E il disegnatore, cacciatore di gioia...

Costruttori di Libri fa parte di quelle iniziative sorte intorno a un rinnovato interesse verso i libri con le figure che ha caratterizzato il settore della letteratura per l'infanzia negli ultimi quindici anni. Nasce da un'idea di Antonella Abbatiello, Lorenzo Cantatore, Martino Negri e Giovanna Zoboli, con l'obiettivo di approfondire e fornire strumenti adeguati alla conoscenza di questi libri e dei processi creativi che li riguardano. Il primo appuntamento della terza edizione di Costruttori di Libri, si è tenuto il 19 novembre 2021 (sul programma e la partecipazione trovate informazioni qui). Il secondo appuntamento, con il medesimo programma, si è tenuto a Roma, l'8 aprile. Oggi vi proponiamo il terzo ritratto di questa edizione, quello dedicato a Adelchi Galloni da Martino Negri. Qui trovate il primo, dedicato a Silvia Vecchini; qui il secondo, dedicato a Luogo Comune. Per informazioni sulla prima edizione di Costruttori di Libri, del 2019, qui. E sulla seconda edizione, del 2020, qui.

Adelchi Galloni illustratore per l’infanzia

[di Martino Negri]

Negli anni in cui la Emme Edizioni di Rosellina Archinto stava rivoluzionando il modo di immaginare gli albi illustrati per bambini, Adelchi Galloni si inventava illustratore per l’infanzia, affacciandosi per caso su un mondo che non conosceva e che avrebbe immediatamente imparato ad abitare con grande disinvoltura, regalando ai bambini italiani piccoli capolavori visivi che meritano, oggi, di essere riscoperti e giustamente celebrati. Erano i favolosi anni Settanta: «anni magici in cui giravano molti soldi e per un illustratore c’erano grandi possibilità», ricorda Galloni. E in effetti, tra 1973 e 1978 pubblica ben 8 libri con Mondadori, sette albi illustrati nella collana “Le Pietre Preziose” – Robin dei pirati (1973), Le straordinarie avventure di Baciccia nell’Africa misteriosa (1973), Baciccia nel Far West (1974), La tigre a scacchi (1975), Il giro del mondo in 80 giorni (1976), I viaggi di Gulliver (1976), Viaggi meravigliosi del barone di Münchausen (1978) – e una raccolta di fiabe italiane illustrate, E vissero felici e contenti (1974). Negli anni Ottanta e Novanta, sempre per Mondadori, illustrerà invece libri di narrativa per la collana “Junior”, confrontandosi con autori classici e contemporanei: Orwell, Kipling, Ende, White, Hughes, ma anche Lazzarato, Pitzorno, Achebe, Ibaxzebo, Mutis, Denti.

Cacciatore d’immagini che riconosce nell’occhio e nella mano i fondamentali strumenti del proprio operare, Galloni ha condotto – e tuttora conduce – una vita d’artista a tutto tondo, all’insegna di una sperimentazione inesausta di tecniche, strumenti e materiali, e in campi molteplici nell’ambito della comunicazione visiva e verbo-visuale: il cinema d’animazione e la pittura, la pubblicità e l’illustrazione. Mentre nei lavori d’illustrazione rivolti a un pubblico adulto la sperimentazione degli stili e delle tecniche impiegate non ha conosciuto momenti di sosta, nel rivolgersi all’infanzia Galloni ha privilegiato fin dall’esordio – e comunque mantenuto, nonostante un’evidente evoluzione nel modo di usare il tratteggio – un’alta leggibilità delle figure e degli ambienti disegnati, resi attraverso il nitore di linee stese a china, a delineare forme, volumi e spazi d’azione solo in un secondo momento colorati ad acquerello.

Nelle tavole realizzate per gli albi della collana “Le Pietre Preziose” l’ampio spazio a disposizione consente alla sua straordinaria intelligenza compositiva di sbizzarrirsi nell’allestimento di magnifiche visioni panoramiche gremite di figure che alludono a un’infinità di storie ulteriori, cui il testo verbale non fa riferimento alcuno, ma che pure stuzzicano la curiosità e l’immaginazione del lettore, secondo il modello offerto negli stessi anni – anche da un punto di vista propriamente stilistico – dagli albi e dal segno di Tomi Ungerer, tra i suoi rari riferimenti nel mondo dell’illustrazione per l’infanzia: tavole affollatissime e colorate dove affiora inequivocabile – nel taglio delle immagi- ni, giocato sull’assunzione di prospettive multiple e scorci vertiginosi che danno straordinaria dinamicità all’insieme – l’amore per il cinema, palese anche nella forma di citazioni puntuali, deliziosamente umoristiche. Diverso è il discorso che riguarda le immagini realizzate per le copertine e i testi narrativi più lunghi usciti nella collana “Junior”, dove il grado di stilizzazione delle figure cresce e le tavole si fanno più essenziali, vicine alla maniera e al gusto cui Quentin Blake ha abituato i lettori italiani a partire dall’inizio degli anni Ottanta: illustrazioni quasi minimali ma mai neutre, capaci di connotare personaggi, ambienti ed emozioni anche con pochissimi segni e dettagli intensamente “parlanti”.

Nelle grandi e affollate tavole degli anni Settanta soprattutto, ma non esclusivamente, Galloni dimostra insomma di saper incarnare con piena naturalezza il segreto accordo coi bambini – lontano da qualsivoglia compromesso di natura peda- gogica – che Antonio Faeti, sulle tracce di Walter Benjamin, riconosceva ai figurinai italiani a cavallo tra Otto e Novecento, un accordo fondato sul pia- cere dell’invenzione e l’apertura all’assurdo, nel segno della meraviglia e della gioia del guardare alimentata nel lettore dal brulicare festante delle figure e delle situazioni: la gioia di inoltrarsi in al- tri luoghi e tempi e mondi, guidati dall’occhio e dalla mano del disegnatore, che Jacques Prévert – in una poesia dedicata all’opera grafica di Georges Ribemont-Dessaignes – chiamava appunto «cacciatore di gioia».