E poi c’è la terra

La voce e la mano di Pia Valentinis, grande maestra di tecniche e figure, permetteranno a bambini, ragazzi, aspiranti illustratori, insegnanti, di assistere a un metodo di lavoro che è anche e soprattutto un modo di osservare il mondo. Si può arrivare a padroneggiare bene una tecnica, ma del percorso fanno parte, e sono necessari, alcune abitudini per addomesticare occhi e mani, momenti di sconforto, ripensamenti, prime idee da non scartare, inizi in cui tutto è in potenza e non si sa che strada scegliere.
Questo libro è un manuale di istruzioni d’artista che, attraverso la creatività e il gioco, suggerisce alcune azioni per rendere le persone più consapevoli e responsabili riguardo ai temi della sostenibilità ambientale. È stato pensato insieme al Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna ed è curato da Francesco Spampinato, professore di storia dell’arte contemporanea, e illustrato dall’inconfondibile mano di Irene Rinaldi.
In questo posto non ci sono laghi, né fiumi o torrenti. L’acqua non scorre: ristagna in pozze profonde, assopita nella melma, intrappolata nel fango. Non c’è altro che palude. Così ci si abitua a vivere sott’acqua, come le carpe, in silenzio, con lo sguardo rivolto verso il basso, l’unico possibile, in un mondo di fango. Ma una notte succede un fatto straordinario: il cielo si riempie di luci arancioni. È allora che gli sguardi degli abitanti si rivolgono per la prima volta verso l’alto e i bambini, spinti dalla curiosità, fino allora assopita, salgono per primi in superficie.
Un giovane merlo sofisticato e amante dell'arte decide di lasciare il nido di famiglia per cercare la propria casa. Con queste premesse, quale meta migliore di Parigi? Il viaggio che compie è pieno di ostacoli, come tutte le avventure degne di questo nome, e dovrà passare verso e attraverso tetti, camini, statue, musei, opere d'arte, per evitare di finire infilzato, arrostito, depredato, annegato. Stanco e deluso, sta per decidere di tornare da dove era venuto, quando si accorge che nel corso della sua peregrinazione qualcuno lo stava seguendo...
Ilaria è figlia unica. È una bambina curiosissima, un po’ timida e dall’immaginazione vivace. Ha una grande famiglia piena di cugini, cugine, zii, zie, nonne che parlano dialetti strani e hanno vite che le sembrano misteriose e avventurose. Adora osservare cose e persone, guardare la tv, leggere, giocare con i suoi amici, ma sopra ogni altra cosa ama la musica. Una passione che nasce pian piano dall’incanto che la prende ascoltando le canzoni e cercando di imparare quella magia che è cantarle.
Lei è grande. Molto molto grande. Infatti, sa già contare, si veste da sola (beh, quasi), sa allacciarsi anche le stringhe, sa dire benissimo di NO, ma sa dire anche SÌ, proprio come i grandi. Dopo Una mamma è come una casa, dedicato alle molte metafore contenute in una madre, e Arrivo!, scritto dopo il secondo figlio e rivolto al legame fraterno, Aurore Petit prosegue la ricerca autobiografica con Grande!, che dedica alla seconda figlia, due anni dopo.
Giallo sull’isola di Rastepappe: gli alberi di eucalipto di Koalaville, fonte primaria di cibo per i koala che la abitano, stanno perdendo le loro bellissime foglie. Il nostro eroe Arcibaldo, koala detective dell’isola, studia il misterioso caso in cerca di una soluzione. Gli alberi patiranno il freddo? Sarà colpa del caldo? Dei malefici roditori scesi dalle montagne? O, forse, servirà indagare sugli amici tassi della vicina Tassoville?
E se poi / non mi sveglio / più? // e se dove / vado / non ci sei / tu?
Una nonna che è anche madre, una madre che è anche figlia, un figlio che è anche nipote: tre generazioni e un album di fotografie. Osservando la fotografia della figlia piccola, la nonna rimpiange di essere stata troppo occupata da giovane e di non averle dedicato abbastanza tempo e affetto. Così, il nipote, che ha imparato a rivolgersi alle fate formiche, chiede loro come poter far felice la nonna. Puntuali come sempre, le fate consegnano al piccolo il loro regalo, in apparenza invisibile, in grado di riparare l’amore e il tempo perduti.