letteraria, artistica. I bambini, cioè.
Auspichiamo perciò che questi due ambiti prima o poi superino le diffidenze e l’indifferenza reciproca per accedere a una contaminazione che sarebbe salutare per tutti. Per i grandi, che acquisirebbero un orizzonte di lettori più ampio, ricco e variegato, e soprattutto, per i piccoli, che avrebbero accesso a esperienze estetiche e poetiche di grande altezza, affinando la loro capacità di lettori di storie, fatte di immagini e parole.
Ringrazio Elisabetta Curzel e Anna Martinucci per la consueta generosità.