Storia di un refuso, lunga e complicata

Gli approcci alla realizzazione di un progetto-libro possono essere molteplici, determinati da capacità e competenze personali, dall'interpretazione del testo (che non è sempre univoca) e da altre circostanze. "Con le mie sante manine 2", che sarebbe il pomposo nome dei compiti a casa che ho assegnato agli allievi del corso Progettare Libri tenutosi a Sàrmede nel giugno 2015, è proprio un esempio lampante del fatto che teste diverse, di fronte allo stesso materiale di base, giungono a realizzare progetti completamente diversi. Oggi sarà Cecilia Campironi a raccontare la sua esperienza. Mentre qui potete rileggere l'autointervista di Laura Pagan.

La forza del refuso di Cecilia Campironi

La mia idea per realizzare il compito a casa che ci era stato assegnato al termine del corso Progettare Libri 2015 è nata da un errore. Su questo errore ho costruito l'intera storia. Già quando eravamo alla Tipoteca e abbiamo scoperto il refuso ["magglo" in vece di maggio, ndr] quando eravamo già in stampa («Stooop! Qui c'è un errore!»), una scintilla è scoccata dentro di me. In seguito, l'errore ha chiamato un altro errore: dei tre fogli stampati che mi spettavano per realizzare il compito, tre contenevano il refuso incriminato. 

Lì per lì, a essere sincera, ho anche imprecato perché - qui lo ammetto - ho srotolato i fogli solo a settembre e mi sono sentita molto in colpa per averli lasciati tutta l'estate chiusi nel tubo. «Mannaggia alla miseria, e mo' come faccio?», mi sono chiesta, appena resami conto della mia distrazione.

All'inizio il testo non mi aveva molto ispirata, perché Milano e ancora di più Pavia, mi collegano a tristi ricordi. Ma a quanto pare era destino perché un pomeriggio, seduta sul divano di una bella casa tra le montagne marchigiane, l'idea mi ha trovata. Avevo scritto le prime parole: Milano/vecchio, Pavia/giovane (quanto mi rattristava) e poi quelle date in fondo ai testi. E poi magglo. E allora ok! Che magglo sia! Ma dove è finita la 'i' ? 

Mi è tornato in mente il lavoro di squadra fatto per comporre il testo con i caratteri mobili e l'ho immaginato a ritroso. Poi mi ha assalita il ricordo di una cosa che mi aveva detto Giusy, la mia compagna di stanza al corso: da piccola andava molto fiera della sua "y". da questo ricordo è nata una scena dal libro e, a partire da quella, ho cominciato ad abbozzare qualche altra idea per altre scene con altri personaggi: Daniele [il tipografo che ci ha assistito, ndr], Paolo [il docente, ndr], lo scrittore stesso [al secolo, Francesco Gagliardi, ndr]. 

Tornata a Roma, ho disegnato lo storyboard, senza pensare minimamente al numero di pagine. È venuto giù tutto in un colpo fino al finale che per una notte mi ha bloccata. E poi è arrivato Lucio, uno dei due tipografi che, alla Tipoteca Italiana, ci ha aiutato nel nostro lavoro di composizione e stampa, al quale non avevo pensato, perché il suo nome non era scritto nel colophon. Eccolo che quindi è arrivato ad aiutarmi, con la sua 'i' è il suo non-nome. Le pagine esterne, risguardi e copertina sono state le ultime cose a cui ho pensato. In copertina non ho voluto mettere nulla di particolare perché teoricamente quello doveva essere un libro normale, con la sua storia, che viene però stravolta dal fatidico errore.

Ecco come è nata la mia idea. I disegni li ho fatti direttamente in bella, tutti in un fiato o, forse, due fiati. Volutamente non ho lasciato spazio al ragionamento, cercando di mantenere fresco e spontaneo lo stile, così come spontaneamente l'idea mi aveva trovata. Ed ecco come è nato il mio libretto, che considero un piccolo inno agli sbagli e che con uno sbaglio si conclude, lì nel colophon, dove il nome di Lucio, o meglio Luco, viene aggiunto malamente ma senza la sua 'i'. E di questa chiusura demenziale, scusate, rido ancora. Chissà se Lucio apprezzerebbe

Cara Cecilia, Lucio apprezzerebbe eccome. So che i docenti non dovrebbero dichiarare le proprie preferenze, ma questo a me è parso, fra tutti, il compito più articolato ed equilibrato, pensato e progettato con il coraggio di fare un libro, ma di farlo "normale". E non è un coraggio da poco. Nei prossimi giorni sarà la volta di Valeria Montemagni e di Giorgia Atzeni, alle quali si aggiungerà forse qualcun altro all'ultimo momento.

Il corso Progettare Libri sarà riproposto, sempre a Sàrmede, dal 4 al 9 luglio 2016. Tutte le informazioni sono disponibili qui.