Bambini a bottega, come artisti e artigiani

[di Enrica Buccarella]

L’arte è anche conoscenza, se vuoi disegnare una betulla devi prima conoscerla, sapere come è fatta, la bella corteccia bianca, la foglia leggera verde lucente. Nel disegno, l’espressività del segno si mescola a quella della tecnica, all’esperienza e poi ancora alle capacità di ognuno, non solo intese come “bravura” nel riprodurre forme e colori ma anche capacità motorie, visive, di percezione e interpretazione.

Alberi.

Eppure, nonostante ciò sia abbastanza ovvio, dai bambini si pretende che “producano” immagini senza offrire loro un vero e proprio percorso di conoscenza e apprendimento, con la convinzione, o il pretesto, che tanto a disegnare sono bravissimi, non ne hanno bisogno perché hanno in alternativa una grande “fantasia”.

Certo visto così, il disegno, come attività didattica, per qualcuno perde il suo fascino, il suo mistero di dono, frutto di talento naturale e spontaneo, attività non alla portata di tutti. Ma chi insegna Arte ai bambini, perché è così che si chiama questa educazione nella scuola Primaria, deve invece preoccuparsi proprio del contrario: di dare, a tutti, gli strumenti  giusti per creare ed esprimersi attraverso le immagini, dalla sperimentazione degli elementi che le compongono, forme, segni, texture, alle tecniche grafiche, pastelli, pennarelli, cere, pittura, collage, stampa… alla ricerca dei colori, all’osservazione e allo studio di forme e strutture dei soggetti, un viso, un corpo, una pianta, un animale, lo spazio, gli ambienti...

Animali.

Si insegna a disegnare come si insegna a leggere e a scrivere, con la stessa serietà e puntualità, costruendo giorno dopo giorno un linguaggio complesso, in una gradualità di passaggi pensati e ragionati, programmati e realizzati con continuità di interventi.

Non si improvvisa, non si fanno lavoretti stagionali, non si lavora sull’onda di entusiasmi che poi presto si spengono lasciando nelle aule e nei ripostigli delle scuole pacchi di lavori sciatti, di cui ci si è scontenti come maestri e in cui i bambini non si riconoscono perché sono il frutto di un capriccio adulto, di una volontà mal riuscita di “copiare” qualcosa, un quadro visto su un calendario, un pittore che alla maestra piace tanto. Gli artisti possono guidarci, farci da esempio grazie all’opportunità che abbiamo di conoscere la loro ricerca, i loro tentativi  evoluti nel tempo, ma anche lì allora, bisogna ricercare, studiare, capire.

Possiamo  farlo insieme, adulti e bambini, un passo alla volta, senza velleità.

Prove di acquerello.

E invece le scuole purtroppo  sono piene di lavori incompiuti, dimenticati e polverosi. Ma anche appesi tristemente ai muri, fogli tutti uguali in cui si legge l’abbandono e la rinuncia. Ci vorrebbero impegno e costanza per portarli a termine, per curarli in modo adeguato, ma poi il tempo passa, l'entusiasmo scema, non è più il momento, l'occasione è passata, la proposta era sbagliata… Con i bambini lasciare che questo accada è un grande errore. Significa che in fondo non credevamo in ciò che abbiamo proposto loro, che se adesso non ci fosse tempo per finire o per fare con cura e metodo, il tempo che abbiamo usato prima non valeva granché.

Esercizi di acquerello.

Sono lavori proposti sull’onda di un’improvvisa motivazione, senza aver costruito in precedenza conoscenze, pratiche, tecniche. Perché è così, senza questi passaggi, che  il momento della “produzione”, immaginata da menti adulte e realizzata da mani bambine, risulta deludente e a volte persino imbarazzante rispetto alle aspettative, e non certo a causa dell’ingenuità dei bambini che è una grande risorsa a cui molti artisti hanno attinto, ma per l’ingenuità, quella sì deleteria,  e la mancanza di preparazione degli adulti che hanno condotto la proposta.

Ma il tempo della scuola è prezioso. Non è tempo per colorare schede fotocopiate o per fare lavoretti.  Non dovrebbero esserci a scuola "lavori d'occasione" ma lavori per crescere, imparare, sbagliare, capire, collaborare. Quindi serve programmare interventi adeguati, rimboccarsi le maniche, comunicare motivazione, metterci volontà e impegno.

Esercizi di acquerello.

Quest’anno, grazie a un episodio verificatosi nella mia classe, ho potuto profondamente riflettere su cosa possa significare l’abbandono di un progetto, l’accartocciare un disegno, il repulisti annuale di tutto l’ammasso di schede colorate faticosamente, di tutti i cartelloni ricoperti di pittura terrosa, agli occhi di un bambino. Come possa influire sulla sua percezione della serietà della proposta e sulla responsabilità del proprio impegno, rispetto a un lavoro che poi finisce nella spazzatura, sul valore del tempo scolastico impiegato a produrre carta da buttare via, sullo spreco di materiali che hanno un costo e che per questo dovremmo presentare ai bambini come preziose opportunità da impiegare con generosità, all’occorrenza, ma anche con cura.

Disegni ad acquerello.

Prima di Natale abbiamo iniziato una grande pittura collettiva sull’inverno. È rimasta interrotta, una mia partenza improvvisa e il lavoro si è fermato. Al mio ritorno, eravamo ormai presi da altri impegni, quindi è rimasta lì incompiuta per diverso tempo. E poi l’inverno è passato, l’entusiasmo si è affievolito. Ma la domanda dei bambini: «E il nostro inverno?» mi ha riportata alla coscienza dell’impegno preso con loro. Lì si giocava la mia credibilità come maestra, dalla mia risposta i bambini avrebbero capito quanto davvero tenessi al loro lavoro e al tempo già speso. È stato faticoso riprendere… abbiamo finito in primavera, guardiamo con orgoglio quella pittura ogni giorno.

Inverno.

Insieme alla cura dell’espressione artistica del singolo ho imparato che è ancora più utile occuparmi dei progetti artistici di classe, quelli che coinvolgono tutti, che rappresentano un impegno da sviluppare nel tempo:  dalla scelta del tema alla progettazione comune, allo studio degli elementi che comporranno l’opera, alla sperimentazione delle tecniche grafiche che verranno utilizzate e attraverso le quali  cerco di  trovare un ruolo giusto per ognuno, perché in classe ci sono gli artisti estroversi, i talentuosi , i precisi e meticolosi, ma anche i pasticcioni, quelli che fanno fatica a tracciare un segno compiuto, ma basta dargli del colore da spalmare e combinare e si sentono  finalmente adeguati e felici. E ognuno vigila sull’altro, nessuno è disposto a lasciar cadere la cosa, nonostante la fatica. Ma bisogna insegnarglielo con l’esempio, pensando da artisti e lavorando da artigiani.



Pannello stagioni.

E quindi c’è chi disegna, chi colora, chi prepara la carta per il collage e chi taglia. Chi incolla secondo  il proprio “gusto” mediato dalle indicazioni del gruppo. Chi propone e chi esegue. Non viene meno l’arte, e nemmeno l’espressività. Alla fine, nelle nostre opere c’è tutto, il contributo e la personalità di tutti e di ognuno e anche gli insegnamenti di artisti che abbiamo conosciuto, magari attraverso le pagine di un libro e le indicazioni di un laboratorio. E soprattutto c’è la costanza e la determinazione e tutto il tempo che è passato per arrivare al risultato finale. 



Pannello stagioni.

Le nostre opere esposte in corridoio testimoniano tutto questo, spero che i bambini lo ricordino ogni volta che ci passano davanti. Si fermeranno anche tanti adulti a guardare pensando magari che sono belle, ma insinuando che “c’è la mano della maestra però…” senza chiedersi quante cose abbiano dovuto provare e imparare i bambini per arrivare a quel risultato che non va certo valutato in termini di bello o brutto, facile o difficile. Perché non è quello che mi interessa. Mi interessa che siano contenti di ciò che hanno fatto, che non perdano la fiducia, in se stessi e negli adulti, che ci credano il più possibile che i grandi vale la pena di ascoltarli perché sanno cosa stanno facendo, hanno sempre qualcosa da insegnare e sanno apprezzare ciò che imparerai.

Estate, lo stagno.

Carta da collage fatta a mano.



Lo stagno e le rane.

È lì che cominciano i problemi a scuola: quando un adulto ti chiede di scrivere un testo che poi non leggerà o ti chiede di fare un disegno a cui darà uno sguardo compassionevole e butterà via alla prima occasione, senza accendere un dialogo intorno al tuo lavoro. E certo, vorrei dire, che c’è la mia mano nel lavoro dei miei alunni.  E la mia testa, la mia esperienza e le mie conoscenze, perché la maestra sono io e i bambini da me devono imparare. Noi , maestra e bambini, lo sappiamo ed è proprio questa consapevolezza di tutte le tappe compiute che ci rende sereni e soddisfatti del percorso. Non abbiamo tradito il progetto, non abbiamo tradito il tempo, i materiali usati, la cura, l’impegno. Abbiamo iniziato e finito. E in tutto questo c’è anche un po’ di Arte.  Mi sembra una bella conquista.

Alessia taglia una volpe disegnata da Natalia.

Natalia completa il disegno della volpe.



Autunno, la volpe.

La nostra ultima opera collettiva documentata nelle foto, ha avuto molte ispirazioni: le stagioni, la natura, le piante e gli animali, alcuni illustratori che abbiamo conosciuto attraverso i libri: Leo Lionni, Bruno Munari in primo piano. L’ideazione è della classe. La tecnica usata è principalmente quella del collage con carta fatta a mano dai bambini usando cere e acquerelli. Gli elementi ripetuti: foglie, api, formiche, piccoli elementi decorativi sono stati realizzati con timbri fatti a mano da bambini di precedenti cicli e dalla sottoscritta. Tutto il lavoro è durato quattro mesi, la sperimentazione delle diverse tecniche è un’attività che svolgiamo con continuità dalla classe prima.

Primavera.

Estate.

Estate.

Autunno.

Inverno.



Pannello intero.